24 giugno 2014

PRANDELLI TRA INCERTEZZE, FALLIMENTO E IL CUORE DEGLI ITALIANI

Italia, ore 12.32. Dopo una mezza giornata di lavoro ormai tutti hanno almeno una volta pensato a Italia-Uruguay e stanno organizzando con amici e parenti dove e come trovarsi alle 18 davanti a televisioni e maxi-schermi, stanno discutendo nei bar quale formazione schierare tra il partito di "Immobile titolare", "Verratti e non Thiago Motta", "difesa a tre" oppure addirittura "Prandelli a casa" (l'Italia d'altronde ha 60 milioni di c.t.).
Natal (Brasile), ore 6.32. L'unico vero c.t. della Nazionale Italiana, Cesare Prandelli, si è svegliato o si sveglierà a breve (anche se avrà dormito poco, visto che ha detto che è "la partita più importante della carriera professionale", n.d.r.). E cosa passerà per la mente del c.t. a poche ore dalla classica partita da "dentro o fuori" dove dentro vuol dire salvare la baracca e andare avanti nel sogno del quinto mondiale e fuori significherebbe senza "se" e senza "ma" un fallimento, per giunta il secondo consecutivo?
Allora, nel momento più delicato di questi quattro anni alla guida della Nazionale, Prandelli si è rifugiato dal punto in cui l'ascesa dell'Italia è cominciata: Danzica (Polonia), 10 giugno 2012, partita d'esordio dell'Europeo per gli azzurri contro l'Invicibile Armada spagnola. Difesa a tre con De Rossi abbassato alla linea dei centrali e pareggio contro i campioni di tutto: l'inizio di un europeo esaltante che ci vedrà in finale, "cotti" e acciaccati, battuti ancora dagli iberici.
Così, dopo due anni, ancora difesa a tre e blocco Juve promosso a tenere a bada due come Cavani e Suarez per un sistema difensivo dominante in Italia ma incerto in Europa. Incerto come lo stato d'animo di Prandelli che in queste due settimane ha dovuto cambiare il suo credo: rispolverare il 3-5-2 e mettere in attacco Balotelli e Immobile, due che in teoria dovrebbero alternarsi. Già, proprio loro, il contestato SuperMario nazionale che, ne siamo certi, non fallirà in una partita fondamentale per due volte di fila e Ciro Immobile, il capocannoniere della Serie A spinto dall'Italia intera (soprattutto dalla sua Torre Annunziata e tutto il sud, sperando in un nuovo Totò Schillaci): saranno i due centravanti che dovranno fare la differenza oggi, nella battaglia di Natal, per rivitalizzare un reparto offensivo col fiatone. D'altronde nei vari Pirlo, Buffon, Barzagli e De Rossi (oggi purtroppo assente) tutta l'Italia ripone fiducia per una sfida che comunque ci vede qualificati anche con il pareggio.
Altrimenti, vista la critica perpetua e la diffidenza dell'italiano medio, temo che Prandelli e Balotelli dovranno farsi ospitare da Cesare Battisti per non tornare in Italia...
Ovviamente era una battuta, questa possibilità non la dobbiamo nemmeno calcolare e alle 18 bisogna fare il tifo per 95 minuti sperando che il cuore di noi italiani abbia la meglio sul carattere e la classe degli uruguaiani.
FORZA AZZURRI!

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