26 novembre 2014

DOPPIO DI MARTINO-CHIAVERINI E IL REAL LAMA SI SBLOCCA! TRAVOLTA BOMBA PER 4-1

Era vietato sbagliare e non si è sbagliato: il Real Lama travolge la Di Santo Dionisio per 4 a 1 e trova la prima vittoria ufficiale stagionale dopo quattro pareggi consecutivi.
In questa freddina domenica di novembre (ma solo dal punto metereologico perché la Ciorva Ovest, complice il vino, ha riscaldato l'ambiente con grande ardore e originalità dei cori) la squadra ha finalmente trovato il cosiddetto "bandolo della matassa", ovvero la cattiveria nel chiudere la partita e i gol del centravanti Francesco Chiaverini. Ma non è stata una passeggiata, come suggerirebbe il punteggio.
Il cambio di interpreti che auspicavo la settimana scorsa, complice alcuni indisponibili, è arrivata: mister Rattenni schiera Domenico D'Antonio (all'esordio stagionale) in porta, in difesa - da sinistra verso destra - Pulsinelli, Elezi, Sirolli e Giuseppe Laudadio; a centrocampo in mediana i "Madonnas" Gianpaolo e Francesco mentre sulle ali Di Martino a destra e Pellicciotta a sinistra; in attacco Di Biase e Chiaverini. Un 4-4-2 che in fase di possesso diventa un 4-2-4 cercando la profondità sugli esterni.
Il risultato di questa scelta non è felicissima: infatti nonostante un leggero predominio territoriale c'è un'eccessiva densità in area avversaria che porta le due punte a "pestarsi i piedi".
Il Real Lama festante sotto la Ciorva Ovest
(ph. Saverio Fata)
La partita è abbastanza divertente e intorno al decimo arrivano le prime emozioni: ad una punizione pericolosa in area lamese risponde immediatamente la squadra di casa con Pulsinelli che serve con un cross basso Chiaverini che sbaglia a pochi metri dalla porta un gol clamoroso. Ma Tuco si fa subito perdonare: il minuto dopo su una palla vagante in mezzo all'area da due passi ribadisce di potenza sotto la traversa per l'uno a zero.
La reazione ospite è visibile ma non molto veemente. Tuttavia la squadra bombese è molto cinica perché approfitta dell'unica defaillance della difesa del Real Lama (altrimenti perfetta quest'oggi). Al minuto 23, servito sulla fascia di destra e dimenticato dai difensori, il numero 8 ospite s'invola verso la porta e batte D'Antonio in uscita.
A questo punto, tra un "portiere piombo" e l'altro da parte della Ciorva Ovest si segnalano sporadiche opportunità: una bella rovesciata del 7 bombese a lato di poco, un incrocio dei pali dell'"Anziano" su una punizione dal limite (prestazioni sempre in crescendo e va sempre più vicino al bersaglio da calcio da fermo, quando metterà pure le punizioni...) ed un palo direttamente da calcio d'angolo del numero 10.
Dopo l'intervallo mister Gino torna al 4-3-3 classico togliendo Pellicciotta per Pierpaolo D'Ippolito a centrocampo con davanti il tridente Di Martino-Chiaverini-Di Biase. Gli effetti sono immediati e devastanti per gli avversari perché con la proverbiale partenza a razzo ad inizio ripresa il Real Lama torna avanti: al quinto, su un cross da destra, sul secondo palo sbuca Vincenzo che di destro (non il suo piede) batte il portiere sul palo coperto; e mentre corre per esultare sotto la Ciorva Ovest si toglie la maglia mostrandone una con su scritto "settimo comandamento: non rubare" in risposta ai furti subiti dai giocatori durante l'allenamento del venerdì.
E' in questo frangente della partita che la squadra dimostra la cattiveria nel chiuderla per evitare pareggi in extremis come contro Civitella e Altino. Ci pensa ancora un indemoniato Vincenzo "Principe" Di Martino che all'ora di gioco si procura e trasforma un netto calcio di rigore spiazzando il portiere ospite per il 3 a 1 (video).
Acquisito il doppio vantaggio la squadra di Bomba ha l'opportunità di accorciare le distanze ma Domenico, nelle sue uniche chiamate in causa, risponde presente deviando in corner una pericolosa punizione ed il colpo di testa successivo.
Dopo questa reazione gli ospiti calano ed al minuto 73 arriva il 4 a 1. Da un calcio d'angolo di Vincenzo (per un lui alla fine 2 gol e un assist), Chiaverini fa anche lui doppietta schiacciando di testa da solo nell'area piccola e si prende l'ammonizione togliendosi la maglia.
Con la partita virtualmente chiusa e la Ciorva in festa (con i suoi "Sciololololò" e i cori personalizzati per i bombesi tipo "buttati nel lago"), c'è spazio anche per molti della panchina: entrano Antonio Romanelli, Alessandro Macario, Fabrizio Marrone e Alessio Di Fabrizio. Nelle ultime fasi della partita quest'ultimo prende il palo su punizione mentre l'instancabile Vincenzo (come si direbbe nel basket l'MVP del match) in contropiede sfiora la tripletta.
Solo il tempo del triplice fischio finale e standing ovation della squadra sotto la Ciorva prima di festeggiare con del Gran Cuvée (la società tratta di classe i propri giocatori). Infatti la giornata è di quelle da non dimenticare perché dopo gli aggiustamenti dell'intervallo c'è stata la dimostrazione di come questa squadra possa andare oltre il quinto posto che ricopre attualmente (ed in quest'ottica sarà importante il big match della prossima giornata in casa della capolista Rocca San Giovanni). Da non dimenticare per la prima vittoria dell'inossidabile Ciorva Ovest che rallegra ogni domenica (a proposito sono già all'opera per i tamburi nuovi, mi raccomando non deludetemi). Da non dimenticare per la prima vittoria di una squadra, di una società, di un gruppo di amici, da dedicare ad una persona che, anche se non fisicamente, è sempre accanto a noi.
A Friz

20 novembre 2014

CONTINUA LA "PAREGGITE" PER IL REAL LAMA, ANCHE CON LA IMM SPORTING E' 1-1

Altro pareggio con rammarico per il Real Lama nella trasferta casolana contro lo Sporting Imm. Trasferta per modo di dire perché, a differenza della partita a Civitella, c'è stata non solo supremazia numerica, ma anche e soprattutto acustica grazie alla Ciorva Ovest organizzata alla grande con bandiere, cori, birre e tamburi che ha incitato la squadra tutti i 90 minuti.
sì nel "posticipo" della quarta giornata al campo di Casoli sotto le luci artificiali e una pioggia intermittente il Real Lama scende in campo con una formazione abbastanza usuale: 4-3-3 con Ferdinando in porta, Loris Macario, Giulio Del Pizzo, Alfonso Elezi e Luigi Pulsinelli in difesa; in mezzo al campo Marco Pierorazio, Francesco e Gianpaolo Madonna; davanti Vincenzo Di Martino, Francesco Chiaverini e Federico Pellicciotta.
Il primo tempo, non eccelso dal punto di vista tecnico, è sostanzialmente di marca locale. Gli ospiti, complice una posizione dell'"Anziano" troppo arretrata in fase d'impostazione, ha un possesso palla piuttosto sterile che frutta cinque calci d'angolo ma nessun tiro in porta, rispetto ai quattro degli avversari.
Al nono minuto già le prime occasioni: su una punizione dai 25 metri Ferdinando valuta fuori il tiro ma la palla si stampa sulla traversa. Tentativi dell'Imm anche ai minuti 22 e 29 dal limite che il portiere lamese blocca a terra senza grandi patemi.
Al 38' il Real Lama ci prova con Vincenzo Di Martino che, lanciato in profondità, viene recuperato un attimo prima di calciare in porta; sul capovolgimento di fronte viene ammonito Giampaolo per un fallo tattico e la pericolosa punizione successiva viene sventata in tuffo ottimamente da Laudadio. Il tempo di un'altra ammonizione (da parte di Pulsinelli per evitare una ripartenza da una palla persa a centrocampo) e poi, come direbbe Caressa, "tutti a bere un tè caldo" che per la Ciorva Ovest è stato "tutti a bere una birra fresca a Panzella" visto che le scorte stavano finendo.
Ad inizio ripresa, come spesso succede dall'inizio della stagione, il Real Lama riparte alla grande: il primo quarto d'ora la squadra ospite occupa stabilmente la metà campo avversaria, fa un bel pressing e colleziona tante potenziali occasioni con 4 calci d'angolo di fila e diverse punizioni o sventate dal portiere o finite sulla barriera. Visto il momento propizio, mister Rattenni inserisce anche Di Biase per aumentare la pericolosità.
Ma nel momento peggiore l'Imm trova il gol del vantaggio: dopo un'incursione sulla destra,cross rasoterra verso il centro e nel tentativo di anticipare sul primo palo l'avversario Alfonso (oggettivamente il migliore del Lama fino a quel momento) insacca il pallone alle spalle del proprio portiere. Per la prima volta quest'anno i lamesi vanno in svantaggio e sembrano sentire il colpo perché dopo pochi minuti Ferdinando salva il risultato su tiro da fuori che stava per prendere il sette.
Da questo punto in poi il Real Lama reagisce e comincia a cercare con insistenza il pareggio non concedendo più alcuna occasione agli avversari. Entrano Carmine Tamburrino e Alessio Di Fabrizio a centrocampo e Fabrizio Marrone in avanti. Al 27' Di Biase tenta una girata dal centro dell'area, il portiere casolano non controlla e atterra Loris Macario che si era avventato sulla respinta. L'arbitro lascia correre.
Vincenzo e Francesco e la Ciorva Ovest
appena dopo il gol del pareggio
E dopo un paio di minuti arriva il pari: da una punizione dalla tre quarti di sinistra l'Anziano calcia verso l'area, la palla viene deviata da Vincenzo Di Martino, passa alla sinistra del portiere ed entra. 1-1 con i due che corrono ad esultare davanti alla Ciorva Ovest più in festa che mai.
A questo punto gli ospiti ci credono ed insistono: al minuto 41 Vincenzo si accentra dall'out di destra e tira sul primo palo con deviazione in calcio d'angolo. Dal corner successivo una spinta sospetta in mischia non viene ravvisata dall'arbitro.
Dopo un accenno di rissa e un'altro dubbio in area casolana finisce la partita. E' il quarto pareggio su quattro partite, record assoluto in Terza Categoria Abruzzo. La squadra c'è, ha davvero le possibilità di stare in alto in classifica, ma deve ancora sbloccarsi e bisogna farlo al più presto perché le occasioni sprecate (questa volta con un rammarico legato più a decisioni arbitrali che altro) cominciano ad essere troppe: senza aver rubato nulla il Real Lama poteva avere almeno 4 punti di più, invece si ritrova sì imbattuto, ma al settimo posto con un distacco dalle prime che è già considerevole.
Serve una svolta, che si può dare anche con interpreti nuovi visto che le rotazioni sono state piuttosto limitate. Domenica prossima può davvero arrivare il momento della svolta: in casa contro l'ultima in classifica - la Di Santo Dionisio di Bomba - e con l'eccezionale Ciorva Ovest a sostegno, è vietato sbagliare.



