28 ottobre 2019

MENTRE LE BIG RALLENTANO, L'ATALANTA FA LA VOCE GROSSA: TUTTI I TEMI DELLA NONA DI SERIE A

Le vittorie delle romane, la Samp sempre più giù, il Genoa che risale: emozioni e sorprese in questo turno

© Atalanta Bergamasca Official Facebook Page
Con la Lazio corsara a Firenze in serata, si chiude questo nono turno (per fortuna, senza monday night). Dopo aver corso in tutta questa prima parte di stagione, le grandi rallentano per la gioia delle piccole, e nel frattempo una piccola ormai è diventata una grande a tutti gli effetti, che mentre gioca in Champions è terza in campionato. Andiamo a vedere tutto nel dettaglio.

Pari per Juve, Inter e Napoli: la Champions lascia scorie?

Merito di Lecce, Parma e Spal certo, ma le tre big di questo campionato hanno faticato più del previsto. La Juventus in Salento non ha mostrato lo smalto dei giorni migliori, ma deve questo pareggio agli errori sotto porta (come quello clamoroso di Bernardeschi a porta spalancata), considerando anche statistiche come 71% di possesso palla, 25 tiri e 14 corner. Oltre al cinismo ci sono alcuni dettagli da aggiustare per Sarri,  come per esempio l'ennesimo mani di De Ligt in area.

Tre ore dopo l'1-1 di Lecce, l'Inter non ne approfitta per tornare in testa alla classifica. Un po' a corto di uomini e di fiato, i nerazzurri si fanno rimontare dal Parma con degli errori difensivi e di disimpegno mai visti quest'anno, e trovano il pareggio solo con il gol di Lukaku, oggetto di contestazione per il presunto fuorigioco dell'assistman Candreva. Conte a fine partita ha chiesto rinforzi: forse le energie spese per la Champions cominciano a farsi sentire.

Sensazione simile anche per il pari del Napoli, domenica pomeriggio a Ferrara, al cospetto di una coriacea Spal. Anche qui qualche occasione di troppo sciupata, come le conclusioni di Fabian Ruiz: per Ancelotti sono due punti che potevano essere recuperati alla coppia di testa.

La devastante Dea del Gasp, in Italia oramai una big

Sembrava un pomeriggio difficile, con il gol di Okaka al 12' su errore da circoletto rosso di Kjaer, ma per l'Atalanta è stata una passeggiata di salute. Da 0-1 a 7-1, con prestazioni stellari su tutti i fronti: la quantità di Castagne in mezzo al campo, Gomez tornato a fare il rifinitore eccellente, Ilicic e Muriel letali sotto porta; il tutto senza Zapata davanti. La Dea diverte e fa divertire la nuova curva nord del Gewiss Stadium, dimenticando il pokerissimo rimediato all'Etihad di Manchester. Se in Europa stenta ancora, in Italia l'Atalanta fa il bello e il cattivo tempo, e approfittando del rallentamento generale e si porta a sole tre lunghezze dalla Juventus capolista. Provinciale a chi?

La risposta delle romane, il rammarico di Milan e Fiorentina

© ASRoma Official Facebook Page
I posticipi domenicali restituiscono il contraccolpo opposto tra Europa e Italia per le romane, che così come l'Atalanta, in campionato rispondono presente. Per la Roma, nella sfida tra chi doveva entrare ufficialmente in crisi, è stata una vittoria a fatica, che toglie i 4 pareggi di fila ma che lascia ancora qualche ombra. Contro un Milan troppo disattento, in fase d'impostazione così come sulle palle inattive, la squadra di Fonseca è ancora ad ampi tratti lenta e imprecisa, ma ci sono giocatori che fanno la differenza, come Dzeko e Zaniolo, che i rossoneri non hanno. Per Pioli un passo indietro rispetto alla sfida con il Lecce ed un calendario prossimo che in questo senso non aiuta.

Vittoria preziosa anche per la Lazio, dopo il ko di Glasgow. Stavolta, passata in vantaggio con Correa, non si è fatta ribaltare, e dopo il pareggio di Chiesa ha cercato con più insistenza la vittoria, arrivata all'89' ancora con Ciro Immobile (10° gol nelle prime 9 di campionato). Stavolta Inzaghi ha azzeccato la mossa di inserire Lukaku, che non giocava da gennaio, autore dell'assist vincente. La Viola recrimina per il fallo di quest'ultimo ad inizio azione, ma deve fermarsi dopo 6 risultati utili consecutivi.

Ci Piace e Non Ci Piace: Thiago Motta e Franck Ribéry

Esordio da sogno per il neoallenatore del Genoa Thiago Motta. Al netto della vittoria scacciacrisi contro il Brescia con una prestazione positiva, chi non vorrebbe inserire tre giocatori dalla panchina e vederli segnare tutti e tre? Adesso il Grifone ha messo nella provvisoria zona retrocessione il Brescia, e potrebbe essere proprio Corini il prossimo allenatore a rischio esonero.

Passando alla nota dolente, evitiamo di parlare dell'Udinese (sarebbe come sparare sulla Croce Rossa) e della Sampdoria (sempre più ultima), ma ci concentriamo su uno degli uomini copertina di questo campionato, Franck Ribéry. Incensato per le sue prestazioni (tanto da essere stato nominato dalla Lega "giocatore del mese" di settembre), ieri al fischio finale di Fiorentina-Lazio è andato a muso duro contro l’assistente di Guida, il signor Passeri, spintonandolo due volte. Parola al Giudice Sportivo per una probabile squalifica, ma gesti così sono inqualificabili, soprattutto per un campione come lui.

HAMILTON: "UNA SORPRESA DOPO LE PRIME DUE CURVE DIFFICILI". BOTTAS: "ABBIAMO FATTO IL MASSIMO"

Dopo un sabato complicato, una domenica da incorniciare per la Mercedes, che fa doppio podio e con il trionfo di Hamilton raggiunge le 100 vittorie in F1

© Mercedes-AMG F1 Official Twitter Page
Altra gara, altra vittoria, altra celebrazione. La Mercedes, dopo la doppietta - con matematico titolo costruttori - a Suzuka, vince anche a Città del Messico e, nell'attesa di festeggiare anche il titolo piloti, raggiunge la tripla cifra di vittorie nella storia della Formula 1. Un epilogo non scontato, viste le qualifiche che avevano relegato le Frecce d'Argento in seconda e terza fila.

Lewis Hamilton, con la vittoria numero 83 ed il centesimo podio da quando è arrivato nella Casa delle Tre Punte, ha puntellato ulteriormente una stagione da incorniciare e solo per 4 punti non è riuscito a chiudere i giochi in Messico: ormai il matematico sesto titolo piloti dovrebbe essere una formalità in Texas. L'inglese a fine gara ha dichiarato come questa vittoria sia stata una vera sorpresa, considerando anche la partenza molto complicata: "Oggi è stata una sorpresa, abbiamo davvero lottato qui per un bel po' di tempo e siamo arrivati a questo fine settimana aspettandoci che fosse molto difficile. Pensavamo davvero che saremmo stati dietro, ma abbiamo tenuto la testa bassa, abbiamo continuato a lavorare duro e alla fine il tutto si è unito. Oggi ho avuto le prime due curve folli, sono stato spinto sull'erba all'inizio e poi Max mi ha colpito. Non è stato facile riprendermi da lì in seguito - mi mancava un grosso pezzo del mio fondo, quindi la parte posteriore si muoveva molto e ho dovuto cambiare lo stile di guida. Non so come sono riuscito ad andare avanti, ma l'ho fatto. I ragazzi hanno anche fatto un fantastico lavoro con la strategia - ci siamo fermati abbastanza presto, e onestamente ho pensato che sarebbe potuto essere troppo presto, ma alla fine ha funzionato tutto. Volevo dedicare la vittoria ai fan oggi; erano tutti là fuori durante la sfilata dei piloti supportandomi, quindi volevo davvero dare loro una buona prestazione e sono così grato che abbiamo vinto".


Ma è stata una grande domenica anche per Valtteri Bottas, che era sesto in griglia dopo il brutto incidente nelle ultime battute della Q3, ed oggi ha archiviato un podio, il quattordicesimo quest'anno. "Oggi è stata una giornata molto buona, soprattutto considerando le circostanze: le condizioni della mia auto dopo l'incidente di ieri e il fatto che partivo sesto. Ho avuto una partenza difficile, ma dopo ho fatto una gara molto solida. Mi sono occupato della gomme e sono riuscito a prolungare un po' il primo stint, il che ha aperto alcune opportunità. Stavo cercando di mettere pressione a Sebastian, ma alla fine non credo che il margine tra lui e me fosse sufficiente per superare. Abbiamo massimizzato il nostro risultato e l'intero team oggi - dai meccanici che hanno riparato la mia auto agli strateghi che hanno escogitato un ottimo piano per la gara - ha fatto davvero un ottimo lavoro. Ieri sia la Red Bull che la Ferrari hanno avuto il sopravvento, ma noi nelle domeniche quest'anno siamo stati davvero forti e alla fine è il giorno che conta. Ci siamo assicurati il Campionato costruttori nell'ultima gara, ma il risultato di oggi mostra che questa squadra è ancora affamata e sono davvero felice che il duro lavoro di tutti a Brackley e Brixworth hanno pagato oggi".

