28 agosto 2014

LE FAVOLE DELLO SPORT TRA EROI E "BAMBINE"

Si dice che i miracoli esistono e lo sport non fa eccezione. Ma in questo ultimo periodo se ne sono verificati due, due storie da raccontare che legano con un doppio filo la Bulgaria e New York.
Partiamo da Sofia. Ritorno degli spareggi di Champions League. Mentre a Bilbao il Napoli tracolla e lascia anzitempo la competizione più importante per club, nella capitale bulgara il Ludogorets deve recuperare un gol alla Steaua Bucarest. Le avvisaglie ci sono tutte: a 30 secondi dalla fine del match calcio d'angolo, respinta corta della difesa rumena ed il brasiliano Wanderson dal limite dell'area con un sinistro al volo manda il pallone all'incrocio e porta tutti ai supplementari.
Lì dopo mezz'ora di dominio, al 119' arriva il colpo di scena: fallo da ultimo uomo del portiere bulgaro Stoyanov; essendo stato espulso e finite le sostituzioni tocca al terzino Cosmin Moti (guarda caso rumeno e cresciuto nella Dinamo Bucarest, storica rivale della Steaua) difendere la porta nei calci di rigore. E il difensore prima segna il primo rigore dei suoi e poi ne para due agli avversari con due tuffi splendidi verso destra, portando per la prima volta il Ludogorets alla fase a gironi della Champions. Un autentico eroe.
Quindi andiamo nella grande mela per lo US Open. Nelle prime giornate a Flushing Meadows ci sono state diverse conferme (gli esordi vincenti di Federer, Djokovic, Sharapova, Murray e delle Williams), il passaggio del turno di tutti e quattro gli italiani (Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli più la Errani, Vinci e Pennetta) ma soprattutto non sta passando inosservata la favola di Catherin Cartan Bellis, 15enne statunitense, non ancora professionista e numero 1208 del mondo, che grazie ad una wild card ha potuto affrontare nel main draw la slovacca Cibulkova, tredicesima del ranking WTA, e batterla con il punteggio di 61 46 64 per la vittoria più giovane della storia di uno slam.
L'eroe e la bambina, due volti diversi a dimostrazione che le favole nello sport esistono e sono splendide.


19 agosto 2014

CONTE: LE PRIME DICHIARAZIONI DEL C.T. AZZURRO

Chiaro, non intenzionato a compromessi con nessuno ma anche furbo e aperto al dialogo. Questo è stato Antonio Conte nella prima conferenza stampa da commissario tecnico dalla Nazionale Italiana.
C'era attesa ed il pubblico delle grandi occasioni a Roma per questa presentazione e l'ex tecnico della Juventus non ha fatto mancare spunti interessanti.
Dopo aver firmato il contratto alle 11.43 c'è stata prima l'introduzione del neo presidente della FIGC Carlo Tavecchio che ha spiegato come in questo momento delicato del calcio italiano "serviva un grande condottiero, uno degli allenatori migliori d'Europa" e riguardo al ricco e partecipato contratto "é un'investimento su un uomo che può rappresentare al meglio il made in Italy e creare un plus con iniziative all'estero (Conte è anche il primo c.t. meridionale della storia, ndr)".
Poi è la volta di un Conte a 359° perché è stato chiaro e determinato su alcune questioni ma bravo ad aggirare altri difficili argomenti.
Andiamo con ordine: ha iniziato dicendo di essere emozionato ed orgoglioso per allenare "una nazionale con 4 stelle sul petto" e ringraziando sia Prandelli che Sacchi per il grande lavoro fatto; poi ha ascoltato le domande dei giornalisti. Innanzitutto non pensava di tornare così subito sul campo, facendo un autunno di aggiornamento e aspettando la chiamata di un top club europeo, ma che non ha potuto dire di no al "posto più ambito di un allenatore".
Si è passato ad un discorso tecnico ed in particolare sui giocatori (nominando solamente Giuseppe Rossi, definito "patrimonio del calcio italiano che vorrei avere al top della forma", e Pirlo con cui dovrà parlare a quattr'occhi): per Conte "tutti sono convocabili", preferirà "i grandi uomini ai grandi giocatori" e soprattutto vuole "una squadra con la S maiuscola, con il talento a servizio della squadra e la squadra che fa emergere il talento". Ha messo in chiaro che non applicherà un codice etico ma un comportamento etico dove non ci saranno degli standard di punizione, introducendo il tema che lui sarà il solo a decidere sui calciatori da scegliere (frase rivolta anche a chi pensava che lo sponsor tecnico, che supporta parte dell'oneroso contratto, potesse influenzare queste scelte).
Poi sono arrivati gli argomenti più spinosi riguardo l'addio alla Juventus (glissato velocemente come "naturale conclusione di un rapporto vincente") e le vecchie frizioni con la federazione: incalzato da domande-frecciate riguardo la squalifica ingiusta del calcioscommesse, della "paura" e degli scudetti juventini (30 o 32), il tecnico leccese prima si rifugia in un ironico "Agghiacciande!" e poi dribbla la polemica dicendo che "gli scudetti per me sono otto: i cinque vinti da giocatore e i tre da allenatore".
Infine conclude dichiarando che sarà "l'allenatore del popolo italiano", si metterà alla prova in un ruolo diverso che gli permetterà di lavorare solo 10 giorni al mese e si impegnerà cercando un rapporto con tutti gli allenatori e giocatori per far diventare la vittoria come una "dolce condanna".
A questo punto non resta che aspettare le prime convocazioni e le prime partite, ufficiali e non, per capire uomini e idee tattiche di un allenatore sicuramente adatto ad una nuova era del calcio e della nazionale italiana.
Da parte di tutti gli italiani, in bocca al lupo Mister Conte!