01 novembre 2014

BEFFA AL 94': CIVITELLESE 1 REAL LAMA 1

Seconda partita e secondo pareggio consecutivo per la Real Lama, stavolta in trasferta contro la Civitellese.
La cosiddetta "Ciorva Ovest" a Civitella
Vista la giornata serena - anche se molto fredda - e la trasferta breve alle 14.30 nel difficile campo di Civitella (soprattutto dal punto di vista logistico, era introvabile!) sembrava di giocare in casa, perché almeno una quarantina di lamesi sono venuti a vedere l'esordio fuori casa della squadra di mister Rattenni che cambia modulo ed interpreti rispetto al pareggio contro la Virtus Marcianese. Ferdinando Laudadio in porta, difesa a 5 con Emiliano Laudadio, Giuseppe Laudadio, Giulio Del Pizzo, Luigi Pulsinelli e Loris Macario; centrocampo a 4 con Vincenzo Di Martino e Federico Pellicciotta sugli esterni e al centro la coppia-Madonna Giampaolo e Francesco; confermato in attacco Francesco Chiaverini. Una formazione da trasferta più difensiva per ripartire sugli esterni.
In confronto alla partita di sette giorni fa l'inizio è molto meno divertente: entrambe le squadre prediligono il lancio lungo dalla trequarti per mischie in area spesso inconcludenti. Per questo nel primo tempo le occasioni da gol latitano: ad una punizione di Francesco Madonna a lato di poco rispondono i locali al 39' con una doppia grande occasione che li vede prendere di testa la traversa e sbagliare sottomisura un facile tap in.
Per questo a fronte di un primo tempo con un leggero dominio dei civitellesi ma povero dal punto di vista delle emozioni, vengono fuori altri aspetti come il siparietto tra Marco Borrelli in tribuna e l'Anziano che al grido scherzoso "Sei scarso" lo manda a quel paese. Inoltre vanno segnalati un eccessivo nervosismo in campo (che sarà acuito nel secondo tempo) e un grande tifo fuori con protagonisti Mario, Nicola e Antonietta.
Nella ripresa mister Rattenni fa entrare Di Biase per Pellicciotta e la squadra prende campo, grazie a Francesco e Vincenzo che subiscono molti falli, un'atteggiamento più propositivo e ad una confermata e buona condizione fisica. Al settimo la prima vera occasione con Vincenzo Di Martino che servito sulla destra rientra verso il centro e da fuori area lascia partire un sinistro a giro che passa vicinissimo all'incrocio dei pali.
Dopo un'azione pericolosa in area dei locali (fischiato un fuorigioco prima del gol del numero 10 Piccoli) Lama si fa pericolosa sempre con Vincenzo che dal fondo mette al centro per Chiaverini che non ci arriva per poco. Prima parata importante di Ferdinando solo al 27' che con un tuffo a mano aperta sventa una girata in area di Grimaldi.
Al minuto 31 arriva la prima svolta del match: il Real Lama concretizza la superiorità del secondo tempo e passa in vantaggio grazie al subentrato Alessandro Di Biase che, lanciato ottimamente da Tuco Chiaverini sulla sinistra, infila il portiere locale Piccone in uscita sul secondo palo.
La rissa che costerà l'espulsione a Giuseppe
Ma, come la settimana scorsa, il difetto principale mostrato della squadra è la gestione del vantaggio acquisito: infatti dopo soli tre minuti a causa di un fallo cattivo di un giocatore locale Giuseppe Laudadio cercando di fare giustizia reagisce in maniera sconsiderata e scatena una rissa generale che, dopo il nervosismo del primo tempo, sembrava essere sempre dietro l'angolo; a farne le spese è il difensore lamese - espulso - con la squadra che giocherà in dieci per il quarto d'ora finale.
Le polemiche non si placano nemmeno il minuto dopo quando, a seguito di una percussione sulla destra, viene atterrato nettamente Di Martino in area ma l'arbitro Ciarelli lascia proseguire.
Dal quel momento in poi Rattenni si copre ancora di più sostituendo Chiaverini con Pierorazio e comincia l'assalto finale dei civitellesi, infatti nei minuti di recupero Ferdinando salva il risultato su una punizione potente dai 25 metri mettendo il pallone in corner.
E mentre la nutrita tifoseria lamese (chiamata "Ciorva Ovest") stava pregustando una vittoria in trasferta pesantissima, arriva la doccia gelata: nel quarto minuto dei cinque previsti una punizione dalla fascia sinistra da parte di Di Ienno passa in mezzo al mischione finale e senza nessun tocco s'insacca per il clamoroso pareggio.
Dopo il fischio finale rimane più che altro un grande rammarico per un pari sostanzialmente giusto ma che fino a 100 secondi dalla fine era una vittoria su un campo difficile come quello di Civitella. La squadra ha ampi margini di miglioramento in fase offensiva perché giocatori decisivi come l'Anziano, Chiaverini o lo stesso Di Biase oggi andato a segno devono trovare ancora la migliore condizione e se si gestiranno meglio le partite (3 volte ripresi da situazione favorevole su 3) il Real Lama reciterà un ruolo di sicuro protagonista.

22 ottobre 2014

ESORDIO CON PAREGGIO DELLA NUOVA REAL LAMA NEL RICORDO DI TIZIANO

Domenica 19 ottobre 2014. Una giornata particolare per i lamesi e non solo per il caldo anomalo di questi giorni: finalmente, dopo tre anni di sosta, il calcio torna ad essere protagonista a Lama con la nuova società, l'ASD Real Lama, formata dai giovani del nostro paese.
Così, per la prima giornata del campionato di Terza Categoria Chieti girone B, alle ore 15.30 al campo sportivo, l'esordio in casa contro la Virtus Marcianese era davvero molto atteso.
Al di là della partita che tratteremo a breve, il contorno ad essa è stato il momento più importante della giornata: la gente sugli spalti, numerosissima, a testimonianza dell'attesa che c'era ma soprattutto il minuto di silenzio e lo striscione dedicato a Tiziano Conicella, che vuole dimostrare il ricordo ancora fortissimo della società (formata dagli amici più stretti di Friz) e di tutti noi per un ragazzo speciale che non dimenticheremo mai.
Dopo il doveroso ed emozionante pre-partita si può dare inizio al calcio giocato: il mister Gino Rattenni (anche lui tornato sulla panchina del Lama) ha schierato un 4-3-3 con Ferdinando Laudadio in porta, in difesa (da sinistra verso destra) Giuseppe Laudadio, Sandro Sirolli, Giulio Del Pizzo e Luigi Pulsinelli; in mezzo al campo Gianpaolo Madonna, Francesco Madonna e Alfonso Elezi; davanti Federico Pellicciotta, Francesco Chiaverini e Vincenzo Di Martino.
Il primo quarto d'ora è stato un vero e proprio assedio della Real Lama, pericolosa soprattutto dalla distanza e sui calci piazzati: ottimi interventi in tuffo del portiere ospite Piccirilli sui tiri da fuori di Di Martino (7'), Madonna F. (9'), Chiaverini (12') ed Elezi (13') più la parata su colpo di testa di Sirolli (10') e salvataggio sulla linea entrambi da calcio d'angolo. In totale sei nitide occasioni non concretizzate.
Ma dopo il primo debole tentativo della Virtus (27') il Lama legittima il dominio e al settimo tiro in porta passa in vantaggio: al minuto 34 Chiaverini recupera palla sulla bandierina, passa a Pellicciotta che serve al centro Gianpaolo Madonna, tiro di prima dal limite e palla che s'insacca sul primo palo alla sinistra del portiere.
Tuttavia il vantaggio locale dura poco: dopo quattro minuti Sirolli sbaglia il disimpegno, palla consegnata agli ospiti che sulla trequarti lanciano il numero 10 Di Toro che infila Ferdinando in uscita. Uno pari. Risultato che non cambia fino all'intervallo nonostante una punizione di Francesco "l'Anziano" dal limite di poco a lato e un fuorigioco molto dubbio fischiato agli ospiti.
Ad inizio ripresa il Real Lama riparte forte e torna avanti: Sandro si fa perdonare del gol ospite e su calcio d'angolo dalla sinistra s'inserisce sul secondo palo e schiaccia di testa per il 2-1.
Nei minuti successivi Vincenzo ha due occasioni per il colpo del ko ma Piccirilli (il migliore in campo) respinge ottimamente sul tiro da sinistra ad incrociare sia al settimo che al decimo.
Così, per la "regola" del gol mangiato, gol subito, arriva il secondo riaggancio della Marcianese in un modo piuttosto casuale: su un lancio lungo ospite la difesa non rinvia nel migliore dei modi e la palla capita al numero 17 Primomo che, appena entrato, d'interno destro piazza il pallone sul primo palo con Ferdinando che, non vedendola partire, rimane fermo.
Portiere lamese che, dopo aver subito il gol, evita il sorpasso volando prima su una conclusione da fuori destinata all'incrocio poi sul tentativo di testa dal corner seguente.
Da quel momento in poi cambi al centro della difesa e in attacco (entrano Di Biase, Macario, Pierorazio e Marrone) e diverse ammonizioni prima del triplice fischio del giovanissimo (e un po incerto) arbitro. Termina 2-2 il debutto della Real Lama con diverse indicazioni tecniche e non.
Dal punto di vista del gioco la squadra ha mostrato innanzitutto una buonissima condizione atletica e creato molte occasioni (11 tiri in porta), inoltre il sistema difensivo è abbastanza efficace a parte piccoli errori individuali costati però carissimo. Tuttavia è mancata un po di concretezza sotto porta e un pareggio casalingo, a fronte di un gioco molto buono per più di un'ora, fa vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Oltre la partita comunque c'è un'altra considerazione da fare: quella di aver trascorso, dopo molto tempo, una domenica al campo sportivo con amici e compaesani che, al di là del risultato, ti fanno sempre divertire con le loro urla e "considerazioni" (penso ad Antonietta, Gianni, Orlandino, Francolino ed altri).
E aspettando la prossima sfida, in casa della Civitellese, vi saluto e sempre FORZA REAL LAMA!