27 ottobre 2019

L'EUFORIA DI OTT TÄNAK PER IL SUO PRIMO MONDIALE: "L'OBIETTIVO DELLA MIA VITA"

L'estone spezza dopo 16 anni il regno francese in WRC, portando il titolo piloti alla Toyota, cosa che mancava alla casa giapponese da ben 25 anni

© Toyota Gazoo Racing WRT Official Twitter Page

Dopo un campionato tiratissimo è arrivata la sentenza: Ott Tänak è per la prima volta campione del mondo Rally. L'estone ha spezzato un digiuno per la Toyota, che nel titolo piloti durava da 25 anni, quando nel '94 con la Corolla Didier Auriol batté Carlos Sainz. Ma ancora più importante è aver interrotto l'egemonia francese (o meglio, di chi si chiamava Sébastien) che durava dal 2004, anno del primo titolo di Loeb. Da lì 9 titoli per Loeb e 6 per Ogier prima di oggi, data del primo storico trionfo di un pilota estone.

Le prime parole di Tänak, che era andato molto vicino al titolo già l'anno scorso, sono di ringraziamento verso la squadra. Poi ha spiegato come l'intero weekend catalano sia stato uno dei più difficili per lui a causa dell'enorme gestione che aveva su di sé: "È difficile dire la pressione che ho sentito questo weekend, era di un livello superiore. Gestire tutto questo e andare avanti è stato l'obiettivo della mia vita. Quando sei al limite di tutto ciò non riesci ad immaginarlo".


Poi Ott ha spiegato l'andamento di questo Rally che l'ha visto rimontare dopo la giornata d'esordio corsa in leggera gestione. Nel farlo, ha rivelato anche un simpatico retroscena: "Non ho mai voluto prendere rischi ma mia madre ieri sera mi ha detto che se vuoi qualcosa posso far sì che accada. Ed ho appena fatto sì che accadesse".

HAMILTON: "HO DATO TUTTO". BOTTAS: "SAPEVO DI DOVER RISCHIARE, POTEVO QUALIFICARMI TERZO"

Le parole dei piloti Mercedes, chiamati a soffrire nella gara messicana rispetto a Red Bull e Ferrari

© Mercedes-AMG F1 Official Twitter Page
Qualifiche difficili in casa Mercedes. Nel sabato di Città del Messico le Frecce d'Argento si sono classificate dietro a Verstappen e alle Ferrari, con Hamilton quarto (poi diventato terzo per la penalità dell'olandese) e Valtteri Bottas sesto, autore di incidente all'ultimo tentativo utile per migliorare.

Lewis Hamilton è onesto riguardo alla sua prestazione, conscio che più di così non avrebbe potuto fare: "Venendo in Messico sapevamo che questa pista sarebbe stata difficile per noi. Oggi ho dato tutto e penso di essere riuscito a tirare fuori il massimo dalla macchina, ma semplicemente non era abbastanza per la pole. Il quarto posto (diventato terzo dopo la penalità all'olandese, ndr) ci mette ancora in una buona posizione per combattere domenica e spero di partire bene. Questa gara è sempre difficile per noi e non prevedo che domani sarà facile. Forse faremo la danza della pioggia stasera per una pista bagnata che potrebbe rendere un po' 'più piccanti le cose, ma sarà una sfida davvero difficile, le Red Bull sono state le più veloci nei long run, quindi sarà molto difficile tenere il loro passo. Non ci sono molte variazioni strategiche, ma sarà interessante vedere quali pneumatici dureranno più a lungo - questa sarà la discriminante. Cercheremo di aggrapparci alle Red Bull e alle Ferrari, e non vedo l'ora di lottare".

Valtteri Bottas invece è sesto, e nel corso dell'ultimo tentativo in Q3 ha toccato le barriere in uscita dall'ultima curva ed ha distrutto buona parte della fiancata di sinistra della sua W10. Il rammarico è tanto, visto che si sentiva meglio rispetto alle libere di ieri: "Ovviamente non è stata la conclusione ideale di una giornata che altrimenti stava andando bene. L'auto la sentivo meglio oggi, abbiamo fatto alcuni progressi con il set-up. Oggi ero più felice con la stabilità dell'auto e avrei potuto spingerla più forte. In qualifica è stato piuttosto semplice, abbiamo fatto il tempo migliore nel Q2 con le medie come pianificato e le prestazioni su quelle gomme sembravano buone".


Il finlandese ha poi spiegato nel dettaglio l'incidente: "Sapevo che dovevo rischiare nell'ultima run del Q3 per guadagnare posizioni, quindi ho cercato di tirare tutto fuori dalla macchina. Il giro è stato buono fino all'ultima curva in cui sono andato un po' largo in uscita sulla parte polverosa della pista ed è lì che l'ho perso la macchina ed ho colpito il muro. Sto bene, ma ho sfortunatamente dato ai ragazzi nel garage un po' di lavoro extra da fare stasera. Speriamo di poter evitare qualsiasi penalità per domani. È fastidioso perché guardando i tempi, avevo la possibilità di qualificarmi terzo. Ma domani è un nuovo giorno ed sarà una storia molto diversa in cui la gestione degli pneumatici sarà cruciale. Vedremo cosa ci porterà domani, ma di sicuro daremo tutto".

IL SUDAFRICA BATTE AL FOTOFINISH IL GALLES E RAGGIUNGE L'INGHILTERRA IN FINALE

Gli Springboks faticano più del previsto al cospetto di un Galles che con un cuore enorme è andato vicino all'impresa. Sarà finale con l'Inghilterra 12 anni dopo Parigi Saint Denis.

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Al contrario della semifinale di ieri, dove c'è stato un assolo - sorprendente - inglese, la seconda semifinale è stata caratterizzata da un equilibrio massimo, sempre destinato a terminare a favore dei ragazzi del ct Erasmus, ma che solo alla fine ha visto un epilogo molto più scontato alla vigilia che in campo. I Dragoni si sono battuti con onore, rispondendo colpo su colpo ad un Sudafrica mai dominante: in finale contro gli inglesi servirà qualcosa di più per portare a casa la Webb Ellis Cup.

La cronaca

Primo quarto d'ora di gioco opposto a quello di Inghilterra-Nuova Zelanda: ritmi lenti, con poco gioco alla mano e diverse mischie chiuse che hanno subito provocato nervosismo in campo. Visto l'inizio piuttosto bloccato, il Galles ha tenuto bene territorialmente evitando quando possibile il gioco fisico. Il punteggio si sblocca solo al 15', quando viene penalizzato Tipuric in ruck e Pollard porta il Sudafrica avanti con una punizione precisa.
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Immediatamente il Galles impatta il punteggio: dopo 2 minuti offside di Le Roux e Biggar trasforma da posizione abbastanza angolata. Ma il Sudafrica si riporta in avanti e comincia ad accelerare dal punto di vista fisico: da una mischia ordinata vinta Pollard può convertire altri tre punti per il 6-3.

De Klerk in cabina di regia prova spesso a sfruttare la velocità di Mapimpi, ma il Galles regge questi ritmi e difensivamente ha la meglio: nonostante un predominio territoriale e di possesso sudafricano, i Dragoni nel primo tempo non sono mai seriamente in difficoltà. Da par loro gli Springboks sfruttano ogni occasione di indisciplina gallese, e Pollard è preciso dalla piazzola: al 34' il numero 10 porta il punteggio sul 9-3.

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Continua ad avere problemi di infortuni il Galles, seguendo un brutto trend in questo Mondiale, che perde negli ultimi minuti del primo tempo il pilone destro Francis, sostituito da Lewis, e George North per un problema muscolare, sostituito da Watkin. Ma i Dragoni non mollano e si portano per la prima volta con convinzione nella metà campo sudafricana. Un placcaggio senza palla su Wainwright dà la possibilità a Biggar di accorciare e così all'intervallo la partita è ancora in equilibrio: 9-6.

La ripresa inizia sulla falsariga del primo tempo: il Sudafrica non riesce ad accelerare e gli uomini in rosso ringraziano, con un altro calcio di punizione che Biggar trasforma da posizione defilata per la parità al quota 9 (46'). Così il ct Springbok Erasmus decide di cambiare l'intera prima linea, mentre Gatland sostituisce il mediano di mischia Davies con Tomos Williams.

Nel momento in cui la panchina comincia a fare la differenza, il Sudafrica si porta avanti con la prima meta dell'incontro: Marx, entrato per Mtawarira, erode la difesa gallese, Pollard gioca veloce e de Allende rompe il placcaggio di Biggar, resiste ad altri due difensori e va oltre. Pollard converte e 16 a 9 Sudafrica.

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A questo punto Gatland sostituisce anche Biggar per Patchell e con la fresca cabina di regia si porta avanti con decisione. Comincia una multifase sulla trincea dei 5 metri con gli avanti gallesi che mettono sotto pressione il Sudafrica ed il cuore dei Dragoni ha ragione. Dopo aver subito la fisicità per tutta la partita, Alun Wyn Jones sceglie la mischia ai 5 metri ed il Galles in uscita va in meta con Josh Adams. Halfpenny trasforma da posizione molto angolata e partita di nuovo in parità.

Col passare dei minuti aumenta la paura sudafricana e la convinzione gallese, e si vede nelle fasi di handling e di contestazione del pallone. Ma ancora il Sudafrica fa pesare la predominanza fisica ed ha una sentenza al piede: da quasi 40 metri Pollard (nominato Man of The Match) centra ancora i pali ed al minuto 76 il Sudafrica rimette il naso avanti.

Negli ultimi minuti un Galles stremato non riesce a riportarsi in avanti e gli africani, controllando il gioco, calciano in touche all'80': gli Springboks sono in finale per la terza volta. Contro l'Inghilterra, nella replica della finale 2007, andranno a caccia della terza Coppa del Mondo, dopo lo storico trionfo del 1995 e la vittoria proprio contro gli inglesi nel 2007. Al Galles l'onore delle armi e la fine di un ciclo, quello di Warren Gatland come ct, che sarà ricordato come il più glorioso della storia ovale gallese.


