16 dicembre 2019

DA JUVE E INTER IN TESTA A BRACCETTO ALLA SPAL DESOLATAMENTE ULTIMA: TUTTI I TEMI DELLA 16° GIORNATA DI SERIE A

Ma anche la Roma che consolida il quarto posto, il Milan che rallenta ed un Napoli impantanato anche con Gattuso.

© Juventus Official Twitter Page


In attesa della sfida ad alta quota tra Lazio e Cagliari, che può portare i biancocelesti a -3 dal primo posto, l’analisi della penultima giornata del 2019 ci riconsegna il pareggio a quota 39 delle due capoliste: probabilmente le scorie europee hanno lasciato il segno.

La difficile settimana dell’Inter: una situazione che sta presentando il conto

Al minuto 92 della sfida del Franchi crolla il castello faticosamente costruito dall’Inter, con la rete di Vlahovic. Contro una Fiorentina coriacea, in cerca di riscatto dopo 4 ko consecutivi con tanto di panchina di Montella in bilico, sono emerse tutte le difficoltà dei nerazzurri di questo periodo. Merito anche di Dragowski, con due splendide parate su Lukaku (anche se sulla seconda il belga poteva fare meglio), ma l'Inter comincia lentamente ad andare in debito d'ossigeno, anche per la mancanza di ricambi a centrocampo. Il gol preso su lancio lungo di Dalbert a 120 secondi dalla fine con la squadra un po' troppo sbilanciata in avanti ne è la dimostrazione. Si chiude una settimana molto negativa con 2 pareggi in campionato e l'eliminazione dalla Champions League. A Conte l'obbligo di finire l'anno solare con una vittoria per ricaricare le pile in vista di un mese di gennaio tradizionalmente ostico per la Beneamata.

Col tridente pesante la Juventus fa paura

Da grandissima squadra qual è, la Vecchia Signora viene subito fuori dalla lunga notte di Roma. Passando per la vittoria infrasettimanale di Leverkusen, contro l’Udinese Sarri ha vinto sperimentando il tridente pesante con Higuain, Dybala e Cristiano Ronaldo. E per il tecnico toscano non c’è stato riscontro migliore di quello della prestazione odierna: al cospetto di una squadra che tuttavia non sta affrontando un buon momento di forma, i tre (pienamente recuperati fisicamente e mentalmente) hanno sfoggiato lampi di classe e di bel gioco, con una collaborazione che ha funzionato a meraviglia. Dietro altra grande prestazione per Demiral da non sottovalutare. L'aggancio in classifica c'è stato - per essere precisi sorpasso, in quanto a pari punti vale lo scontro diretto vinto a San Siro - e contro la Sampdoria a Marassi i bianconeri possono rimettere il naso avanti. Il testa a testa continua, ma sembra essere Sarri in vantaggio psicologico. Senza dimenticare una Lazio che potrebbe accorciare ancora di più questa sera nel Monday Night di Cagliari.

La Roma consolida il quarto posto, si stacca l'Atalanta

La lotta per il quarto posto passerà anche da Cagliari, ma nel frattempo la Roma supera la Spal 3-1 e aspetta il risultato della Sardegna Arena per vedere se può accorciare sui cugini biancocelesti oppure consolidare la propria posizione, fino a ieri in coabitazione con i sardi. Non è stata una passeggiata per la squadra di Fonseca che, nonostante un approccio migliore rispetto alla sfida di Europa League con il Wolfsberger, è andata sotto per l'ingenuità di Kolarov che ha regalato ai ferraresi il rigore trasformato da Petagna. Tuttavia dopo un'ora di gioco, i giallorossi grazie a qualche episodio - come il pareggio sul tiro di Pellegrini deviato da Tomovic ed il rigore conquistato da Dzeko e trasformato da Perotti - sono riusciti a ribaltare una situazione potenzialmente pericolosa e mostrano più carattere di quello mostrato contro gli austriaci giovedì: per il portoghese c'è ancora qualcosa da limare sul piano attitudinale.

Dalla lotta per il quarto posto si stacca momentaneamente l'Atalanta, che perdendo a Bologna scivola a -4 dai giallorossi. Anche per la Dea probabilmente un leggero calo di energie post-impresa ucraina, non aiutato dall'infermeria, che è costato caro al cospetto di un Bologna micidiale nelle ripartenze. Qualche rimpianto c'è per Gasperini in un finale di partita che stava per rimettere in sesto, ma il salvataggio di Danilo sul pallonetto di Barrow condanna i nerazzurri alla prima sconfitta in trasferta in campionato.