11 settembre 2014

LA FERRARI E UN CAMBIAMENTO PIENO DI DUBBI: L'ANALISI

Nei giorni scorsi avevo parlato di rivoluzione ai vertici del tennis mondiale, ma c'è un'altra rivoluzione in atto: più rapida, più improvvisa e (per noi italiani) più importante. E' il clamoroso abbandono da presidente della Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo.
E queste dimissioni (con tanto di buonuscita da 27 milioni) portano un violento cambio di rotta che provoca smarrimento tra piloti e tifosi e riassestamento per un team di Formula 1, oltre che ad una casa automobilistica, tra i più blasonati del mondo.
Perché Montezemolo è stato il simbolo di un periodo vincente per la Rossa, prima al fianco di Enzo Ferrari come responsabile corse nei mondiali vinti da Lauda (1975 e 1977) , poi durante i 23 anni di presidenza con 14 titoli (6 piloti e 8 costruttori) derivati dagli anni d'oro in un quartetto che rasentava la perfezione sportiva.


Ed è da questa foto che si deve partire (e ripartire): Montezemolo, grazie al suo carisma e alla sua dedizione, era a capo di scuderia eccezionale con un Ross Brawn geniale a progettare la macchina, Jean Todt a gestire dal muretto il team in maniera perfetta e Michael Schumacher, semplicemente il miglior pilota del tempo (e non solo), che finalizzava alla grande il tutto.
Invece negli ultimi tempi si è assistito ad una graduale sfiducia negli uomini che ricoprivano questi ruoli a causa dei risultati che non arrivano più (e conseguenti abbandoni degli stessi). In questa poco nobile escalation dapprima il cambio di Direttore sportivo (da Stefano Domenicali a Marco Mattiacci) a metà aprile e poi l'allontanamento di Luca Marmorini, il Direttore motori (principale problema tecnico della Ferrari attuale) a fine luglio.
Per questo, considerando i piloti di livello assoluto, la punta dell'iceberg non poteva che essere la lettera di dimissioni del presidente, maschera più che altro di un"esonero" da parte di Sergio Marchionne avvertito a Monza domenica scorsa dicendo che <nessuno è indispensabile>: fine anticipata di un rapporto vincente, visto che Montezemolo ha rivelato in conferenza stampa il suo intento di lasciare non adesso ma a fine 2015.
In tutto ciò, questo "anno zero" del Cavallino lascia tantissimi dubbi sul futuro a medio-lungo termine: Sergio Marchionne è sì un dirigente di spessore enorme, ma fino a questo momento lo si è visto solo a livello commerciale e non sportivo, inoltre il 13 ottobre, quando il cambio al vertice sarà operativo, l' a.d. della Fiat sarà a New York per lanciare il gruppo FCA alla borsa di Wall Street. Ciò vuol dire che non avrà molto tempo per la Ferrari; tempo che invece Luca Cordero dedicava nel sostenere i propri dipendenti soprattutto moralmente.
In più c'è da ristrutturare un team per intero combattendo una concorrenza agguerritissima (Mercedes docet) con persone, come Mattiacci, ancora inesperte per un ruolo su di un muretto. Un team dove l'unica certezza dovrebbe impersonare i piloti. Già, dovrebbe, perché Raikkonen non è quello del 2007 e Fernando Alonso, il top driver del team, ha sì un contratto con Maranello piuttosto rassicurante, ma non ha più i due punti di riferimento di questi quattro anni (Domenicali e lo stesso Montezemolo).
Perciò tra rivoluzioni, dubbi e finte certezze l'unica cosa davvero sicura è la passione del tifoso ferrarista che supporterà sempre una delle poche grandissime aziende ancora italiane.
Italiane... Marchionne ha detto che "la Ferrari è nata e morirà italiana". Fare come la Fiat (o meglio, la Fiat Chrysler Automobiles) sarebbe davvero troppo. Così come togliere Monza dal mondiale di Formula 1. Ma questa è un'altra storia...

09 settembre 2014

GLI US OPEN E UNA RIVOLUZIONE CHE VIENE DALL'EST

Il 6 settembre 2014 è una data che resterà impressa nella mente degli appassionati di tennis. A Flushing Meadows si consuma (forse) l'alba di una nuova era di questo sport. I due grandi favoriti del tabellone maschile, Djokovic e Federer, nelle semifinali dello US Open vengono clamorosamente battuti da Kei Nishikori e Marin Cilic che si sono giocati per la prima volta una finale slam: è dal 2005 che un evento del genere vede assenti tutti i Fab Four.
E con la finale della notte scorsa ed il trionfo del Gigante di Medjugorje sul Samurai di Matsue, che ha fatto ricordare ai più il trionfo da wild card di Goran Ivanisevic (oggi coach di Cilic) a Wimbledon 2001, sembra davvero iniziata una rivoluzione (più o meno lenta) ai vertici del tennis mondiale.
Se, come si dice in questi casi, tre indizi fanno una prova, allora ci siamo: 1) Il trionfo di Stanislas Wawrinka a gennaio negli Australian Open. 2) Wimbledon che ha visto protagonisti i vari Raonic, Dimitrov e Kyrgios. 3) Queste due settimane a New York senza dimenticare i Masters 1000 vinti dallo stesso Wawrinka (Montecarlo) e da Jo Wilfried Tsonga (Montreal).
Perciò l'impero dei cosiddetti Fab Four sembra scricchiolare dopo quasi dieci anni di dominio. Infatti ognuno del quartetto ha diversi problemi con i loro punti di forza. Cominciamo dal numero 1 attuale: Novak Djokovic, che mentalmente è il più forte in circolazione, dopo la vittoria a Londra è sembrato "distratto" nella stagione del cemento americano, complice il matrimonio e la prossima paternità, ed ha ceduto quasi senza lottare a Nishikori. In più a gennaio ha perso il suo dominio a Melbourne che durava dal 2011.
Chi, invece, non ha potuto proprio disputare il trittico nordamericano è stato Rafael Nadal, che non ha potuto difendere il percorso netto dell'anno passato a causa di un problema al polso destro. Proprio delle difficoltà fisiche hanno costretto ai box colui che sull'atletismo ha costruito un'intera carriera. Inoltre, pur confermandosi Re di Parigi per la nona volta, ha dimostrato qualche crepa anche sulla sua superficie prediletta, la terra battuta.
Ad inchiodare Roger Federer sono, più che altro, i numeri: 33 anni sulla carta d'identità, più di due senza vincere uno slam e ben cinque finali perse su otto nel 2014. E' inevitabile come, seppure il tennis espresso rimane di altissimo livello, alla lunga sarà sempre più difficile vincere i tornei (in particolare i 3 su 5, ovvero quelli del Grande Slam).
Per Andy Murray c'è un calo fisico e di motivazioni nell'ultimo anno (soprattutto dalla storica vittoria di Wimbledon 2013 in poi) che hanno portato ad un cambio di coach, da Ivan Lendl ad Amelie Mauresmo, fino ad ora non molto fruttuoso. Basta guardare la Race, ovvero la classifica dei risultati acquisiti nel 2014 che varranno per le Finals di Londra: lo scozzese è solo 11°,  dietro anche a Wawrinka, Ferrer, Berdych, Raonic, Nishikori, Cilic e Dimitrov.
Quindi è il momento giusto per la nouvelle vague di potersi inserire tra i grandissimi del tennis mondiale perché sul circuito si può abbattere un giovanissimo vento da est: dalla Bulgaria (il "baby-Fed" Dimitrov) fino al Giappone (il sopra citato Nishikori) e all'Australia (con il classe '95 Nick Kyrgios, già giustiziere di Nadal a Wimbledon), senza dimenticare il canadese Raonic e l'austriaco Dominic Thiem.
Attenzione: a breve potremo assistere ad una rivoluzione e da adesso in poi nessun torneo avrà dei pronostici così scontati. Tutto ciò, però, se coloro che monopolizzano il ranking dal 2 febbraio 2004 (Nole, Rafa e Roger) sono d'accordo ma non penso proprio...

07 settembre 2014

A MONZA DOMINIO DI HAMILTON E DELLA MERCEDES, CAPORETTO FERRARI!

Gran Premio d'Italia come l'intera stagione: un dominio tecnico assoluto della Mercedes che nella gara con "più motore" dell'anno dimostra lo strapotere della power unit tedesca. Un generoso Hamilton recupera punti importanti su un Rosberg distratto. Massa, terzo, conquista il primo podio stagionale. Ferrari che nella gara di casa fornisce una prestazione disastrosa (superata nei costruttori anche dalla Williams): Alonso ritirato per un problema al motore e Raikkonen, anonimo anche oggi, solo nono.