Il tabellino

Galles: 15 Halfpenny, 14 North (39' Watkin), 13 Davies, Parkes, 11 Adams, 10 Biggar (57' Patchell), 9 Davies (47' Williams), 8 Moriarty, 7 Tipuric, 6 Wainwright (68' Shingler), 5 Alun Wyn Jones, 4 Ball (59' Beard), 3 Francis (35' Lewis), 2 Owens (72' Dee), 1 Wyn Jones (57' Carre).

Sudafrica: 15 le Roux (68' Steyn), 14 Nkosi, 13 Am, 12 de Allende, 11 Mapimpi, 10 Pollard, 9 de Klerk, 8 Vermeulen, 7 du Toit, 6 Kolisi (68' Louw), 5 de Jager (57' Mostert), 4 Etzebeth (52' Snyman), 3 Malherbe (47' Koch), 2 Mbonambi (47' Marx), 1 Mtawarira (47' Kitshoff). 

Marcatori: Pollard (p. 15'), Biggar (p. 18'), Pollard (p. 20'), Pollard (p. 35'), Biggar (p. 39'); Biggar (p. 46'), de Allende (m. 57'), Pollard (c. 58'), Adams (m. 65'), Halfpenny (c. 66'), Pollard (p. 76')

26 ottobre 2019

UN'INGHILTERRA SONTUOSA ABBATTE GLI ALL BLACKS 19-7 E VA IN FINALE

A Yokohama impresa dei Leoni inglesi, che dominano e battono per la prima volta della storia la Nuova Zelanda in un mondiale e approdano in finale per la quarta volta.

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La storia è stata riscritta in Giappone: l'Inghilterra, al termine di una partita stellare, supera gli All Blacks e sabato prossimo si giocherà la possibilità di conquistare la sua seconda Webb Ellis Cup, dopo quella del 2003 contro l'Australia .

Storia riscritta perché la nazione dei creatori di questo gioco battono per la prima volta i maestri Maori in un Mondiale al quarto tentativo, e mettono fine alla striscia di 18 vittorie consecutive dei campioni uscenti nella rassegna iridata (statistica che non considera il pareggio a tavolino contro l'Italia di due settimane fa, ndr).

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Ma al netto dei numeri, la cosa più sorprendente è stata la prestazione di altissimo livello messa in campo dagli uomini di Eddie Jones, che ha preparato al meglio la partita dal punto di vista tecnico, tattico e caratteriale. Già dall'Haka Maori, infatti, si è vista la determinazione degli uomini in bianco, che hanno provato a circondare i neozelandesi durante la loro celebre danza: solo su ordine degli arbitri gli inglesi sono indietreggiati, ma cantando come sugli spalti la loro "Swing Low, Sweet Chariot".

E dopo l'Haka, il centro della scena è passato subito di mano, e dopo soli 100 secondi gli inglesi marcano pesantemente: le accelerazioni di Daly e Watson permettono l'ingresso nei 22, Ford e Youngs aumentano il ritmo, offload ed erosione di Sinclair e Courtney Lowes, così Manu Tuilagi con un raccogli e vai può appoggiare in meta. Trasformazione comoda per Farrell e dopo 3 minuti è già 7-0.

I bicampioni del mondo sembrano accusare il colpo: non riescono a fare il proprio gameplay ed è l'Inghilterra, che con touche rubate e seconde linee impetuose nella ruck, riescono a tenere possesso ma anche e soprattutto un dominio territoriale che toglie il fiato ai kiwi. Al 25' i bianchi vanno ancora in meta con Underhill, ma Nigel Owens rivede l'azione al TMO e annulla per un velo di Curry. Proprio Underhill sul finire del primo tempo ruba l'ovale e conquista una punizione fondamentale, che Ford converte in tre punti per arrivare al giro di boa sul 10-0.

Nel secondo tempo l'attesa reazione veemente da parte degli uomini di Steve Hansen non arriva ed incredibilmente lo spartito non cambia: gli uomini con la Rosa nel petto ripartono caricando a testa bassa per azzannare la preda tramortita. Così dopo soli 5 minuti gli inglesi vanno a segno con un'altra  meta, stavolta di Davies da maul viziata però da un leggero tocco in avanti causato dalla pressione di Retallick. Meta annullata anche in questo frangente.

Da quel momento in poi l'Inghilterra ha iniziato a sfruttare ogni occasione di indisciplina neozelandese per andare verso i pali e aumentare il vantaggio: Ford al 50' porta il risultato sul 13-0. Sette minuti dopo però, l'unico, minuscolo neo nella prestazione inglese costa carissimo agli uomini di Eddie Jones: da una touche ai 5 metri il tallonatore George sbaglia completamente il lancio, che supera i due ascensori della rimessa e atterra nelle mani di Ardie Savea per la più facile delle mete. Trasformazione di Mo'unga e partita riaperta sul 13-7.

Ma oggi non c'è spazio per ribaltoni e rimonte, e la Rosa mantiene saldamente il controllo della partita, tornando immediatamente sopra il break ancora con un calcio di Ford causato da un fuorigioco. Hansen anticipa il "pit-stop" degli avanti ma la situazione non migliora, anzi: ancora un fallo - stavolta di Retallick - ed il numero 10 inglese si ripete al 69' portando il punteggio sul 19 a 7 finale. Al fischio finale di Owens può iniziare la gioia inglese: l'Inghilterra batte dopo 7 anni gli All Blacks, la elimina per la prima volta ad un Mondiale e va in finale per la quarta volta in 9 edizioni. In più l'onore di mantenere il primo posto nel ranking, ma in questo momento conta poco. Sabato prossimo, contro la vincente di Sudafrica-Galles, l'obiettivo è quello di salire sul tetto del mondo per la seconda volta, 16 anni dopo l'indimenticabile drop di Jonny Wilkinson nei supplementari.

ANCORA FERRARI NELLE UMIDE FP3 DI CITTÀ DEL MESSICO CON LECLERC DAVANTI A VETTEL

Dopo 45 minuti sonnacchiosi per via della pista bagnata, con le slick il monegasco stampa il miglior tempo, con soli 27 millesimi di margine sul compagno di squadra, terzo Bottas. Rossa leggermente favorita in ottica qualifica.

© Scuderia Ferrari Official Twitter Page

Ancora Ferrari al comando in Messico. Al termine delle FP3 uno-due con Leclerc davanti a Vettel: sebbene i valori in campo siano abbastanza equilibrati tra i Top Team, la Rossa sembra avere quel qualcosa in più sul giro secco per considerarla la candidata principale alla pole, la cui bagarre inizierà alle 20 ora italiana.

Così come ieri, anche in questo sabato mattina messicano cielo coperto, temperature basse ed acqua sull'asfalto. Per questo c'è stata poca azione in pista all'inizio, con le Red Bull, le Mercedes e pochi altri a girare. In particolare Alexander Albon, con l'intento di recuperare il tempo perso nelle FP2 di ieri.

Solo ad un quarto d'ora dal termine le condizioni della pista hanno permesso l'uso della slick, e da lì in poi tutti (tranne le Renault) sono scesi in pista per cercare il miglior bilanciamento per le qualifiche in un continuo abbattimento dei record sul giro.

Alla fine a spuntarla è stata come detto la Ferrari, con Leclerc che ha girato in 1:16.145, staccando Vettel di soli 27 millesimi. Molto vicina la Mercedes, con Bottas terzo a 1 decimo e Hamilton quarto a due decimi. Quinta posizione per la Mclaren di Carlos Sainz, che precede Verstappen, Gasly e Albon.

Chiude la Top 10 l'altra Mclaren di Lando Norris e l'idolo locale Sergio Perez con la Racing Point. 12° e 14° posizione per le Alfa Romeo di Raikkonen e Giovinazzi, mentre chiudono la classifica le due Renault che non hanno concluso alcun giro cronometrato.


Città del Messico, Gran Premio del Messico - Classifica FP3


© F1 Official Twitter Page

NEUVILLE PASSA DAVANTI A LOEB NELLA MATTINATA CATALANA, TANAK 4°

Continua il predominio Hyundai, nonostante l'arrivo dell'asfalto. Terzo Sordo. L'estone è lì vicino, mentre Ogier risale fino in ottava posizione

© WRC Official Twitter PAge

Cambia la superficie, ma non la sostanza. Nel day 2 in Costa Daurada, con le speciali in asfalto, è ancora Hyundai a dettare il passo, quanto meno nelle prove del mattino.

Cambio al vertice, con Thierry Neuville che ha superato Sebastien Loeb, principalmente grazie alle prime due speciali (Savallà e Queroll), entrambe vinte dal belga, che è costretto a vincere per poter tenere vive le speranze mondiali. Da un ritardo di 1.7 secondi è passato in vantaggio di oltre 11, mentre al terzo posto tiene botta Dani Sordo, che conferma la tripletta al comando per le i20.

Continua la gestione per Ott Tanak, che è passato al quarto posto per via dell'incidente occorso al compagno di squadra Kris Meeke nel corso della seconda speciale di giornata. Tuttavia nel corso del pomeriggio, l'estone proverà ad accelerare per poter chiudere i conti già in Catalogna: la vittoria dell'ultima speciale di questa mattina è un segnale in questo senso ed il ritardo non è molto ampio (26 secondi).