17 agosto 2014

LA DISARMANTE SEMPLICITA' DI VALERIA STRANEO

Come iniziare una carriera sportiva a quasi quarant'anni. E togliersi grandissime soddisfazioni. Ma c'è qualcosa che va oltre di Valeria Straneo che piace e ci piace.
L'azzurra non ha tradito le attese e ha conquistato l'argento nella maratona agli Europei di Zurigo dopo quello mondiale a Mosca l'anno scorso; anche se meno importante dell'alloro precedente, la prestazione della piemontese è, se possibile, ancora migliore.
Infatti Valeria, come a Mosca, ha usato il canovaccio preferito: quello della corsa dura e selettiva, favorita da un percorso altrettanto impegnativo (quattro giri di un tracciato con tre salite di cui due impegnative). Così la trama è presto fatta con niente grupponi e poche rivali. In particolare, la francese Christelle Daunay e la portoghese Augusto. Ma il vero duello in questo film di due ore e 25 è con la transalpina, l'unica a rimanere incollata all'azzurra e quella che, dopo diversi tentativi, la staccherà al 39° km anche a causa di qualche problema fisico ("un indurimento al polpaccio" dirà la Straneo nel post-gara).
Al traguardo e sul podio però, nonostante il piccolo rammarico, la gioia ed il sorriso sono di quelli sinceri, a dimostrazione di una persona solare e ottimista oltre che una sportiva fortissima. Perché di Valeria Straneo ci piace anche il come interpreta la gara dal punto di vista caratteriale: imposta sì un ritmo duro, ma è sempre sorridente e (apparentemente) rilassata dando il "cinque" alla gente (anche al marito e ai figli). Atteggiamento molto positivo dato una vita non facilissima.
Nata ad Alessandria 38 anni fa e malata di sferocitosi ereditaria, solo dopo l'asportazione della milza si è data con successo alla maratona arrivando ottava all'Olimpiade di Londra e, come detto, seconda ai Mondiali di Mosca. Ma a dispetto della carta d'identità e a conferma del suo inguaribile ottimismo guarda già avanti, saltando probabilmente i Mondiali prossimi di Pechino puntando tutto sui Giochi di Rio, quando a quarant'anni tondi tondi andrà alla ricerca di un'autentica impresa e, sicuramente, darà il massimo col sorriso. Uno di quei volti che fanno bene allo sport italiano.

06 agosto 2014

GUARDIOLA SHOCK: IL TRAMONTO DI UN CALCIO E DI UN ALLENATORE?

E' un periodo di grandi cambiamenti nel calcio mondiale: nonostante i grandi club europei non aspettino molto a comprare giocatori a suon di milioni, l'idea di gioco è sempre determinante per alzare i trofei.
E nell'ultimo decennio tre allenatori sono stati i protagonisti con le proprie filosofie: José Mourinho e la sua personalità che dà ai propri giocatori determinazione e autostima; Carlo Ancelotti che, studiando a fondo gli avversari e lavorando sulla psicologia delle persone, è diventato uno degli allenatori più amati; infine Pep Guardiola ed il suo marchio di fabbrica, ovvero il Tiki-taka.
Ma, come dicevamo all'inizio, è in atto una rivoluzione dell'idea di calcio che coinvolge quest'ultimo, probabilmente anche a causa di Ancelotti. A settembre uscirà nelle edicole di tutto il mondo "Herr Pep", la biografia autorizzata dell'allenatore spagnolo a cura del giornalista e scrittore Martì Perarnau. Un libro destinato a creare diversi spunti dopo le anticipazioni che sono uscite in queste ultime ore. Addirittura Guardiola arriva ad affermare di odiare il Tiki-taka (divenuto in quest'ultimo anno al Bayern Tiki-taken): "E' solo un etichetta, - dice - è impossibile passare dalla fase difensiva a quella offensiva senza almeno 15 passaggi". 
Questa "abiura" di fatto chiude un era calcistica: il sistema di gioco fondato su grande possesso palla e passaggi orizzontali per accerchiare gli avversari ed entrare dentro la porta con il pallone è definitivamente tramontato.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito a moltissimi colpi che ne hanno fatto vacillare l'efficacia dopo un lustro di dominio (2 Champions e 3 campionati spagnoli con il Barcellona più 2 europei ed un mondiale con la Spagna di Del Bosque): dallo 0-4 inflittogli da Carletto in semifinale di Coppa, definita nel libro "il peggior fallimento della mia carriera da allenatore", al mondiale brasiliano.
Sì, il mondiale. Perché i grandi sconfitti sono stati Italia, Brasile, Argentina e altri ma soprattutto l'allenatore del Bayern Monaco che ha visto prima affondare la Roja ed il suo credo dopo sole due partite e poi vincere la Germania, con 7 giocatori "bavaresi", grazie ad un sistema di gioco opposto a quello del catalano, basato su un ritmo più elevato e grande verticalità.
Perciò il profeta del Tiki-taka cosa farà adesso? Continuerà ad essere fedele alla sua dottrina, che comunque ha portato il Bayern a vincere il campionato a marzo, o cambierà qualcosa sul piano tecnico-tattico per avvicinarsi al modello tedesco rivelatosi vincente negli ultimi tempi?
E in quest'ottica sarà importante seguire anche la stagione del Barcellona, perché a guidarlo quest'anno sarà Luis Enrique, discepolo di Pep, che un paio di anni fa provò ad esportare il Tiki-taka in Italia, a Roma, senza successo.
Questi saranno due
degli aspetti più interessanti della prossima Champions League che si concluderà il 6 giugno 2015 proprio in Germania, all'"Olympiastadion" di Berlino.