Gara che, a parte l'esito scontato, è stata divertente con diversi sorpassi e protagonisti nonostante gomme e strategie che sono state rigide; assente ingiustificato il cavallino rampante.
Colpi di scena già in partenza: Hamilton dalla pole e Bottas dietro di lui partono piano e Rosberg ne approfitta tentando subito la fuga. Al primo giro Lewis si ritrova quarto dietro a Magnussen (grande partenza la sua) e Massa, Alonso sempre settimo, Bottas addirittura 11°.
Al nono giro Rosberg va lungo alla prima variante perdendo secondi, Hamilton supera Massa e si mette all'inseguimento del tedesco (2,2 sec). Dopo il primo e unico pit stop la situazione è chiara: le Mercedes danno un secondo a giro alla concorrenza, Massa è comodamente terzo e dietro un gruppo agguerritissimo dall'inizio alla fine della corsa con Alonso lento in rettilineo e sempre in difesa.
Ma al 29° giro c'è il vero turning point dell'intera gara: Nico, messo sotto pressione da Hamilton, sbaglia ancora alla prima variante, l'inglese ringrazia e s'involerà verso il traguardo senza patemi; qualche secondo più tardi, Fernando Alonso rimane appiedato dal sistema ERS e segna un record: dopo 86 gare consecutive (Malesia 2010) lo spagnolo si ritira per un problema tecnico.
Da qui in avanti, cristallizzate le posizioni sul podio, si scatena la bagarre nel gruppetto inseguitore con Bottas e Ricciardo, alla fine 4° e 5°, autori di grandi sorpassi e rimonte (al primo giro erano 11° e 10°), Vettel, Perez, Button e Magnussen (poi penalizzato e decimo) grandi lottatori e Kimi Raikkonen spettatore.
Così sullo splendido podio e con il pubblico sottostante (eccezionale come sempre) emergono la felicità di Hamilton e Massa, le spalle date dall'inglese al compagno di squadra segno di una rivalità sempre più accesa (ora Rosberg nel mondiale ha 22 punti di vantaggio) e un vuoto rosso che fa male ad ogni tifoso del Cavallino Rampante tra gare incolori, difficoltà tecniche e vertici della scuderia sempre più in discussione.

28 agosto 2014

LE FAVOLE DELLO SPORT TRA EROI E "BAMBINE"

Si dice che i miracoli esistono e lo sport non fa eccezione. Ma in questo ultimo periodo se ne sono verificati due, due storie da raccontare che legano con un doppio filo la Bulgaria e New York.
Partiamo da Sofia. Ritorno degli spareggi di Champions League. Mentre a Bilbao il Napoli tracolla e lascia anzitempo la competizione più importante per club, nella capitale bulgara il Ludogorets deve recuperare un gol alla Steaua Bucarest. Le avvisaglie ci sono tutte: a 30 secondi dalla fine del match calcio d'angolo, respinta corta della difesa rumena ed il brasiliano Wanderson dal limite dell'area con un sinistro al volo manda il pallone all'incrocio e porta tutti ai supplementari.
Lì dopo mezz'ora di dominio, al 119' arriva il colpo di scena: fallo da ultimo uomo del portiere bulgaro Stoyanov; essendo stato espulso e finite le sostituzioni tocca al terzino Cosmin Moti (guarda caso rumeno e cresciuto nella Dinamo Bucarest, storica rivale della Steaua) difendere la porta nei calci di rigore. E il difensore prima segna il primo rigore dei suoi e poi ne para due agli avversari con due tuffi splendidi verso destra, portando per la prima volta il Ludogorets alla fase a gironi della Champions. Un autentico eroe.
Quindi andiamo nella grande mela per lo US Open. Nelle prime giornate a Flushing Meadows ci sono state diverse conferme (gli esordi vincenti di Federer, Djokovic, Sharapova, Murray e delle Williams), il passaggio del turno di tutti e quattro gli italiani (Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli più la Errani, Vinci e Pennetta) ma soprattutto non sta passando inosservata la favola di Catherin Cartan Bellis, 15enne statunitense, non ancora professionista e numero 1208 del mondo, che grazie ad una wild card ha potuto affrontare nel main draw la slovacca Cibulkova, tredicesima del ranking WTA, e batterla con il punteggio di 61 46 64 per la vittoria più giovane della storia di uno slam.
L'eroe e la bambina, due volti diversi a dimostrazione che le favole nello sport esistono e sono splendide.


19 agosto 2014

CONTE: LE PRIME DICHIARAZIONI DEL C.T. AZZURRO

Chiaro, non intenzionato a compromessi con nessuno ma anche furbo e aperto al dialogo. Questo è stato Antonio Conte nella prima conferenza stampa da commissario tecnico dalla Nazionale Italiana.
C'era attesa ed il pubblico delle grandi occasioni a Roma per questa presentazione e l'ex tecnico della Juventus non ha fatto mancare spunti interessanti.
Dopo aver firmato il contratto alle 11.43 c'è stata prima l'introduzione del neo presidente della FIGC Carlo Tavecchio che ha spiegato come in questo momento delicato del calcio italiano "serviva un grande condottiero, uno degli allenatori migliori d'Europa" e riguardo al ricco e partecipato contratto "é un'investimento su un uomo che può rappresentare al meglio il made in Italy e creare un plus con iniziative all'estero (Conte è anche il primo c.t. meridionale della storia, ndr)".
Poi è la volta di un Conte a 359° perché è stato chiaro e determinato su alcune questioni ma bravo ad aggirare altri difficili argomenti.
Andiamo con ordine: ha iniziato dicendo di essere emozionato ed orgoglioso per allenare "una nazionale con 4 stelle sul petto" e ringraziando sia Prandelli che Sacchi per il grande lavoro fatto; poi ha ascoltato le domande dei giornalisti. Innanzitutto non pensava di tornare così subito sul campo, facendo un autunno di aggiornamento e aspettando la chiamata di un top club europeo, ma che non ha potuto dire di no al "posto più ambito di un allenatore".
Si è passato ad un discorso tecnico ed in particolare sui giocatori (nominando solamente Giuseppe Rossi, definito "patrimonio del calcio italiano che vorrei avere al top della forma", e Pirlo con cui dovrà parlare a quattr'occhi): per Conte "tutti sono convocabili", preferirà "i grandi uomini ai grandi giocatori" e soprattutto vuole "una squadra con la S maiuscola, con il talento a servizio della squadra e la squadra che fa emergere il talento". Ha messo in chiaro che non applicherà un codice etico ma un comportamento etico dove non ci saranno degli standard di punizione, introducendo il tema che lui sarà il solo a decidere sui calciatori da scegliere (frase rivolta anche a chi pensava che lo sponsor tecnico, che supporta parte dell'oneroso contratto, potesse influenzare queste scelte).
Poi sono arrivati gli argomenti più spinosi riguardo l'addio alla Juventus (glissato velocemente come "naturale conclusione di un rapporto vincente") e le vecchie frizioni con la federazione: incalzato da domande-frecciate riguardo la squalifica ingiusta del calcioscommesse, della "paura" e degli scudetti juventini (30 o 32), il tecnico leccese prima si rifugia in un ironico "Agghiacciande!" e poi dribbla la polemica dicendo che "gli scudetti per me sono otto: i cinque vinti da giocatore e i tre da allenatore".
Infine conclude dichiarando che sarà "l'allenatore del popolo italiano", si metterà alla prova in un ruolo diverso che gli permetterà di lavorare solo 10 giorni al mese e si impegnerà cercando un rapporto con tutti gli allenatori e giocatori per far diventare la vittoria come una "dolce condanna".
A questo punto non resta che aspettare le prime convocazioni e le prime partite, ufficiali e non, per capire uomini e idee tattiche di un allenatore sicuramente adatto ad una nuova era del calcio e della nazionale italiana.
Da parte di tutti gli italiani, in bocca al lupo Mister Conte!

17 agosto 2014

LA DISARMANTE SEMPLICITA' DI VALERIA STRANEO

Come iniziare una carriera sportiva a quasi quarant'anni. E togliersi grandissime soddisfazioni. Ma c'è qualcosa che va oltre di Valeria Straneo che piace e ci piace.
L'azzurra non ha tradito le attese e ha conquistato l'argento nella maratona agli Europei di Zurigo dopo quello mondiale a Mosca l'anno scorso; anche se meno importante dell'alloro precedente, la prestazione della piemontese è, se possibile, ancora migliore.
Infatti Valeria, come a Mosca, ha usato il canovaccio preferito: quello della corsa dura e selettiva, favorita da un percorso altrettanto impegnativo (quattro giri di un tracciato con tre salite di cui due impegnative). Così la trama è presto fatta con niente grupponi e poche rivali. In particolare, la francese Christelle Daunay e la portoghese Augusto. Ma il vero duello in questo film di due ore e 25 è con la transalpina, l'unica a rimanere incollata all'azzurra e quella che, dopo diversi tentativi, la staccherà al 39° km anche a causa di qualche problema fisico ("un indurimento al polpaccio" dirà la Straneo nel post-gara).
Al traguardo e sul podio però, nonostante il piccolo rammarico, la gioia ed il sorriso sono di quelli sinceri, a dimostrazione di una persona solare e ottimista oltre che una sportiva fortissima. Perché di Valeria Straneo ci piace anche il come interpreta la gara dal punto di vista caratteriale: imposta sì un ritmo duro, ma è sempre sorridente e (apparentemente) rilassata dando il "cinque" alla gente (anche al marito e ai figli). Atteggiamento molto positivo dato una vita non facilissima.
Nata ad Alessandria 38 anni fa e malata di sferocitosi ereditaria, solo dopo l'asportazione della milza si è data con successo alla maratona arrivando ottava all'Olimpiade di Londra e, come detto, seconda ai Mondiali di Mosca. Ma a dispetto della carta d'identità e a conferma del suo inguaribile ottimismo guarda già avanti, saltando probabilmente i Mondiali prossimi di Pechino puntando tutto sui Giochi di Rio, quando a quarant'anni tondi tondi andrà alla ricerca di un'autentica impresa e, sicuramente, darà il massimo col sorriso. Uno di quei volti che fanno bene allo sport italiano.