Seguono il compagno di squadra Latvala e le Ford M-Sport di Evans e Suninen, questi ultimi con distacchi vicini al minuto, mentre l'altro pretendente al titolo, Sebastien Ogier, è in ripresa. Il francese della Citroen ha completato le prove in terza, quarta e seconda posizione, e dal 17° posto ora è ottavo, complice anche i problemi di Meeke. Con quattro minuti di ritardo non potrà insidiare gli avversari - a meno di errori o problemi tecnici -, ma sembra essere pronto in funzione della Power Stage di domani.

Completano la Top 10 le Citroen di Mads Ostberg, al comando della WRC2Pro, e di Eric Camilli, capofila della WRC2.

Costa Daurada, Rally Catalunya - Classifica dopo 9 stage (break del sabato mattina)


1)Thierry NeuvilleHyundai i20 Coupé WRC 1:52:03.5
2)Sebastien LoebHyundai i20 Coupé WRC +11.4
3)Dani SordoHyundai i20 Coupé WRC +16.8
4)Ott TanakToyota Yaris WRC +26.6
5)Jari-Matti LatvalaToyota Yaris WRC +37.4
6)Elfyn EvansFord Fiesta WRC +55.9
7)Teemu SuninenFord Fiesta WRC +1:08.1
8)Sebastein OgierCitroen C3 WRC +4:05.4
9)Mads OstbergCitroen Total WRT+4:52.3
10)Eric CamilliCitroen+5:02.5

MERCEDES IN LIEVE DIFFICOLTÀ: "NON È STATO IL GIORNO PIÙ SEMPLICE PER NOI"

Le parole dei piloti Mercedes, che al termine del venerdì di Città del Messico si trovano staccate di 6 e 9 decimi dalla Ferrari di Vettel


Venerdì di difficile interpretazione per la Mercedes. Nell'Autodromo Hermanos Rodriguez, le Frecce d'Argento, seppur non favorite alla vigilia, avevano dato una buona impressione al mattino. Tuttavia i distacchi subiti da Ferrari e Red Bull nel corso delle FP2 fanno suonare un piccolo campanello d'allarme per la scuderia anglo-tedesca.

Valtteri Bottas, dopo essere stato quinto al mattino, ha chiuso la seconda sessione al quarto posto, staccato di 6 decimi dal capoclassifica parziale, Vettel. Il finnico non è affatto sconfortato dalle sue libere: "Non è stato il giorno più semplice per noi; nella prima sessione la pista sembrava molto scivolosa e stavo lottando con il bilanciamento della macchina. Abbiamo apportato alcuni miglioramenti per le FP2 e in seguito il bilanciamento è migliorato molto, ma mancava ancora un po' di grip. Sia la Ferrari che la Red Bull sembrano essere forti su questa pista, ma ci sono ancora molte cose che possiamo migliorare per il fine settimana. I compound più morbidi soffrono parecchio su questo asfalto; sono stati piuttosto brutti l'anno scorso, ma abbiamo apportato alcuni miglioramenti in modo che quest'anno siano in grado di farmi fare qualche giro sulle Soft. Tuttavia, la gomma dura con cui ho corso alla fine è stata piuttosto solida e più consistente - ciò rende piuttosto interessante la gara visto che domenica potremmo vedere strategie diverse".


Lewis Hamilton è molto staccato, a quasi un secondo dalla testa, dopo essere stato al comando nelle FP1. Anche l'inglese è ottimista, pur ammettendo le difficoltà odierne: "Non è stata una grande giornata, ma è così per noi in Messico", ha detto dopo le FP2. "Non abbiamo fatto grandi drammi oggi, sto solo cercando di capire le gomme. Dallo short run al long run e con il cambio delle temperature del della pista, è difficile individuare esattamente come far funzionare queste gomme, ma questo è il bello del gioco. L'auto si è sentita abbastanza bene in FP1, ma poi abbiamo apportato alcune modifiche per FP2 e la pista è cambiata un po' in termini di livelli di aderenza e le temperature e non abbiamo ottenuto il set-up abbastanza perfetto e non ho avuto neanche un giro perfetto, quindi c'è sicuramente molto altro da fare. Lo studieremo stasera, vedendo dove possiamo migliorare per domani e Domenica".

25 ottobre 2019

HAMILTON GUIDA LE PRIME LIBERE IN MESSICO

Nelle FP1 il britannico è davanti a Leclerc e a Verstappen per appena un decimo. Sessione interrotta nella seconda parte a causa di un incidente per Lance Stroll

© Mercedes-AMG F1 Official Twitter Page
Inizia all'insegna di un grande equilibrio il fine settimana di Città del Messico, sede della 18° prova del Mondiale.

Nel circuito intitolato a Hermanos Rodriguez, molto scivoloso ad inizio turno, la Mercedes di Lewis Hamilton è davanti, con il tempo di 1:17.327, siglato con gomma morbida (banda rossa). L'inglese, che domenica potrebbe conquistare matematicamente il suo sesto titolo mondiale, è seguito da Charles Leclerc, che con la mescola gialla (media) è a soli 119 millesimi, e da Max Verstappen, staccato di un decimo e mezzo.
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In una pista fredda - anche a causa della pioggia caduta durante la notte, che ha costretto i primi piloti scesi in pista a montare le intermedie - la sessione ha tardato a decollare: infatti dopo una prima mezz'ora avara di emozioni, con le temperature in aumento si è vista più azione, con un notevole miglioramento della pista.

Alle spalle di questi tre, più staccati (6 decimi) ci sono Albon e Bottas, mentre sesto a quasi 9 decimi Sebastian Vettel, anche lui su gomma gialla a differenza di Mercedes e Red Bull, ma più in difficoltà rispetto al compagno di squadra.

Dopo la Top 6 troviamo Carlos Sainz (Mclaren), ormai una consuetudine, seguito dalle due Toro Rosso di Gasly e Kyvat. Chiude la prima metà della classifica Antonio Giovinazzi con la sua Alfa Romeo.

Da segnalare la negativa sessione delle Racing Piont: 16° posto per Lance Stroll, andato a muro all'ultima curva a 21 minuti dal termine, che ha causato l'interruzione momentanea della sessione, seguito dal compagno di squadra e idolo di casa Sergio Perez. Chiude la classifica la Williams di Nicholas Latifi, che ha sostituito Robert Kubica in questa prima sessione di prove libere (4° FP1 quest'anno per il canadese).

Appuntamento per le 21 con la seconda sessione di prove libere del Gran Premio del Messico.


Città del Messico, Gran Premio del Messico - Classifica FP1


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IL PARZIALE RISCATTO DELLE ITALIANE IN EUROPA

Tra Champions ed Europa League un turno mediamente positivo, con Inter, Juve e Napoli che sorridono, e Lazio, Atalanta e Roma che masticano amaro

Official SSC Napoli (Twitter Page)

Va in archivio il terzo turno di coppe europee: il bilancio, il migliore finora, parla di 3 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte. Andiamo a vedere nel dettaglio chi può essere soddisfatto e chi meno.

Le fondamentali vittorie di Inter e Napoli: ottavi e primo posto possibili

Erano le sfide più importanti in ottica qualificazione, e non le hanno fallite. Inter e Napoli vincono rispettivamente contro Borussia Dortmund e Salisburgo e sono ora più che mai in lizza per gli ottavi (i nerazzurri) e il primo posto del girone (i partenopei).

Per la squadra di Conte, dopo aver conquistato solo un punto in due partite, si trattava di una sorta di spareggio per continuare a sperare nella qualificazione. Ci si chiedeva quale fosse la versione europea dell'Inter, se quella contratta vista con lo Slavia, o quella garibaldina del Camp Nou. E mai risposta è stata più forte, con una prestazione coraggiosa che, non senza qualche brivido, ha permesso alla Beneamata di raggiungere i neroverdi a quota 4 nel girone: merito sopratutto di Martinez (anche se pesa il rigore sbagliato sul finale) e Handanovic, autore di due interventi provvidenziali.

Vince e convince anche il Napoli, nella delicata trasferta di Salisburgo. Nel segno di Dries Mertens, che in una serata ha prima raggiunto e poi superato Maradona per gol con la maglia azzurra (a quota 115), anche qui non è passata inosservata la prestazione del portiere, Alex Meret, che sta crescendo partita dopo partita dopo una prima stagione di ambientamento. Agli austriaci non è bastato il baby-fenomeno Haaland, autore di un'altra doppietta (a 19 anni capocannoniere della Champions). Alla Red Bull Arena, dove il Salisburgo non perdeva da 70 partite, la squadra di Ancelotti ha archiviato una preziosa vittoria che ne consolida il primo posto, con un uomo ritrovato: Lorenzo Insigne, entrato e subito decisivo, che dopo il gol-vittoria è andato subito ad abbracciare il suo allenatore. Anche queste sono notizie positive per il prosieguo della campagna europea.

Brividi per la Juve, ma con un Dybala così...

Doveva essere sulla carta la partita più facile del girone, ma una Juventus ingolfata ha dovuto sudare oltremodo per battere la Lokomotiv Mosca all'Allianz Stadium. Come spesso succede in queste occasioni, sono i campioni che levano le castagne dal fuoco. Ed in questa categoria di giocatori non c'è solo CR7, ma anche un argentino che è tornato ad essere importantissimo alla causa bianconera, ovvero Paulo Dybala. Dopo 77 minuti di tensione, in 120 secondi due grandi giocate hanno ribaltato la situazione, e così Sarri mantiene la testa del girone in coabitazione con l'Atletico Madrid.