04 agosto 2014

MILAN, INTER E ROMA: LA TOURNEE AMERICANA HA DETTO CHE...

Mancano 4 settimane all'inizio del campionato e si susseguono le tournée estive delle big di Serie A in giro per il mondo.
Mentre la Fiorentina prosegue il tour sudamericano con discreti risultati (soprattutto l'aver rivisto la coppia Rossi-Gomez dopo quasi un anno) e la Juventus sta per partire verso Jakarta con molte incognite (tra Vidal, Allegri, gioco e modulo), è appena conclusa la rassegna americana della Guinness Cup per le tre italiane partecipanti (Milan, Inter e Roma) con diverse indicazioni importanti anche in chiave mercato.
Le note più positive vengono dai NERAZZURRI che tornano in Italia con il bottino di due vittorie contro Real Madrid (ai rigori) e Roma e una sconfitta, sempre ai rigori, contro il Manchester United.
COSA VA: La fase difensiva (un solo goal subito in tre partite, peraltro un super goal di Bale) e la condizione atletica già al top.
COSA NON VA: A fronte di una concentrazione ed una motivazione "alla Mazzarri" c'è ancora troppa poca qualità in mezzo al campo (Kovacic e Hernanes basteranno?).
MERCATO: Medel non porterebbe quella qualità ma ancora più muscoli in mezzo al campo. Osvaldo come vice-Icardi è un bel colpo. Ottima l'integrazione di Vidic, M'Vila e Dodo.
Per la ROMA prestazioni altalenanti; inserita nello stesso girone ha raccolto due sconfitte (2-0 con l'Inter e 3-2 con il Manchester) e una vittoria di misura con il Real, oltre a quella in amichevole contro il Liverpool.
COSA VA: Nonostante le sconfitte rimediate la squadra ha espresso, seppur a sprazzi, un ottimo gioco fondato sul possesso palla così come vuole Rudi Garcia. E Totti è già pronto alla faccia di quasi 38 primavere...
COSA NON VA: La difesa su più aspetti: sarà pur calcio d'agosto, ma il black-out contro i Red Devils che è costato tre goal in 10 minuti è comunque preoccupante. Inoltre l'infortunio muscolare di Castan non migliora le cose.
MERCATO: Di conseguenza Astori garantirà il ricambio necessario per la Champions? Sicuramente Sabatini ha agito benissimo allungando molto la panchina. Infatti, i nomi più caldi sono solo in uscita: vendere Ljajic sarebbe opportuno, vendere Destro sarebbe, invece, deleterio.
Molto diversa la situazione del MILAN. 1-5 con il City, 0-3 con l'Olympiakos e 0-2 con il Liverpool. Milanello è sì un cantiere aperto, Inzaghi dovrà ancora ritrovare diversi elementi al top (Montolivo è fondamentale), ma le brutte figure, specie se in campo internazionale, non piacciono a nessuno.
COSA VA: Cercando l'ago in un pagliaio, a livello individuale ci sono diversi giovanissimi in rampa di lancio (Mastour su tutti) e un El Shaarawy tornato in condizione dopo un anno nerissimo.
COSA NON VA: Quasi tutto ma un dato è clamoroso: 10 goal subiti a fronte di uno solo realizzato. Agazzi non convince, la difesa è quantomeno rivedibile e l'attacco non concretizza come dovrebbe: occorre il Balotelli in versione "Dr. Jekyll" altrimenti...
MERCATO: ...altrimenti è meglio cederlo: la quotazione si è abbassata dopo il mondiale ed il giocatore è molto richiesto. Tuttavia è indispensabile avere un centrocampista dai piedi buoni e liberarsi di Robinho (svogliato e con un ingaggio pesantissimo).
Detto ciò non resta che aspettare le prossime mosse di mercato e nuove risposte sul campo. Calciofili, non temete: tra poco la Serie A riparte!