06 agosto 2014

GUARDIOLA SHOCK: IL TRAMONTO DI UN CALCIO E DI UN ALLENATORE?

E' un periodo di grandi cambiamenti nel calcio mondiale: nonostante i grandi club europei non aspettino molto a comprare giocatori a suon di milioni, l'idea di gioco è sempre determinante per alzare i trofei.
E nell'ultimo decennio tre allenatori sono stati i protagonisti con le proprie filosofie: José Mourinho e la sua personalità che dà ai propri giocatori determinazione e autostima; Carlo Ancelotti che, studiando a fondo gli avversari e lavorando sulla psicologia delle persone, è diventato uno degli allenatori più amati; infine Pep Guardiola ed il suo marchio di fabbrica, ovvero il Tiki-taka.
Ma, come dicevamo all'inizio, è in atto una rivoluzione dell'idea di calcio che coinvolge quest'ultimo, probabilmente anche a causa di Ancelotti. A settembre uscirà nelle edicole di tutto il mondo "Herr Pep", la biografia autorizzata dell'allenatore spagnolo a cura del giornalista e scrittore Martì Perarnau. Un libro destinato a creare diversi spunti dopo le anticipazioni che sono uscite in queste ultime ore. Addirittura Guardiola arriva ad affermare di odiare il Tiki-taka (divenuto in quest'ultimo anno al Bayern Tiki-taken): "E' solo un etichetta, - dice - è impossibile passare dalla fase difensiva a quella offensiva senza almeno 15 passaggi". 
Questa "abiura" di fatto chiude un era calcistica: il sistema di gioco fondato su grande possesso palla e passaggi orizzontali per accerchiare gli avversari ed entrare dentro la porta con il pallone è definitivamente tramontato.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito a moltissimi colpi che ne hanno fatto vacillare l'efficacia dopo un lustro di dominio (2 Champions e 3 campionati spagnoli con il Barcellona più 2 europei ed un mondiale con la Spagna di Del Bosque): dallo 0-4 inflittogli da Carletto in semifinale di Coppa, definita nel libro "il peggior fallimento della mia carriera da allenatore", al mondiale brasiliano.
Sì, il mondiale. Perché i grandi sconfitti sono stati Italia, Brasile, Argentina e altri ma soprattutto l'allenatore del Bayern Monaco che ha visto prima affondare la Roja ed il suo credo dopo sole due partite e poi vincere la Germania, con 7 giocatori "bavaresi", grazie ad un sistema di gioco opposto a quello del catalano, basato su un ritmo più elevato e grande verticalità.
Perciò il profeta del Tiki-taka cosa farà adesso? Continuerà ad essere fedele alla sua dottrina, che comunque ha portato il Bayern a vincere il campionato a marzo, o cambierà qualcosa sul piano tecnico-tattico per avvicinarsi al modello tedesco rivelatosi vincente negli ultimi tempi?
E in quest'ottica sarà importante seguire anche la stagione del Barcellona, perché a guidarlo quest'anno sarà Luis Enrique, discepolo di Pep, che un paio di anni fa provò ad esportare il Tiki-taka in Italia, a Roma, senza successo.
Questi saranno due
degli aspetti più interessanti della prossima Champions League che si concluderà il 6 giugno 2015 proprio in Germania, all'"Olympiastadion" di Berlino.

04 agosto 2014

MILAN, INTER E ROMA: LA TOURNEE AMERICANA HA DETTO CHE...

Mancano 4 settimane all'inizio del campionato e si susseguono le tournée estive delle big di Serie A in giro per il mondo.
Mentre la Fiorentina prosegue il tour sudamericano con discreti risultati (soprattutto l'aver rivisto la coppia Rossi-Gomez dopo quasi un anno) e la Juventus sta per partire verso Jakarta con molte incognite (tra Vidal, Allegri, gioco e modulo), è appena conclusa la rassegna americana della Guinness Cup per le tre italiane partecipanti (Milan, Inter e Roma) con diverse indicazioni importanti anche in chiave mercato.
Le note più positive vengono dai NERAZZURRI che tornano in Italia con il bottino di due vittorie contro Real Madrid (ai rigori) e Roma e una sconfitta, sempre ai rigori, contro il Manchester United.
COSA VA: La fase difensiva (un solo goal subito in tre partite, peraltro un super goal di Bale) e la condizione atletica già al top.
COSA NON VA: A fronte di una concentrazione ed una motivazione "alla Mazzarri" c'è ancora troppa poca qualità in mezzo al campo (Kovacic e Hernanes basteranno?).
MERCATO: Medel non porterebbe quella qualità ma ancora più muscoli in mezzo al campo. Osvaldo come vice-Icardi è un bel colpo. Ottima l'integrazione di Vidic, M'Vila e Dodo.
Per la ROMA prestazioni altalenanti; inserita nello stesso girone ha raccolto due sconfitte (2-0 con l'Inter e 3-2 con il Manchester) e una vittoria di misura con il Real, oltre a quella in amichevole contro il Liverpool.
COSA VA: Nonostante le sconfitte rimediate la squadra ha espresso, seppur a sprazzi, un ottimo gioco fondato sul possesso palla così come vuole Rudi Garcia. E Totti è già pronto alla faccia di quasi 38 primavere...
COSA NON VA: La difesa su più aspetti: sarà pur calcio d'agosto, ma il black-out contro i Red Devils che è costato tre goal in 10 minuti è comunque preoccupante. Inoltre l'infortunio muscolare di Castan non migliora le cose.
MERCATO: Di conseguenza Astori garantirà il ricambio necessario per la Champions? Sicuramente Sabatini ha agito benissimo allungando molto la panchina. Infatti, i nomi più caldi sono solo in uscita: vendere Ljajic sarebbe opportuno, vendere Destro sarebbe, invece, deleterio.
Molto diversa la situazione del MILAN. 1-5 con il City, 0-3 con l'Olympiakos e 0-2 con il Liverpool. Milanello è sì un cantiere aperto, Inzaghi dovrà ancora ritrovare diversi elementi al top (Montolivo è fondamentale), ma le brutte figure, specie se in campo internazionale, non piacciono a nessuno.
COSA VA: Cercando l'ago in un pagliaio, a livello individuale ci sono diversi giovanissimi in rampa di lancio (Mastour su tutti) e un El Shaarawy tornato in condizione dopo un anno nerissimo.
COSA NON VA: Quasi tutto ma un dato è clamoroso: 10 goal subiti a fronte di uno solo realizzato. Agazzi non convince, la difesa è quantomeno rivedibile e l'attacco non concretizza come dovrebbe: occorre il Balotelli in versione "Dr. Jekyll" altrimenti...
MERCATO: ...altrimenti è meglio cederlo: la quotazione si è abbassata dopo il mondiale ed il giocatore è molto richiesto. Tuttavia è indispensabile avere un centrocampista dai piedi buoni e liberarsi di Robinho (svogliato e con un ingaggio pesantissimo).
Detto ciò non resta che aspettare le prossime mosse di mercato e nuove risposte sul campo. Calciofili, non temete: tra poco la Serie A riparte!

28 luglio 2014

VINCENZO NIBALI E LA CONSACRAZIONE DI UN "CAMPIONE NORMALE"


Oggi, con la premiazione sugli "Champs-Elysées", Vincenzo Nibali è ufficialmente salito sul tetto del mondo del ciclismo ed è entrato nel cuore di molti sportivi italiani.
Così, con la vittoria al Tour de France, assistiamo ad una vittoria globale, una vittoria di tantissimi fattori.
1) Vittoria sportiva. Un autentico trionfo, costruito fin dall'inverno con una preparazione perfetta, che ha dimostrato un Nibali superiore agli altri in qualsiasi condizione, corridore completo come pochi nel ciclismo moderno. Non si è fatto mancare nulla. Ha vinto da finisseur la seconda tappa a Sheffield, in Inghilterra, conquistando la prima di 19 maglie gialle; ha messo alla frusta i principali rivali sul pavé nella tappa di Aremberg con il ritiro di Chris Froome e due minuti e mezzo rifilati ad Alberto Contador; ha voluto vincere e disintegrare la concorrenza su tutte le grandi montagne: sui Vosgi (Planches del Belles Filles), sulle Alpi (Chamrousse) e sui Pirenei (Hautacam); è stato sempre attento e concentrato, senza cadere mai e comportandosi benissimo anche a cronometro. Morale: 7'52" e 8'24" dati ai due francesi sul podio, Jean Christoph Peraud e Thibaut Pinot. Un abisso tra lui e il resto del mondo.

2) Vittoria del ciclismo italiano. Lo sport italiano da oggi può annoverare un nuovo campione. Nibali, sedici anni dopo un certo Marco Pantani, è il settimo italiano a vincere un Tour per il decimo successo azzurro. E' uno dei pochi a vincere tutti e tre i grandi giri (insieme ai grandissimi Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador). Inoltre ci sono stati tanti altri italiani in mostra: dalla vittoria di tappa di Trentin al super combattivo De Marchi, dalle fughe di Visconti e Montaguti ai gregari della maglia gialla Scarponi e Vanotti.