Atalanta, la campagna europea continua a creare incubi

Premessa: la missione per la Dea era in partenza complicata. Ma dopo l'illusione del rigore di Malinovski, la banda Guardiola si è scatenata come temuto e da lì in poi non c'è stata partita. Al netto del risultato, alcuni numeri sono pesanti: 0 punti, 3 sconfitte, 11 gol subiti. Mai un'italiana ha esordito così male in Champions. È riduttivo dire "è tutta esperienza": Gasperini dovrà analizzare attentamente la partita dell'Etihad per poter giocarsi al meglio il ritorno a San Siro e tenere viva la speranza della qualificazione.

Roma e Lazio: in EU rimpianti e proteste

Per motivi differenti, le romane escono sconfortate dal giovedì di Europa League. Per una Roma che continua l'emergenza infortuni - a tal punto che Fonseca è stato costretto ad impiegare Mancini come mediano - si era messa bene nel diluvio dell'Olimpico, con il sontuoso colpo di testa di Zaniolo alla mezz'ora del primo tempo. Nonostante un Borussia Moechengladbach più propositivo e pericoloso, i giallorossi stavano per chiudere positivamente la sfida, ma l'errore di Florenzi a campo aperto ed il rigore inesistente fischiato da Collum al 92' ha condannato la Roma ad un altro pareggio, il quarto di fila tra campionato e coppa. A nulla sono valse le proteste di tutta la panchina: la Roma rimane sì in testa al proprio girone, ma con un margine rispetto alle rivali che poteva essere più ampio.


Discorso leggermente diverso per la Lazio, che dopo la partita del Celtic Park vede in serio pericolo la qualificazione ai sedicesimi. Così come in Romania, anche a Glasgow un 2-1 subito in rimonta ha condannato Inzaghi, ma stavolta i rimpianti sono molti, vista la prestazione meritevole dei biancocelesti. Spesso in questo tipo di partite, fanno la differenza gli episodi, e diversi di questi sono andati contro: dal colpo di testa di Julien al minuto 88 (lasciato tuttavia colpevolmente solo in area da corner), alla splendida demi-volée di Cataldi con super parata di Forster a 15 secondi dal termine. Per la Lazio, ferma a quota 3, sarà necessario battere gli scozzesi all'Olimpico per potersi rimettere in carreggiata.

21 ottobre 2019

LE BIG ACCELERANO, LA ROMA INCEROTTATA, IL CAGLIARI QUINTO: TUTTO SULL'OTTAVA DI SERIE A

In attesa di Brescia-Fiorentina, tutto il meglio del campionato appena ripreso, con Juve e Inter che vincono non senza brividi e il Milan di Pioli convalescente

© Parma Calcio 1913

Dopo la seconda sosta per le nazionali e prima del turno di coppe europee, la Serie A riparte con partite scoppiettanti, bomber sugli scudi e alcuni episodi al limite dell'inverosimile. Andiamo a riverede tutto nel dettaglio.

Juve e Inter avanti col brivido, Napoli ok

In testa le big non sbagliano e proseguono nella loro marcia, ma non è stato così facile. Ne sa qualcosa la Juventus che, in casa col Bologna, deve ringraziare i riflessi del 41enne Buffon, che al 92' vola ad una mano sulla  rovesciata di Santander come 13 anni fa a Berlino sull'incornata di Zidane. I coriacei gialloblu di Mihajlovic (presente in panchina per buona parte del match) hanno pareggiato subito il vantaggio iniziale di CR7 ed hanno provato a tenere testa alla squadra di Sarri che, complice poca cattiveria sotto porta, non ha chiuso la partita in anticipo. Testa della classifica mantenuta con San Gigi: ad averne secondi portieri così...

Anche l'Inter, nell'anticipo della domenica, ottiene una sporca ma meritata vittoria a Reggio Emilia. Contro una della sue bestie nere ha funzionato al meglio la coppia del gol Lautaro-Lukaku, con una doppietta ciascuno (El Toro è in stato di grazia, mentre è tornato a segnare dopo un mese). Ma anche qui un Sassuolo mai domo, con Berardi trascinatore, ha tenuto la partita in bilico fino alla fine, con gli ultimi 10 minuti pieni di pathos. Risultato, un 3-4 scoppiettante che ha fatto infuriare Conte sì, ma che esce da una delle trasferte più insidiose comunque con il bottino pieno.

Invece il Napoli dimostra di aver approfittato della sosta per riassestarsi, e la vittoria col Verona permette ad Ancelotti di tenere il quarto posto ed avvicinare l'Atalanta. Per il tecnico emiliano note positive sia in termini generali ma anche e soprattutto per aver ritrovato Arkadiusz Milik, match-winner sabato pomeriggio. Dopo aver passato queste prime partite come sesto attaccante, il polacco si è sbloccato in zona gol, con due reti da attaccante puro, e adesso scalpita per un posto da titolare anche in Champions League. Nota a margine le tre parate in 5 secondi di Alex Meret, un giocatore che in questa stagione sta crescendo esponenzialmente.


Lazio e Atalanta genio e sregolatezza, Roma avanti zoppicando, cura Pioli in atto

90 minuti di calcio champagne, in una partita prima chiusa poi improvvisamente riaperta, con gol, colpi di scena e anche un pizzico di polemica: sabato pomeriggio, tra Lazio e Atalanta, non è mancato nulla. Merito di due delle più belle squadre italiane, di giocate come quelle di Correa per il 2-3 e campioni come Muriel (che non fa pesare l'assenza di Zapata), Gomez (che sta tornando più goleador e meno assistman) e Immobile (bravo e astuto per i rigori che hanno risollevato i biancocelesti). Né vincitori né vini alla fine, ma le due si candidano ancora di più ad un ruolo di assolute protagoniste, sperando di migliorare in campo europeo.

Chi invece fatica è la Roma, che a Marassi conquista un punto con la nuova Sampdoria dell'ex Claudio Ranieri. Ma al netto del pari contro l'ultima in classifica, rasentano il tragicomico gli ulteriori due infortuni, occorsi nel primo tempo a Cristante e Kalinic: siamo a quota 15 per i giallorossi. In più l'espulsione di Kluivert, oltre a far boccheggiare la squadra di Fonseca (assente in panchina per la squalifica) negli ultimi minuti, causa un'ulteriore assenza in vista della sfida con il Milan di domenica prossima.

Ed è un Milan quantomeno rivitalizzato quello proposto nel posticipo di ieri sera da Stefano Pioli, alla sua prima uscita con i rossoneri dopo l'esonero di Giampaolo. Sette nitide occasioni nel primo tempo, di cui una sola sfruttata da un Cahlanoglu stellare, non sono bastate per battere un Lecce molto concreto. Infatti, dopo il rigore di Babacar ed il primo gol su azione di Piatek, ci ha pensato l'eroe per un giorno Marco Calderoni con un tiro da fuori al 92' a fissare il punteggio sul 2-2. Ma ci sono forti segni di vita da parte dei rossoneri, che recriminano per le opportunità sciupate da Leao.


Cagliari avanti tutta, crisi Torino, capolinea Andreazzoli

La sorpresa del momento è però il Cagliari, che batte 2-0 la Spal ed è al quinto posto solitario: sono 6 le partite senza sconfitte per la banda Maran. Con un Nainggolan in versione deluxe (missile balistico da cineteca per il gol del vantaggio) i sardi vanno a mille e possono presentare una seria candidatura quantomeno per la parte sinistra della classifica.

Chi doveva essere in grado di navigare in quelle zone era il Toro, che con la sconfitta ad Udine ha aperto una mini-crisi: 4 punti in 5 partite suonano come un forte campanello d'allarme per Mazzarri. Ma chi se la passa ancora peggio è il Genoa, sprofondato a Parma (5-1) e con Andreazzoli alla porta per essere esonerato: l'ulteriore fiducia concessagli durante la pausa non è bastata.


Bomber di razza alla riscossa, con una sorpresa

Muriel, Immobile, Milik, Lautaro Martinez e Lukaku. Sono 5 le doppiette messe a segno in questa giornata. Ma se spiccano i 9 gol stagionali dell'attaccante della Lazio, e le prestazioni a tutto tondo del colombiano e dell'argentino. La scena della domenica se l'è presa Andreas Cornelius, autore della tripletta che ha strapazzato il Genoa: l'attaccante danese è stato il protagonista inaspettato, vistoche è dovuto entrare in campo per sotituire l'infortunato Inglese ed ha segnato tre gol. Nella storia della Serie A solo altri tre giocatori, da subentrati ha fatto una tripletta: Anastasi nel '75, Boateng nel 2011 e Ilicic l'anno scorso. Per Cornelius, dopo 4 gol nelle prime 28 presenza in Italia, la svolta con 3 reti in 11 minuti.


Ci Piace e Non Ci Piace: ancora il problema razzismo, ma forse c'è una soluzione


Tutti e due gli episodi in Sampdoria-Roma, sponda giallorossa. In quella che sembra essere diventata una stupida moda, i tifosi ospiti hanno fatto cori razzisti nei confronti del blucerchiato Vieira. La società, resasi conto del brutto gesto, ha preso le difese del centrocampista avversario, dichiarando pugno duro verso i responsabili. Seguendo la tendenza che ha visto il Pescara esporsi pubblicamente verso tifosi propri, l'augurio è quello di aver trovato un fronte compatto pronto per debellare una piaga che affligge i nostri stadi e che, anzi sta tornando sempre più forte.

