02 giugno 2014

IMPRESE, POLEMICHE, SPETTACOLO E PASSIONE: IL GIRO D'ITALIA CONQUISTA SEMPRE!

E' l'evento sportivo italiano del mese di maggio e porta sulla strada centinaia di migliaia di persone: e anche quest'anno il Giro d'Italia non ha deluso. Ed è finito con pronostici rispettati (Quintana in rosa), sorprese italiane (Aru su tutti), delusioni da parte dei "vecchietti" (i vari Basso, Scarponi ed Evans) ma anche tantissimi momenti che solo il ciclismo può regalarci.
I temi da sviscerare sono molti ma cominciamo con un computo totale: dal punto di vista "nazionale" abbiamo tre nazioni su tutte protagoniste: l'Australia, dieci giorni in maglia rosa con Matthews ed Evans e vincitrice di 4 tappe (Orica Greenedge nella cronosquadre di Belfast, Matthews e due volte Michael Rogers, il Re dello Zoncolan); la Colombia, che ha monopolizzato i podi con il vincitore Nairo Quintana (primo colombiano della storia e anche maglia bianca), il secondo e vincitore a Barolo Rigoberto "Ciccio" Uran e la maglia blu di Arredondo; l'Italia, o come direbbe Mazzini, la "Giovine Italia" con le vittorie tappa di Ulissi (2), Aru, Canola, Battaglin e Pirazzi (tutti e tre della Bardiani CSF).
Detto questo passiamo ai singoli.
Nairo Quintana. Il dominatore del Giro, l'impassibile colombiano era il favorito alla vigilia e non ha tradito le attese: dopo i primi dieci giorni non semplicissimi (condizione da affinare e problemi respiratori) nella terza settimana ha sbaragliato la concorrenza vincendo con autorità e un pò di furbizia la tappa regina con Gavia ,Stelvio e Val Martello (vero turning point della corsa rosa), la cronoscalata al Monte Grappa e limitandosi a controllare sullo Zoncolan.
Rigoberto Uran. Al secondo podio consecutivo, "l'altro" colombiano ormai è una certezza. Inoltre l'abbiamo scoperto come un gran simpaticone con pubblico e giornalisti, in completo contrasto caratteriale con Quintana.
Fabio Aru. All'inizio era una promessa ed è andato oltre ogni più rosea previsione: ribattezzato "SpettacolAru", è diventato durante il Giro la speranza italiana del futuro nelle corse a tappe e "l'orgoglio della popolazione sarda" secondo Gigi Riva. Raramente un ragazzo in così poco tempo ha conquistato i tifosi, grazie alla sua completezza (anche se può migliorare a cronometro), al coraggio dimostrato in ogni salita, all' umiltà che traspare in ogni intervista, e anche alla vittoria a Plan di Montecampione che ricorda quella di Marco Pantani nel 1998.
Tuttavia il sardo è solo la punta di un iceberg, l'esempio più evidente di un ricambio generazionale che da almeno 10 anni non si verificava nel ciclismo italiano, a cui fanno parte i vari Diego Ulissi (anche lui un domani in grado di vincere sia sulle classiche che sulle gare a tappe), Enrico Battaglin, Stefano Pirazzi, Marco Canola, Giacomo Nizzolo, Gianluca Brambilla ed Elia Viviani oltre alla maturazione di Domenico Pozzovivo e Dario Cataldo: nomi che potranno essere protagonisti nella prima nazionale del nuovo ct Davide Cassani.
E ad avvalorare ciò c'è stata la delusione per diversi esperti del gruppo, già vincitori del giro: Michele Scarponi, Damiano Cunego e Ivan Basso. Se per il marchigiano, vista l'esplosione di Aru, alla fine si può parlare di "allenamento" per il Tour de France (sarà una pedina fondamentale per Vincenzo Nibali), per Cunego rimane il solito dilemma se cercare di vincere una tappa oppure fare la classifica generale con il risultato di non riuscire in nessuno dei due casi. Discorso a parte merita il varesino della Cannondale, che l'obiettivo l'aveva fissato: tornare sul podio in un grande giro. Ma purtroppo complice una forma non ottima, qualche caduta e forse la carta d'identità che dice 36 anni, chiude con 32 minuti di distacco in classifica. Tra la delusioni vanno aggiunti anche Cadel Evans (entrato in forma troppo presto e ceduto di schianto nell'ultima settimana) e Moreno Moser, unica vera delusione tra i giovani azzurri.
Però il Giro, oltre ad analisi sugli atleti, è anche l'evento che passa quasi in ogni angolo d'Italia e che mostra appassionati e situazioni che solo il ciclismo può darti. Per questo ho scelto i momenti più significativi di questo Giro (i "Momenti a Cinque Cerchi"):
La straordinaria accoglienza irlandese alla partenza di Belfast


Il Re degli sprinter Nacer Bouhanni che ha approfittato
del ritiro prematuro di Kittel (sempre
 piazzati i nostri Nizzolo e Viviani)






"Purito" Rodriguez, uno dei favoriti alla vigilia, che
 si è dovuto ritirare a causa della maxi-caduta di Montecassino,
altro momento chiave di un Giro condizionato dal maltempo












La forza del ciclismo con il gruppo sullo Stelvio:
 a 2755 mt, 0,5 C° e in un tormenta di neve
per una tappa d'altri tempi

La "composta" esultanza di Stefano Pirazzi a Vittorio Veneto:
la rivincita di un ragazzo criticato per 5 anni

I 23.000 spettatori silenti del Monte Grappa...


... e i 100.000 indemoniati sullo stadio naturale del Monte Zoncolan





Piazza Unità d'Italia a Trieste con le Frecce Tricolore:
per il Giro una grande festa anche all'arrivo

L'apoteosi per Nairo Quintana

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