3) La vittoria di Vincenzo. A quasi trent'anni arriva la più grande soddisfazione per una vita piena di sacrifici fatti da un ragazzo determinato, semplice e trasparente. A 15 anni, "lo Squalo di Messina" è partito dalla sua Sicilia per Mastromarco,in Toscana, dove è cresciuto ciclisticamente. Combattente già da juniores, nel corso degli anni ha raggiunto passo dopo passo i suoi obiettivi: terzo al Giro e vittoria alla Vuelta (2010), secondo al Giro (2011), terzo al Tour (2012), vittoria al Giro e secondo alla Vuelta (2013). Così ha preparato tutta la stagione 2014 per questo Tour e non ha sbagliato niente rimanendo sempre molto serio e concentrato prima della passerella di Parigi dove, sul podio con l'Arco di Trionfo e l'Inno di Mameli, si è lasciato andare a delle lacrime dopo 15 anni sacrifici ed umiltà.
Difatti, quello che ha conquistato gli italiani e non solo, è stato l'atteggiamento mostrato in queste tre settimane. Sempre tranquillo nonostante ben venti giorni con la pressione di chi ha la maglia gialla (con tutto quello che ne consegue tra interviste, controlli antidoping e polemiche); aperto, sorridente e disponibile in ogni occasione, può diventare un simbolo dello sport italiano che ha bisogno di un volto sincero come il suo per rilanciare un movimento d'élite e per dare l'esempio ai giovani che vogliono seguire le sue gesta.
Ultimo, ma non per importanza, la promessa di regalare la maglia gialla alla madre di Marco Pantani.
Chapeau, Monsieur Nibalí!

 



20 luglio 2014

L'ITALIA CHE VINCE

Dopo la cocente eliminazione dell'Italia ai Mondiali brasiliani non si creda che lo sport italiano sia in crisi. Anzi, se diamo uno sguardo alla seconda metà della Gazzetta (cioè agli altri sport escluso il calcio) i motivi per sorridere sono molti.
Innanzitutto chi sta dando spettacolo in Francia ovvero Vincenzo Nibali, autentico dominatore del Tour de France con 3 vittorie di tappa, 12 giorni in maglia gialla e quasi 5 minuti di vantaggio sul secondo in classifica (Valverde) ad una settimana dalla passerella sugli Champs-Elysées. Incrociando le dita sedici anni dopo Marco Pantani.
Da destra il passato, il presente ed il futuro
della scherma azzurra
Uno sport che non ci delude mai è la scherma con la sua tradizione storica che costruisce campioni a ripetizione. Ancora una volta (come alle Olimpiadi di Londra, ndr) il Dream Team del fioretto femminile riempie interamente il podio ai Mondiali di Kazan con l'oro alla fuoriclasse Arianna Errigo, argento all'emergente Martina Batini e bronzo alla semplicemente ETERNA Valentina Vezzali, che nonostante si sia dovuta allenare la sera o la mattina presto per andare in Parlamento, a quarant'anni e dopo due gravidanze, dà ancora dimostrazione di una classe infinita che da due decenni fa gioire gli sportivi italiani.
Anche per le nazionali impegnate in quest'ultimo periodo ci sono risultati piuttosto positivi. Attendendo la ricostruzione post-Brasile (ricostruzione già cominciata per l'Italbasket seppur con difficoltà tecniche, economiche e anche comportamentali, vedi il caso Hackett), ci sono sono nazionali di sport meno popolari ma che si dimostrano al top europeo e mondiale.
Perché se a metà degli Europei di pallanuoto sia il Settebello che il Setterosa hanno concrete possibilità di arrivare in fondo, c'è una nazionale che ha già vinto: quella di Hockey su pista, campione d'Europa 24 anni dopo l'ultimo trionfo. Ad avvalorare la straordinaria prestazione degli azzurri c'è l'aver battuto a domicilio i campioni spagnoli, dominatori di questo sport molto più dei colleghi calciatori fino a Brasile 2014: dal 2004 ad oggi, 59 vittorie di fila più la conquista degli ultimi 7 europei e 5 mondiali!
Infine, una certezza da anni è l'Italvolley maschile che nella World League di Firenze si è piazzata al terzo posto in vista dei Mondiali polacchi di settembre, oltre a quelli femminili che si disputeranno in Italia.
"E con ciò?" direte voi. E' solo una dimostrazione che, cari calciofili depressi dopo la fine dei Mondiali, ci sono altri sport molto appassionanti e che l'Italia dello Sport FUNZIONA. E' l'Italia del calcio che non funziona. I risultati si sono visti in Brasile. Anche il Calcio a 5 va alla grande con la conquista del titolo europeo a febbraio.
Non per lanciare polemiche ma per ragionare su qualche esempio: in questa sessione di calciomercato la Juventus cede all'estero il capocannoniere dello scorso campionato (Ciro Immobile, italiano) per prendere la riserva delle riserve del Real Madrid (Alvaro Morata, spagnolo); la Roma, invece, ha comprato un inglese, un olandese, un maliano, un turco, due argentini, un paraguaiano e zero italiani.
E poi ci chiediamo perché l'Italia esce per due volte di fila ai gironi del Mondiale tra finte rivoluzioni e reali problemi come stadi vecchi, ultras violenti ed eliminazioni precoci in Champions e Europa League.
Potrebbe uno che si chiama Tavecchio (che, guarda caso, ha 71 anni) rinnovare il calcio italiano nel momento più buio da mezzo secolo a questa parte? 

28 giugno 2014

IL ROMANZO DEL BASKET: MILANO CAMPIONE D'ITALIA!

Non avevo mai parlato di basket prima d'ora. Non che lo non lo seguissi ma stasera c'era un'occasione imperdibile: la prima finale scudetto della storia della pallacanestro italiana arrivata a gara 7. E le protagonisti di queste serie, che assomigliano sempre più a romanzi, non potevano che essere Siena e Milano: la dominatrice incontrastata degli ultimi sette anni e la società più importante e storica d'Italia. Ed è qui che inizia il romanzo: Milano arriva a questa finale dopo stagioni di investimenti, prendendo dalla Montepaschi (in difficoltà finanziarie) colonne come Hackett, Moss e coach Banchi, da vincitrice della regular season, dall'altra parte Siena lascerà la Serie A per fallimento e vuole farlo da imbattuta, con l'ottavo tricolore consecutivo.
Dopo 4 partite rispettando il fattore campo la Mps espugna il forum di Assago in gara 5 e ha la possibilità di chiudere i conti in casa propria al PalaEstra.
Negli ultimi secondi di gara 6 si sono scritte pagine di storia: il Momento a cinque cerchi, il momento clou di questo romanzo, parole che sembrano inventate da un poeta ma sono la pura realtà. 20 secondi alla fine, punteggio 72 pari e il lungo di Siena Matt Janning ha una tripla aperta per cominciare a ricucire lo scudetto: tabellone e secondo ferro, palla che entra ed esce, viene sputata fuori dall'anello. Rimbalzo di Melli e palla al play milanese Curtis Jerrells. 10 secondi alla sirena. Lo statunitense risale il campo e sugli 8 metri lo aspetta il senese (e, guarda un po il caso, ex Olimpia) Marquez Haynes. Finta, Contro-finta, va verso sinistra, arresto e tiro sull'arco: suona la sirena e canestro! 74 Milano, 72 Siena. Tutti intorno a Jerrells, PalaEstra ammutolito come mai e tutto rimandato a Gara 7. Per gli appassionati tornano alla mente Ray Allen e i Miami Heat contro i San Antonio Spurs nelle Finals 2013. 
E così si torna al Forum per la prima Gara 7 di finale della storia. Dentro una bolgia di 12.000 persone si decide tutto in una notte. Atmosfera elettrica.
Milano comanda il primo tempo e chiude avanti di 7 (36-29) ma l'orgoglio infinito degli uomini di coach Crespi porta un terzo quarto straordinario con la Mens Sana in vantaggio di 7 lunghezze (54 a 48). L'inerzia sembra tornata a favore dei toscani, forse definitivamente. E invece l'Emporio si rialza ancora una volta: dopo essere stata anche a -8 a 7 minuti dalla fine, grazie a Lawal e Gentile sotto canestro e una bomba fantastica di Jerrells impatta a quota 62.
Il finale di questo romanzo è affidato ai giovani azzurri di Milano: 100 secondi al termine, Daniel Hackett strappa la palla a Haynes, Coast-to-coast, retina e libero aggiuntivo. Niccolò Melli costringe all'errore il play senese e carica il palazzetto con un urlo disumano. Alessandro Gentile a -10" inchioda per il punto esclamativo. Gioco, partita, incontro (e scudetto) Milano. Mediolanum forum di Assago in delirio e fiumi di persone sul parquet (un'immagine straordinaria).
Così, 18 anni dopo papà Nando, capitan Alessandro Gentile (che potrebbe approdare presto in Nba, scelto da Houston al draft) alza al cielo lo Scudetto numero 26 della storia di Milano.
Red shoes are back, "le scarpette rosse sono tornate".