14 ottobre 2019

NELL'HARAKIRI FERRARI LA CERTIFICAZIONE DEL DOMINIO MERCEDES

A Suzuka il simbolo degli ultimi sei anni in Formula 1: la Rossa che per vari motivi (da favorita) non vince, le solide Frecce d'Argento che ne approfittano e festeggiano meritatamente 

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Altro giro altro trionfo Mercedes. A Suzuka, passato il tifone Hagibis, sembrava abbattersi il tifone rosso, con la prima fila Ferrari che mancava dal 2006. Invece nel giro di 4 ore scarse dal sogno all'amaro risveglio, quello delle 7.12 in Italia: la partenza sbagliata di Vettel, Leclerc tratto in inganno dal compagno di squadra, Bottas che li passa all'esterno a doppia velocità, il monegasco che in curva 2 sperona Verstappen danneggiando l'ala anteriore e compromettendo la sua gara.
Nei primi 15 secondi di gara c'è in un certo senso il riassunto del dominio Mercedes di questi sei anni. Ma attenzione a delegittimare i successi della casa anglo-tedesca, con base a Stoccarda ma che lavora alla F1 a Brackley, in Inghilterra.

La celebrazione degli infallibili uomini in grigio

Nella gara di ieri è stata scritta una pagina di storia: con il titolo costruttori matematicamente conquistato e la certezza che il titolo piloti è diventato affare esclusivo di Hamilton e Bottas, Le Frecce d'Argento hanno archiviato sei doppi titoli iridati consecutivi: è la più lunga striscia vincente, battuta anche la Ferrari di Schumacher, Barrichello, Brawn, Todt e Luca Cordero Di Montezemolo, che dal 1999 al 2004 si fermò a "solo" 6 titoli costruttori e 5 titoli piloti di fila.
I motivi di questa striscia sono molteplici, ma alcuni sono proprio riassumibili nella gara del Giappone. Una Mercedes che nei primi anni era distruttiva in qualifica, nel corso dell'ultimo periodo ha dimostrato di fare un passo decisivo in avanti sul ritmo in gara. Se negli anni della lotta esclusivamente intestina per il mondiale tra Hamilton e Rosberg la power unit era troppo potente per la concorrenza, quando dal 2018 la Ferrari si è avvicinata in questo fattore, l'aerodinamica e la gestione delle gomme hanno fatto la differenza. Un vero e proprio dominio nell'epoca del turbo-ibrido, inaugurata nel 2014 e che ha visto solo trionfi in grigio.

Tutti i numeri del dominio Mercedes

ANNOVITTORIEPOLE POSITIONGIRI VELOCI
2014161812
2015161813
201619209
201712159
2018111210
2019*1287
Totale (117 GP)869160

Ma la sensazione che rimane aldilà dei numeri imponenti è la capacità del Team a tre punte di mantenere la calma (salvo rarissime eccezioni), di fare le scelte strategiche al meglio e avere un'affidabilità estrema da parte di tutti i componenti tecnici. In questo, oltre ai meriti evidenti di Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Valtteri Bottas in pista, è fondamentale rimarcare il lavoro dietro le quinte e al muretto del Team Principal, Toto Wolff, e del direttore tecnico, James Allison. Da non dimenticare infine il ruolo di consulente fatto da Niki Lauda, a cui Wolff ha dedicato la vittoria di ieri.


I rimpianti Ferrari

E proprio negli ultimi punti di forza descritti che si possono insinuare i rimpianti della Ferrari, maggiore competitor della Mercedes in questi anni. Perché se la superiorità tecnica è stata per larghi tratti schiacciante (come dal 2014 al 2016), nei momenti in cui c'è stato più equilibrio a livello prestazionale la differenza è stata fatta dagli uomini, al volante della vettura e nel "tavolino" delle strategie. È superfluo ricordare gli errori di questi anni, basta dare un'occhiata alla gara di ieri, con Vettel che nell'ultimo anno e mezzo è stato autore di errori pesanti e Charles Leclerc che, al suo primo anno di Ferrari, ha fatto vedere un talento fuori dal comune ma che ha ancora margini di miglioramento.
Completano il quadro gli errori di strategia (le qualifiche di Monaco sono l'esempio più emblematico in questo senso) ed una leadership che, complice l'improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne, stenta a formarsi.


Dall'anno prossimo, ma soprattutto dal 2021 - anno di profondi cambiamenti a livello tecnico - la missione è chiara: compattarsi come squadra e prepararsi meticolosamente, in fabbrica come in pista. Sono aspetti che esistono da sempre in Formula 1, ma la Mercedes in quest'ultimo periodo storico ha alzato notevolmente l'asticella.


13 ottobre 2019

ALBON: "CONTENTO PER IL MIGLIOR RISULTATO IN CARRIERA" VERSTAPPEN: "LECLERC HA RISCHIATO TROPPO"

Da una parte Albon ha archiviato il miglior risultato in Formula 1, dall'altra Verstappen è finito fuori gara per un contatto al via con Leclerc. L'olandese avrebbe voluto ottenere un risultato migliore anche perché si correva in Giappone, con molti tifosi Honda sugli spalti

© Aston Martin Red Bull Racing 

Gare diverse per i piloti Red Bull. Dopo essersi qualificati in terza fila con lo stesso tempo al millesimo, Verstappen ha praticamente finito la sua gara alla seconda curva nel discusso contatto con Leclerc, mentre Albon ha archiviato il miglior risultato della sua carriera con il quarto posto finale.

Proprio l'anglo-thailandese parla della sua gara, mostrandosi molto soddisfatto, soprattutto in virtù del fatto che il best carrier sia arrivato al debutto in un circuito esigente come quello giapponese: "Il quarto posto è il miglior risultato della mia carriera in F1 e questo fine settimana è stato sicuramente il migliore con il Team. Fin dalla FP1 mi sono sentito a mio agio con la macchina ed il bilanciamento, il che è importante per una pista come Suzuka dove hai bisogno di molta fiducia, soprattutto all'esordio. Volevo di più in gara e mi sentivo come se avessi potuto fare meglio alla partenza, ma avevo troppo scivolamento ed ho perso un paio di posizioni contro le McLaren. Sono riuscito a superarle, ma a quel punto avevo già perso molto tempo nel gruppo di testa".

Albon ha parlato anche del coraggioso sorpasso nei confronti di Norris, che è stato notato dalla direzione gara senza però penalità: "Per quanto riguarda la mossa su Lando per il quinto posto, mi ha dato spazio ed ha lasciato la porta aperta ma era un po' stretta. Siamo quindi riusciti a superare Carlos con una buona strategia facendogli l'undercut, ma da allora in poi eravamo nella terra di nessuno in quarta posizione. Si trattava solo di gestire le gomme fino alla fine, ma con il ritiro di Max è stato bello segnare alcuni punti per il Team e il quarto posto è stato il migliore che abbiamo potuto fare. Sto ancora trovando il mio passo, ma nel complesso sono contento del mio ritmo e dei progressi e abbiamo fatto un passo avanti questo fine settimana. In questo fine settimana probabilmente volevamo di più, specialmente per la Honda, eravamo vicini ma non avevamo proprio il ritmo. Ora faremo i nostri 'compiti' e speriamo di tornare più forti in Messico".


Max Verstappen invece mastica amaro, visto che dopo l'incidente con Leclerc ha provato a recuperare terreno invano ed ha abbandonato la gara al 15° giro: "Ho avuto una buona partenza ed ero arrivato al terzo posto, il che era positivo. Sono rimasto all'esterno in curva 2, ma Charles ha portato l'auto sul lato della mia macchina. Immagino che Charles stesse cercando di recuperare posti dopo la partenza, ma è una lunga gara, quindi non era necessario rischiare così presto. Entrambi abbiamo perso, ma lui è riuscito a continuare una volta che ha sostituito la sua ala anteriore. Sono rientrato indietro, ma la mia auto è stata gravemente danneggiata e mi son dovuto ritirare al 15 ° giro. Da parte mia, non credo che avrei potuto fare qualcosa di diverso. È molto frustrante perché penso che abbiamo avuto buone probabilità di salire di nuovo sul podio, soprattutto dopo una partenza così buona, il che sarebbe stato fantastico per tutti i fan della Honda che ci supportano. Stiamo decisamente migliorando e il divario si sta colmando, ma c'è ancora molto lavoro da fare prima del Messico".

TUTTA LA GIOIA MERCEDES PER IL SESTO TITOLO CONSECUTIVO. WOLFF: "DEDICATO A NIKI"

Bottas: "Mi mancava la sensazione della vittoria, ho fatto una delle più belle partenze", Hamilton: "Orgoglioso di tutto il team"

© mercedesamgf1.com

È festa grande per la Mercedes a Suzuka. Con l'inaspettata vittoria di Valtteri Bottas ed il terzo posto di Lewis Hamilton, la casa anglo-tedesca ha conquistato il sesto titolo mondiale di fila, l'unica a vincere nell'era turbo-ibrida. È la più lunga striscia vincente dai tempi della Ferrari di Schumacher, Barrichello, Brawn, Todt e Luca Cordero Di Montezemolo, dal 1999 al 2004.

Valtteri Bottas, il vincitore del Gran Premio, è entusiasta di questo grande risultato conseguito da parte di tutto il team: "Sei doppi campionati vinti: ogni singolo membro del team in pista e in fabbrica può essere incredibilmente orgoglioso di questo risultato", ha dichiarato il finlandese. "Un grande grazie a tutti voi. Penso che non ci rendiamo ancora conto di quale straordinario risultato sia, ma stiamo facendo la storia in questo sport. Finora abbiamo avuto una stagione davvero buona e siamo riusciti a sfruttare al meglio le nostre opportunità, soprattutto all'inizio della stagione. È incredibile pensare che abbiamo appena fatto qualcosa che mai fatto prima - che bella giornata per tutti noi!".