24 giugno 2014

PRANDELLI TRA INCERTEZZE, FALLIMENTO E IL CUORE DEGLI ITALIANI

Italia, ore 12.32. Dopo una mezza giornata di lavoro ormai tutti hanno almeno una volta pensato a Italia-Uruguay e stanno organizzando con amici e parenti dove e come trovarsi alle 18 davanti a televisioni e maxi-schermi, stanno discutendo nei bar quale formazione schierare tra il partito di "Immobile titolare", "Verratti e non Thiago Motta", "difesa a tre" oppure addirittura "Prandelli a casa" (l'Italia d'altronde ha 60 milioni di c.t.).
Natal (Brasile), ore 6.32. L'unico vero c.t. della Nazionale Italiana, Cesare Prandelli, si è svegliato o si sveglierà a breve (anche se avrà dormito poco, visto che ha detto che è "la partita più importante della carriera professionale", n.d.r.). E cosa passerà per la mente del c.t. a poche ore dalla classica partita da "dentro o fuori" dove dentro vuol dire salvare la baracca e andare avanti nel sogno del quinto mondiale e fuori significherebbe senza "se" e senza "ma" un fallimento, per giunta il secondo consecutivo?
Allora, nel momento più delicato di questi quattro anni alla guida della Nazionale, Prandelli si è rifugiato dal punto in cui l'ascesa dell'Italia è cominciata: Danzica (Polonia), 10 giugno 2012, partita d'esordio dell'Europeo per gli azzurri contro l'Invicibile Armada spagnola. Difesa a tre con De Rossi abbassato alla linea dei centrali e pareggio contro i campioni di tutto: l'inizio di un europeo esaltante che ci vedrà in finale, "cotti" e acciaccati, battuti ancora dagli iberici.
Così, dopo due anni, ancora difesa a tre e blocco Juve promosso a tenere a bada due come Cavani e Suarez per un sistema difensivo dominante in Italia ma incerto in Europa. Incerto come lo stato d'animo di Prandelli che in queste due settimane ha dovuto cambiare il suo credo: rispolverare il 3-5-2 e mettere in attacco Balotelli e Immobile, due che in teoria dovrebbero alternarsi. Già, proprio loro, il contestato SuperMario nazionale che, ne siamo certi, non fallirà in una partita fondamentale per due volte di fila e Ciro Immobile, il capocannoniere della Serie A spinto dall'Italia intera (soprattutto dalla sua Torre Annunziata e tutto il sud, sperando in un nuovo Totò Schillaci): saranno i due centravanti che dovranno fare la differenza oggi, nella battaglia di Natal, per rivitalizzare un reparto offensivo col fiatone. D'altronde nei vari Pirlo, Buffon, Barzagli e De Rossi (oggi purtroppo assente) tutta l'Italia ripone fiducia per una sfida che comunque ci vede qualificati anche con il pareggio.
Altrimenti, vista la critica perpetua e la diffidenza dell'italiano medio, temo che Prandelli e Balotelli dovranno farsi ospitare da Cesare Battisti per non tornare in Italia...
Ovviamente era una battuta, questa possibilità non la dobbiamo nemmeno calcolare e alle 18 bisogna fare il tifo per 95 minuti sperando che il cuore di noi italiani abbia la meglio sul carattere e la classe degli uruguaiani.
FORZA AZZURRI!

12 giugno 2014

BRASILE 2014: SPERANZE, PRONOSTICI ED EMOZIONI "MONDIALI"

L'attesa è finita: è iniziata la XX Edizione dei Campionati del Mondo di calcio. Non è difficile immaginare il perché sia l'evento sportivo per eccellenza assieme alle Olimpiadi: unisce tutti i popoli, lascia incollati davanti alla tv milioni di spettatori e questa edizione si svolge nel Paese che sente di più questo sport, cioè il Brasile.
Anche se sembra un pó surreale l'atmosfera nelle città brasiliane per via delle proteste contro il governo, la speranza di tutti è quella di assistere ad una grande (e soprattutto sano) spettacolo.
Stavolta non farò analisi preliminari (sarebbe troppo lungo) ma soltanto trasmettervi l'emozione per una manifestazione che ricorderó per sempre, sia per la mia passione per lo sport e soprattutto il calcio sia per un mese che passerò in stile "Notte prima degli esami". Inoltre, dopo aver sentito tra amici e tv diversi pronostici, dó le mie previsioni (prendendomi tutte le responsabilità):
VINCITORE: Brasile, la pressione e la passione una nazione faranno la differenza;
SORPRESA: Costa d'Avorio, con un mix di talenti e giocatori esperti può stupire (non intendo dire che arriverà ma delle squadre di terza fascia spero e penso che arrivi lontano);
L'UOMO DEI MONDIALI: Sperando sia un azzurro io dico Neymar, che dovrà essere il trascinatore dei verdeoro;
E l'Italia? Tra ottimismo patriottico e realismo per un cammino che non sarà facile secondo me arriverà ai quarti di finale (è superfluo dire che spero di sbagliarmi).
Alla prossima, buon mondiale a tutti e soprattutto FORZA AZZURRI!

07 giugno 2014

LIVE FINALE DEL ROLAND GARROS FEMMINILE 2014: SHARAPOVA vs HALEP

La diretta scritta dal Philippe Chatrier di Parigi della finale del Roland Garros femminile tra la vincitrice del 2012 Maria Sharapova e la numero 4 al mondo la romena Simona Halep.
  • Grande equilibrio a inizio match: dopo il BREAK HALEP del primo gioco risponde la russa con un CONTROBREAK al termine di un game durato oltre 7 minuti. 2-2
  • Ancora un game lunghissimo e partita che promette scintille: dopo quasi 10 minuti la Sharapova tiene il servizio. 3-2 SHARAPOVA
  • Masha è entrata a pieno regime!! Lob splendido e diritto lungolinea in contropiede sulla riga: BREAK A 15 e 4-2 (4 giochi consecutivi per la russa)
  • Tiene a zero il servizio la romena: 5-3 SHARAPOVA che ora servirà per il set 
  • Proprio nel momento chiave la russa trema!! Prima il doppio fallo e poi uno smash incerto con la Halep che intuisce e passa al secondo break point, tutto ancora in gioco in questo primo set!! 5-4
  • PRIMO SET MARIA SHARAPOVA!!! Continua ad accelerare Maria e nonostante la Halep sia velocissima negli spostamenti sbaglia al secondo set point un comodo diritto: 6-4 dopo 57 minuti di battaglia! 
  • A dimostrazione dell'aggressività della siberiana ci sono anche i numeri: 18 vincenti, 100% dei punti a rete e (unica pecca) 4 doppi falli
  • Difficoltà per la romena: la russa è davvero in fiducia e con il diritto fa quello che vuole! BREAK e 2-0 SHARAPOVA e partita in discesa?
  • Reazione della Halep!! Game di carattere e Maria affossa in rete un facile rovescio a campo aperto per il CONTROBREAK. 2-1
  • Piccolissimo passaggio a vuoto per la Sharapova però la Halep adesso sta dando tutto: recupero incredibile sul game point e 2-2 
  • Servizio tenuto da entrambe ma la sensazione è che la russa non stia più dominando come prima: secondo set apertissimo! 3-3
  • Intanto il pubblico parigino sembra essersi schierato dalla parte della Halep!! Strilla troppo la Sharapova e lo spirito di abnegazione della romena ha conquistato lo Chatrier!! 4-4
  • Forse è svoltata la partita!! Per lo scambio più bello della finale la Halep fa valere la sua grande condizione atletica e poi sul break point non sbaglia!! 5-4 e Halep che serve per pareggiare i conti!!
  • Ci si mette anche la sfortuna per la numero 4 al mondo!!! Sul break point Sharapova diritto sul nastro che cade sul campo avversario e tutto in discussione!! 5-5!
  • TORNA AVANTI LA HALEP!! Alla terza palla break cede la russa!! Encomiabile lo spirito della giovane romena!! 6-5 e servizio
  • Non molla mai la Sharapova!! Quarto BREAK di fila e si va al TIE-BREAK!!!
  • Si cambia campo sul 4-2 SHARAPOVA 
  • SECONDO SET SIMONA HALEP!!!! Parziale meritatissimo per la romena che con corsa e solidità porta la Sharapova al terzo!! Tensione altissima a Parigi!!! E ora la freschezza può fare la differenza!! 7-5 al tie-break e 7-6 in 72 minuti!
  • Immediato BREAK SHARAPOVA ad inizio terzo set. 1-0
  • dopo un secondo set spettacolare ed intenso affiorano gli errori da una parte e dall'altra: CONTROBREAK HALEP e 1-1
  • Si gioca quasi solamente sui turni di servizio della russa che annulla palle break ma conquista alla fine il gioco: 2-2
  • Incredibile! Adesso i recuperi miracolosi li fa la Sharapova che conquista un BREAK forse decisivo!! 3-2 e servizio
  • Conferma a zero il break la siberiana che sente l'odore della vittoria: adesso è durissima per la Halep!
  • Smentito immediatamente: BREAK HALEP ma che suicidio per Maria Sharapova con due doppi falli di cui uno sulla palla break!!! 4-4!!
  • CONTROBREAK A ZERO DELLA SHARAPOVA!!! La russa accelera almomento decisivo e va a servire per il match!
  • GAME, SET, MATCH E ROLAND GARROS PER MARIA SHARAPOVA!!!!!!!!! MASHA BISSA IL SUCCESSO DI DUE ANNI FA A PARIGI!!! 
GRAZIE PER AVERMI SEGUITO E SPERANDO DI AVER FATTO UN BUON LAVORO CI RISENTIREMO PRESTO
STAY TUNED!

02 giugno 2014

IMPRESE, POLEMICHE, SPETTACOLO E PASSIONE: IL GIRO D'ITALIA CONQUISTA SEMPRE!

E' l'evento sportivo italiano del mese di maggio e porta sulla strada centinaia di migliaia di persone: e anche quest'anno il Giro d'Italia non ha deluso. Ed è finito con pronostici rispettati (Quintana in rosa), sorprese italiane (Aru su tutti), delusioni da parte dei "vecchietti" (i vari Basso, Scarponi ed Evans) ma anche tantissimi momenti che solo il ciclismo può regalarci.
I temi da sviscerare sono molti ma cominciamo con un computo totale: dal punto di vista "nazionale" abbiamo tre nazioni su tutte protagoniste: l'Australia, dieci giorni in maglia rosa con Matthews ed Evans e vincitrice di 4 tappe (Orica Greenedge nella cronosquadre di Belfast, Matthews e due volte Michael Rogers, il Re dello Zoncolan); la Colombia, che ha monopolizzato i podi con il vincitore Nairo Quintana (primo colombiano della storia e anche maglia bianca), il secondo e vincitore a Barolo Rigoberto "Ciccio" Uran e la maglia blu di Arredondo; l'Italia, o come direbbe Mazzini, la "Giovine Italia" con le vittorie tappa di Ulissi (2), Aru, Canola, Battaglin e Pirazzi (tutti e tre della Bardiani CSF).
Detto questo passiamo ai singoli.
Nairo Quintana. Il dominatore del Giro, l'impassibile colombiano era il favorito alla vigilia e non ha tradito le attese: dopo i primi dieci giorni non semplicissimi (condizione da affinare e problemi respiratori) nella terza settimana ha sbaragliato la concorrenza vincendo con autorità e un pò di furbizia la tappa regina con Gavia ,Stelvio e Val Martello (vero turning point della corsa rosa), la cronoscalata al Monte Grappa e limitandosi a controllare sullo Zoncolan.
Rigoberto Uran. Al secondo podio consecutivo, "l'altro" colombiano ormai è una certezza. Inoltre l'abbiamo scoperto come un gran simpaticone con pubblico e giornalisti, in completo contrasto caratteriale con Quintana.
Fabio Aru. All'inizio era una promessa ed è andato oltre ogni più rosea previsione: ribattezzato "SpettacolAru", è diventato durante il Giro la speranza italiana del futuro nelle corse a tappe e "l'orgoglio della popolazione sarda" secondo Gigi Riva. Raramente un ragazzo in così poco tempo ha conquistato i tifosi, grazie alla sua completezza (anche se può migliorare a cronometro), al coraggio dimostrato in ogni salita, all' umiltà che traspare in ogni intervista, e anche alla vittoria a Plan di Montecampione che ricorda quella di Marco Pantani nel 1998.
Tuttavia il sardo è solo la punta di un iceberg, l'esempio più evidente di un ricambio generazionale che da almeno 10 anni non si verificava nel ciclismo italiano, a cui fanno parte i vari Diego Ulissi (anche lui un domani in grado di vincere sia sulle classiche che sulle gare a tappe), Enrico Battaglin, Stefano Pirazzi, Marco Canola, Giacomo Nizzolo, Gianluca Brambilla ed Elia Viviani oltre alla maturazione di Domenico Pozzovivo e Dario Cataldo: nomi che potranno essere protagonisti nella prima nazionale del nuovo ct Davide Cassani.
E ad avvalorare ciò c'è stata la delusione per diversi esperti del gruppo, già vincitori del giro: Michele Scarponi, Damiano Cunego e Ivan Basso. Se per il marchigiano, vista l'esplosione di Aru, alla fine si può parlare di "allenamento" per il Tour de France (sarà una pedina fondamentale per Vincenzo Nibali), per Cunego rimane il solito dilemma se cercare di vincere una tappa oppure fare la classifica generale con il risultato di non riuscire in nessuno dei due casi. Discorso a parte merita il varesino della Cannondale, che l'obiettivo l'aveva fissato: tornare sul podio in un grande giro. Ma purtroppo complice una forma non ottima, qualche caduta e forse la carta d'identità che dice 36 anni, chiude con 32 minuti di distacco in classifica. Tra la delusioni vanno aggiunti anche Cadel Evans (entrato in forma troppo presto e ceduto di schianto nell'ultima settimana) e Moreno Moser, unica vera delusione tra i giovani azzurri.
Però il Giro, oltre ad analisi sugli atleti, è anche l'evento che passa quasi in ogni angolo d'Italia e che mostra appassionati e situazioni che solo il ciclismo può darti. Per questo ho scelto i momenti più significativi di questo Giro (i "Momenti a Cinque Cerchi"):
La straordinaria accoglienza irlandese alla partenza di Belfast


Il Re degli sprinter Nacer Bouhanni che ha approfittato
del ritiro prematuro di Kittel (sempre
 piazzati i nostri Nizzolo e Viviani)






"Purito" Rodriguez, uno dei favoriti alla vigilia, che
 si è dovuto ritirare a causa della maxi-caduta di Montecassino,
altro momento chiave di un Giro condizionato dal maltempo












La forza del ciclismo con il gruppo sullo Stelvio:
 a 2755 mt, 0,5 C° e in un tormenta di neve
per una tappa d'altri tempi

La "composta" esultanza di Stefano Pirazzi a Vittorio Veneto:
la rivincita di un ragazzo criticato per 5 anni

I 23.000 spettatori silenti del Monte Grappa...


... e i 100.000 indemoniati sullo stadio naturale del Monte Zoncolan





Piazza Unità d'Italia a Trieste con le Frecce Tricolore:
per il Giro una grande festa anche all'arrivo

L'apoteosi per Nairo Quintana

29 maggio 2014

CONSIDERAZIONI E MOMENTI DI ROLAND GARROS: SUPER GAEL MONFILS

È tempo del secondo slam stagionale: si va come da tradizione a Parigi per il torneo più importante del mondo sulla terra rossa: il Roland Garros. E dopo questi primi giorni di torneo abbiamo visto diverse cose: in campo maschile le solidità e le certezze dei vari Nadal, Djokovic e Federer (ecco cosa manca ancora a Wawrinka...); tra le donne la caduta delle più importanti teste di serie (nell'ordine Na Li, Serena Williams e Radwanska); in chiave azzurra i bravissimi e attesissimi Fognini, Seppi ed Errani ma anche le delusioni Vinci e Pennetta.
Ma come flash, oppure come "Momento a Cinque Cerchi", certamente rimane il grande gesto atletico di Gael Monfils: francese di origini polinesiane, numero 28 delle classifiche ma anche settimo nel 2011, è uno dei giocatori piú apprezzati e simpatici del circuito per il suo sorriso contagioso, la sua velocità (il più veloce a detta di Rafael Nadal), ma soprattutto il suo istinto a non mollare mai uno scambio.
Qui sotto l'esempio più evidente: nel match di secondo turno contro il tedesco Struff si esibisce prima in un recupero sbattendo contro i cartelloni pubblicitari e poi, preso in contropiede, in un volo verso destra quasi da "Superman" dove perde sì il punto ma guadagna la standing ovation del "Suzanne Lenglen". E domani una sfida che promette scintille con il nostro Fabio Fognini...
https://it.eurosport.yahoo.com/video/monfils-recupero-e-salto-sovrumano-180647079.html

16 marzo 2014

LA FORMULA 1 RIPARTE CON ROSBERG DOMINATORE, ALONSO 4° E RAIKKONEN 7°

Dopo cinque mesi di stop, cambi drastici al regolamento e test invernali incertissimi, riparte una nuova stagione di Formula 1, prima gara dell'era dei motori turbo, come sempre dall' Albert Park di Melbourne, in Australia.
Come da pronostico della vigilia vince la Mercedes, ma forse quella che ti aspetti di meno: Nico Rosberg, autore di una prestazione pressoché perfetta in una gara contraddistinta da molti ritiri (anche questo prevedibile) e pochi sorpassi (sorpresa negativa). Sul podio con lui il debuttante danese Kevin Magnussen e Jenson Button, entrambi su McLaren. Quarto Fernando Alonso e settimo Kimi Raikkonen, al suo ritorno in Ferrari. Ritirati Vettel e Hamilton, squalificato Daniel Ricciardo secondo al traguardo.
Prima partenza dell'anno (foto) tesissima: due giri di ricognizione (a causa delle Marussia che non partivano) e Vettel, l'unico a partire con le gomme più dure, che nel team radio già dice di avere problemi alla vettura. Pronti-via e Rosberg ipoteca la vittoria: parte dalla terza posizione come un razzo, supera il poleman Hamilton e Ricciardo e alla prima curva è già in testa seguito dall'australiano, il compagno di squadra, Magnussen, Hulkenberg e Alonso, Raikkonen recupera ben quattro posizioni (da undicesimo a settimo), Kobayashi tampona Massa (entrambi non arriveranno alla terza curva) mentre il campione in carica sprofonda 15°.
Già dopo 4 giri i primi ritiri eccellenti, perché mentre Rosberg prende il largo Lewis Hamilton, il favorito di oggi, torna ai box causa problemi tecnici. Stessa sorte per Vettel il giro dopo (infatti continuava a ripetere al team radio che non aveva potenza).
Primi brividi della stagione al giro 10: il finlandese Bottas, con una Williams che quest'anno sembra davvero competitiva, nel tentativo di recuperare posizioni fora la posteriore destra sbattendo al muro in uscita dalla curva 10 e perde lo pneumatico in mezzo alla pista causando così l'ingresso della safety car.
E' il momento giusto per il primo pit stop per tutti con Button (sempre molto abile nelle strategie) che rientra un giro prima e recupera fino al sesto posto mentre Raikkonen, in coda dietro ad Alonso ai box, perde tempo e rientra ottavo.
Pulita la pista si riparte con lo stesso copione con Rosberg che infila una serie di giri veloci dimostrando la superiorità della Mercedes e va via, mentre Hulkenberg (Force India) fa da tappo ad un gruppetto composto da Alonso, Button, Vergne e Raikkonen; intanto Bottas, dopo aver cambiato la gomma, recupera posizioni a suon di sorpassi ed è l'unico a dare un pò di spettacolo ad una gara noiosa (finirà quinto).
Al 33° giro seconda ondata si soste: mentre tutti mettono le medium ancora Button anticipa gli avversari e va quarto passando nel gioco dei pit stop sia Alonso che Hulkenberg che perde due posizioni. Da qui alla fine si registrano solo diversi ritiri, in particolare delle due Lotus di Maldonado prima e Grosjean poi.
Quindi vince Nico Rosberg grazie a una partenza da manuale e una superiorità schiacciante della Mercedes, secondo Daniel Ricciardo per il suo primo podio in carriera davanti al proprio pubblico ma cancellato per una squalifica
a causa di un eccessivo consumo di carburante, quindi al secondo posto ufficiale sale il sorprendente Kevin Magnussen che coglie al debutto un podio di spessore (così come fece Hamilton nel 2007 proprio sulla McLaren), terzo Button a dimostrazione della ripresa tecnica della scuderia di Woking dopo l'annus horribilis scorso, quarto Fernando Alonso dopo una gara solida e settimo Kimi Raikkonen, in difficoltà soprattutto in fase di frenata.
Ricapitolando: Mercedes, McLaren e Williams promosse, Ferrari rimandata, Lotus e Red Bull
bocciate in attesa della controprova fra due settimane in Malesia.