Bottas ha poi analizzato nel dettaglio la sua gara che, grazie soprattutto ad un'ottima partenza, lo ha portato alla terza vittoria stagionale (cosa che mancava da fine aprile, in Azerbaigian): "Oggi ho avuto un'ottima partenza, una delle migliori della mia carriera, e sono riuscito a prendere il comando. Ci aspettavamo che la nostra macchina fosse veloce in gara, ma è davvero complicato sorpassare su questa pista, quindi sapevamo che avremmo dovuto provare a prendere il comando all'inizio e sono molto contento che tutto sia andato a buon fine. Mi è piaciuta molto la gara dopo: la macchina la sentivo davvero bene e i nostri aggiornamenti hanno funzionato altrettanto bene. Suzuka è sempre stata la mia pista preferita anche se non sono mai stato particolarmente forte qui - ma ora mi piace ancora di più questo tracciato. È passato un po' di tempo dalla mia ultima vittoria, ho perso quella sensazione vincente e sono molto felice e orgoglioso di aver vinto la gara che ci ha assicurato il Campionato Costruttori".

Anche Lewis Hamilton è molto contento del risultato di squadra ottenuto, un po' meno della sua gara: "Sono così felice per il team - che grande risultato! Sei doppi titoli consecutivi sono un risultato straordinario che ha richiesto molto tempo e un sacco di duro lavoro. Mostra solo la forza del team e sono incredibilmente orgoglioso di far parte della storia della Mercedes. È un meritato risultato - grazie a tutti a Brackley, Brixworth e Stoccarda per tutto il duro lavoro e la dedizione. Valtteri ha fatto un ottimo lavoro oggi e ha meritato la vittoria, congratulazioni a lui. Ho fatto tutto il possibile oggi; penso che probabilmente avremmo avuto la possibilità di fare doppietta oggi, quindi daremo un'occhiata a cosa avremmo potuto fare meglio nel debriefing".

Nonostante il titolo costruttori Lewis è già concentrato alle prossime gare: dal Messico parte la caccia al suo sesto titolo piloti. "Penso che possiamo aspettarci le prossime gare molto stimolanti; la Ferrari ha ancora un vantaggio di velocità in rettilineo che rende molto difficile qualificarsi davanti a loro, quindi dobbiamo superarli, ma penso che ciò renda davvero eccitante per gli spettatori. Celebreremo questo monumentale risultato oggi, ma domani inizieremo a spingere di nuovo - abbiamo ancora gare da vincere".


Un altro indiscusso protagonista di questo dominio Mercedes negli ultimi sei anni anni è stato Toto Wolff, che ha voluto fare una dedica speciale oltre ai ringraziamenti per tutta la squadra: "Quando abbiamo iniziato questo viaggio sei o sette anni fa, volevamo vincere le gare più regolarmente e poi lottare per un campionato - e ora, sei anni dopo, vinciamo il nostro sesto campionato consecutivo. Non abbiamo mai pensato che sarebbe stato possibile e sono incredibilmente felice per tutti coloro che hanno fatto parte di questo viaggio. Non è sempre stato facile, l'intero team ha lavorato sodo e abbiamo avuto una diversi momenti dolorosi, ma siamo sempre stati in grado di risollevarci. Tutti a Brackley e Brixworth hanno lavorato sodo per questo risultato e non posso ringraziarli abbastanza. Inoltre non avremmo potuto farlo senza il continuo supporto di Daimler e PETRONAS che sono sempre stati al nostro fianco. Questo sesto campionato è un molto speciale - e lo dedichiamo a Niki. È stato una parte così importante sin dall'inizio, e manca a tutti molto. Ci penso ogni giorno e trovo ancora difficile credere che non sia più qui; Continuo pensando a me stesso 'Cosa direbbe Niki, cosa penserebbe?'. Oggi, probabilmente avrebbe detto 'Congratulazioni per il sesto, ma hai una sfida tra le mani per il prossimo ann'". Era il suo modo di assicurarsi che non fossimo mai sazi. Oggi è stata una montagna russa emotiva; siamo rimasti delusi la mattina perché non eravamo abbastanza veloci in qualifica. E ora abbiamo vinto la gara e anche entrambi i campionati, che è ancora difficile da comprendere appieno".

06 ottobre 2019

ALLA JUVE IL PRIMO SCONTRO SCUDETTO, IL MILAN RESPIRA, GENOVA A PICCO: LA SETTIMA DI SERIE A AI RAGGI X

La Roma che recrimina, il Napoli che rallenta, la Fiorentina che prende il volo, tutti gli argomenti dell'ultima giornata prima della sosta

© Juventus Official Facebook Page
Arriva la seconda sosta per le nazionali e si chiude la settima di Serie A (manca all'appello Brescia-Sassuolo, rinviata al 18 dicembre vista la scomparsa del presidente nero verde Squinzi) con le prime mini-sentenze.

Il verdetto di San Siro: la Juve rimane la favorita, ma l'Inter c'è 

Ribadiamolo: è sempre la settima giornata, quindi come Juve-Napoli alla seconda non può valere "fette" di Scudetto - come ha detto Sarri alla vigilia, "costa quasi zero". Ma l'Inter che aveva fatto en plein, al cospetto di una Juve non sempre al 100%, metteva una gran curiosità per vedere se la beneamata possa mettere i bastoni tra le ruote alla Vecchia Signora, invertendo il trend degli ultimi 8 anni.

Tutte le attese della vigilia sono state mantenute: un primo tempo palpitante, giocato ad un ritmo altissimo, l'Inter che ha risposto dopo pochi minuti al vantaggio lampo di Dybala, il pathos ed i nervi degli ultimi minuti prima dell'intervallo. Il responso non è definitivo, ma chiaro: la Juventus ha ancora qualcosina in più, soprattutto nelle partite che contano. E probabilmente quel qualcosina ce la sta mettendo Sarri, nel recuperare a pieno Higuain e nel gioco, perché El Pipita è andato in gol dopo 24 passaggi di fila. Nel primo tempo poi, la squadra del tecnico livornese è andata a fiammate di grande qualità ed intensità.

Il merito dell'Inter è quello di aver risposto colpo su colpo per larghi tratti della partita, anche se esprimendo un calcio meno qualitativo e più di sostanza, secondo la filosofia del suo condottiero Antonio Conte. Il trascinatore in campo, Lautaro Martinez, una volta uscito ha reso i nerazzurri meno brillanti davanti, e anche gli assalti degli ultimi 10 minuti, alla ricerca del pareggio, non sono stati ordinati. Come ha detto Conte nel post partita, bisogna scalare un grattacielo, e non è immediato arrivare in cima, ma l'Inter è cresciuta molto e potrebbe rimanere i scia ai bianconeri per molto tempo, forse meglio del Napoli. Staremo a vedere la situazione alla vigilia della partita di ritorno, tra 19 giornate.


Il Milan riprende fiato, il Napoli si è inceppato?

Mentre la sponda nerazzurra ha dimostrato di essere al livello della capofila per buona parte della partita, la sponda rossonera sabato sera ha dovuto affrontare una battaglia sull'orlo del precipizio. A Genova, Giampaolo ha (forse) salvato la panchina dopo quasi 100 minuti di agonia, contro un Genoa in uno stato di salute non migliore. A parte Paquetà e Leao, la squadra ha dimostrato tutta la paura e l'insicurezza che ha accumulato in questa prima parte di stagione. Quantomeno i rossoneri potranno passare due settimane più tranquille, sempre se basti una vittoria del genere alla società.

Chi invece ha rallentato la propria marcia in modo preoccupante è il Napoli di Carlo Ancelotti, che ha collezionato due 0-0 di fila questa settimana. Nelle ultime quattro uscite sono solo due i gol all'attivo, contro il Brescia. Inter e Juve scappano, l'Atalanta è a loro ruota, e bisogna ritrovare il vero Lorenzo Insigne per non accumulare troppo ritardo in classifica.


L'Atalanta continua a convincere (in Italia), genovesi in crisi nera

Un'altra grande prestazione, stavolta nel ritrovato giardino di casa. L'Atalanta torna al Gewiss Stadium e si sblocca in casa, battendo il Lecce ed issandosi al terzo posto solitario. Niente contraccolpi europei per la squadra di Gasperini, che continua a giocare benissimo in Italia, sperando che si sblocchi in Champions con un Papu Gomez che si sta riscoprendo goleador.

Segno più anche per la Fiorentina, alla terza vittoria consecutiva: una squadra che sembra essersi sbloccata definitivamente e che può dar fastidio a tutte, complice un calendario più abbordabile. Chi invece non si solleva dai bassifondi è la Sampdoria, che dopo l'ennesima sconfitta (con la Spal è la sesta in 7 gare) probabilmente cambierà giuda tecnica. Destino simile per Andreazzoli ed il suo Genoa: vedere le genovesi negli ultimi due posti della classifica fa male.


Ci Piace e Non ci piace: tutto il bello di Bologna Lazio, tutto il brutto di Roma-Cagliari

Due partite andate in scena contemporaneamente, ma che hanno offerto una spettacolo molto diverso.
Emozionante la giornata di Bologna, iniziata con il ritrovo in mattinata tra i tifosi laziali e rossoblu, uniti per Sinisa Mihajlovic. Lo stesso tecnico serbo, che è riuscito ad essere in panchina per una sfida contro il suo passato, è entrato in campo accolto da un calore incredibile, per la scena più bella del weekend calcistico. La partita poi è stata spettacolare con 4 gol nel primo tempo ed un finale thrilling con il rigore sbagliato da Correa che ha fissato il risultato sul 2-2.


Ben diversa la giornata dell'Olimpico di Roma, iniziata con l'applauso all'ex Nainggolan ma finita malissimo per i colori giallorossi. Pomo della discordia il gol di Kalinic al 90', annullato da Massa per una spinta dell'attaccante croato ai danni di Pisacane. Va detto che l'arbitro di Imperia ha sbagliato non tanto nella decisione (la spinta effettivamente c'era), quanto nella modalità: ha causato confusione nei minuti successivi al gol mentre, nel sincerarsi delle condizioni di Olsen e Pisacane non si capiva se il gol fosse stato convalidato, annullato oppure in corso di check da parte del Var. Coadiuvato dal guardalinee, ha poi effettivamente annullato la rete, scatenando l'ira di Fonseca in particolare, anch'essa non degna di giustificazioni. Le parole del ds Petrachi nel post partita non hanno fatto che peggiorare le cose: per una Roma incerottata ai limiti dell'inverosimile (ieri out anche Diawara e Dzeko) perdere energie per le polemiche arbitrali non è la medicina migliore.

L'OTTAVA MERAVIGLIA DI MARC MARQUEZ, IL CANNIBALE DEL MOTOMONDIALE

Con il titolo mondiale numero 8, il sesto in MotoGP, il Cabroncito è sempre più lanciato a riscrivere per intero il libro dei record.

© motogp.com

Ci perdonerà il lettore, ma in questo articolo ci saranno dei numeri, per antonomasia freddi e forse noiosi, ma pur sempre indicativi. Perché i numeri di Marc Marquez sono una delle cose più sbalorditive di questo campionissimo, destinato a diventare leggenda.

Sia i numeri della stagione che quelli all time sono incredibili. Nel 2019 lo spagnolo ha fatto un solo errore da matita blu, quando ha buttato alle ortiche la vittoria ad Austin, ad aprile. Nelle restanti 14 gare ha totalizzato la bellezza di 325 punti, 9 vittorie, 9 pole e 10 giri più veloci, ma soprattutto il dato che se non ha vinto, ha fatto al massimo secondo. Insomma, ha lasciato le briciole agli avversari. Ed è questo fattore che ha reso la vittoria di oggi ancora più inquietante per gli avversari.

Infatti lo spagnolo proveniva probabilmente dal weekend più difficile della stagione in Thailandia, con il brutto highside nelle FP1 che l'hanno costretto ad un accertamento in clinica mobile. Con la scivolata in qualifica, si pensava che potesse gestire con un po' più di giudizio il primo match point a disposizione. Invece l'idea di gestire una gara che poteva anche non vincere per Marquez probabilmente non gli è passata per la testa: voleva celebrare l'ottavo titolo con una vittoria e così ha fatto, rischiando il tutto per tutto all'inseguimento di Fabio Quartararo per poi superarlo nell'ultimo giro. Un vero e proprio "cannibale", soprannome cucito dalla storia per Eddy Merckx.

E davvero il fenomeno di Cervera potrebbe diventare il Merckx del motociclismo, vista l'età ed i numeri che ha in MotoGP. A 26 anni e 231 giorni ha conquistato nel Motomondiale 79 vittorie, 130 podi e 89 pole. È stato il più giovane ad ottenere otto titoli mondiali - il precedente record apparteneva a Giacomo Agostini, 29 anni e 25 giorni - e soprattutto in classe regina ha vinto il 17% dei Gran Premi disputatisi dalla nascita della categoria (2002).

Un dominio in tutto e per tutto: destinato a superare a breve la leggenda del presente (Valentino Rossi) con la pazza idea di avvicinare proprio quella del passato, Agostini, a quota 15 mondiali. Non è scontato, non sarà facile, anzi. Probabilmente non è un reale obiettivo, vista la grande distanza temporale tra i due, ma di certo non perderà la motivazione: dietro di lui sta emergendo a grandissimi passi Fabio Quartararo, forse l'unico che sembra avere il "manico" giusto per poterlo combattere.

Ma questo domani è ritardato, ancora per molto tempo: la corsa alla storia continua.

MARC MARQUEZ: "UN MONDIALE FANTASTICO, UN BELLISSIMO MODO PER VINCERE IL CAMPIONATO"

Tutta la gioia del Cabroncito per la conquista dell'ottavo mondiale. Lorenzo, 18°: "Risultato deludente difficile da accettare"

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Una gara capolavoro a coronamento di un Mondiale capolavoro. Marc Marquez, con la vittoria in Thailandia sul filo di lana ai danni di Fabio Quartararo, ha potuto festeggiare l'ottavo titolo iridato, siglando record su record. Caduta di Austin a parte - unico errore dello spagnolo quest'anno - i numeri sono emblematici: 325 punti, 9 vittorie, 14 podio, 9 pole e 10 giri più veloci. Quando è arrivato al traguardo, è arrivato o primo o secondo.

Un dominio sugellato dalla gara di Buriram, vinta all'ultima curva e commentata così dal neo Campione del mondo: "Sono molto contento. Quando hai un vantaggio come questo, realizzi che sei così vicino al campionato ma devi trovare qualcosa per mantenerti motivato. Oggi andava vinta la gara ed è quello che ho fatto. Fabio è stato così veloce durante la gara ma non mi sono mai arreso, anche a metà gara in cui sembrava che stesse scappando. È stato un bellissimo modo per vincere il campionato, anche se non ci stavo pensando all'ultimo giro! Arrivare nel parco chiuso con l'intero Team Repsol Honda è stato fantastico; è un sogno farlo con tutto il fan club e la bella celebrazione. Ogni anno è speciale, non è facile mantenere tutto perfetto ogni anno per lottare per il titolo e ho avuto un inverno molto duro con l'infortunio, ma io, il team e l'HRC l'abbiamo fatto bene. Ora ci godremo un po' questa sensazione!"


Dall'altra parte del box invece, Jorge Lorenzo prosegue nella sua crisi che oggi gli ha fruttato un deludente 18° posto: "Prima di tutto voglio congratularmi con Marc e con tutto il Team Repsol Honda, otto campionati del mondo sono un risultato davvero impressionante. Da parte mia, è difficile accettare questo risultato perché è molto deludente. Ho fatto del mio meglio per essere il più veloce possibile ma nelle condizioni più calde ho avuto difficoltà a fermarmi e ho trovato difficoltà. Ora guardiamo avanti a Motegi, dove speriamo di poter essere più forti".

QUARTARARO: "UNA GARA FANTASTICA". VINALES: "MANCA ANCORA QUALCOSA". ROSSI: "PROBLEMI COL POSTERIORE"

Due piloti a podio per la Yamaha, ma sempre nei gradini più bassi, per colpa di un Marc Marquez stratosferico

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Una gara consistente per la Yamaha, che ha mostrato il suo potenziale a Buriram dopo la gara interlocutoria di Aragon. In una pista adatta alla casa giapponese però, la vittoria tarda ad arrivare ancora una volta per merito di uno strepitoso Marc Marquez: la vittoria manca ormai da Assen.

Fabio Quartararo è andato più che mai vicino alla sua prima vittoria in MotoGP. L'attacco all'ultima curva non è andato a buon fine ed il francese si deve accontentare del suo quinto podio stagionale, numeri comunque notevoli per un rookie. "È stata una gara fantastica, grazie soprattutto alla sensazione di sentirsi a proprio agio con la moto sin dall'inizio", ha affermato El Diablo. "Sfortunatamente, non siamo riusciti a salire sul gradino più alto del podio, ma siamo riusciti a lottare con il nuovo campione del mondo fino all'ultima curva. È stata una gara importante perché abbiamo fatto un altro passo avanti su una pista che non è esattamente perfetta per noi. Il ritmo di gara di Marc in prova è stato di tre decimi di secondo al giro più veloce di noi, ma siamo stati in grado di combattere con lui. Ho dato il massimo nell'ultima curva perché se non lo avessi fatto, non avrei potuto dormire fino alla prossima gara in Giappone e non vedo l'ora di andare lì!"

Maverick Vinales vede il bicchiere mezzo vuoto, nonostante il terzo podio nelle ultime quattro gare. Top Gun si aspettava di poter lottare per la vittoria vedendo le prestazioni in questo weekend, dalle FP1 al Warm Up: "Sono felice, mi sento positivo e accetto il terzo posto, ma non è abbastanza", ha ammesso lo spagnolo. "Dobbiamo lavorare di più e fare un altro step. Ho notato una differenza tra me, Fabio e Marc, soprattutto in trazione, ma ero ancora in grado di ottenere buoni tempi sul giro e colmare il divario alla fine della gara. Ciò significa che abbiamo alcuni punti forti, ma dobbiamo migliorare i punti deboli. Quando non ho trazione a serbatoio pieno, è molto difficile ottenere i tempi sul giro. Non appena il carburante è diminuito un po', sono riuscito a portare molta velocità in curva e fare di nuovo i tempi sul giro. Ho avuto una sensazione molto migliore nel warm up di oggi rispetto a quello che avevo durante la gara, quindi dobbiamo capire questo e migliorare per il Giappone".


Valentino Rossi invece ha concluso un'altra gara lontano dalle posizioni che contano: un ottavo posto non preventivato alla vigilia che non soddisfa Il Dottore, che identifica i principali problemi nel posteriore: Due piloti a podio per la Yamaha, ma sempre nei gradini più bassi, per colpa di un Marc Marquez stratosferico.