Milan a secco, Napoli a picco

Doveva essere una festa a San Siro, con i festeggiamenti per 120° compleanno del club. Per l'occasione sono tornati a San Siro grandi campioni del passato, ma la prestazione da campione è stata di Gianluca Pegolo, il secondo portiere classe '81 del Sassuolo autore di 4 grandi interventi. E quando non ci è arrivato Pegolo, ci si è messa la sfortuna con i due legni colpiti da Leao in 5 minuti che hanno condannato il Milan allo 0-0 casalingo. L'amarezza rimane ma la squadra è in crescita, con un gioco che comincia a farsi vedere ed un Piatek più coinvolto nella manovra (anche se ancora a secco in zona gol).

Chi invece non cresce è il nuovo Napoli di Rino Gattuso, che al 90' ha subito la beffa contro il Parma. Non gira niente per gli azzurri: il tecnico calabrese ha parlato di difficoltà dal punto di vista mentale, ma anche gli episodi non aiutano. Dopo una partita aggressiva, con un Sepe super ed un contropiede orchestrato da Gervinho il Napoli perde in casa per la terza volta in stagione contro squadre non di primissima fascia. Gattuso non poteva fare miracoli a tre giorni dal suo insediamento, ma occorre recuperare pienamente la testa dei suoi uomini, perché la classifica langue: col sorpasso degli emiliani, è ottavo posto in coabitazione con Torino e Milan e sono 11 i punti distacco dal quarto posto.

Ci Piace e Non Ci Piace: Mister Derby Ranieri e la Spal

La super rimonta del Verona col Torino (da 0-3 a 3-3 in un quarto d'ora) va sottolineata, così come la ripresa del Brescia ad opera del rientrante Corini, ma la "palma" di migliore questa settimana è di Claudio Ranieri, che inserendo Gabbiadini ha deciso il Derby della Lanterna. Prosegue il lavoro di risanamento del tecnico romano, che può vantare una statistica davvero positiva, ovvero l'imbattibilità nei derby: in 10 "allenati" ne ha vinti 9 con un pareggio.

De profundis invece per la Spal, uscita da Roma con zero punti ed alla terza sconfitta consecutiva. Andata in vantaggio ed in partita per un'ora, crolla nel finale e vede la zona salvezza distante sei punti. Ammirevole la scelta della società che ha dato fiducia allo storico tecnico spallino Semplici, in controtendenza con altre realtà (vedi Brescia), a Torino probabilmente l'ultima chance.


13 dicembre 2019

DALL'IMPRESA STORICA DELL'ATALANTA ALL'ENNESIMA DEBACLE EUROPEA DELL'INTER: TUTTE LE SENTENZE DELLE FASI A GIRONI PER LE ITALIANE

Ma anche il paradossale obiettivo raggiunto dal Napoli, la qualificazione della Roma e l'eliminazione della Lazio: 5 squadre su 6 rimangono in Europa, di cui 3 in Champions

© Atalanta Bergamasca Official Twitter Page

Con il bilancio di 3 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte si chiude questa prima fase di coppe europee per le squadre italiane. Oltre al mero dato "da schedina" però, stavolta contano le classifiche e le sentenze emesse, e ce ne sono di tutti i tipi: dal sogno quasi insperato che si avvera all'incubo che si materializza ancora.

La clamorosa qualificazione dell'Atalanta, simbolo di cuore, testa e gambe

Alzi la mano chi, al termine delle prime tre partite dava chance alla Dea non solo di passare il turno, ma anche di qualificarsi come terza per "retrocedere" in Europa League. Invece, dopo un inizio di ambientamento (il 4-0 di Zagabria su tutti), l'Atalanta ha insistito nel fare il calcio che predilige, e dopo essersi sbloccata col City ha iniziato la sua favola. Il capolavoro si è concretizzato a Kharkiv con una partita coraggiosa fatta di testa, cuore e gambe nonostante le assenze in attacco e un Muriel non al 100%. La prima storica partecipazione si è trasformata così nella prima storica partecipazione agli ottavi di finale, scatenando la gioia dei bergamaschi e l'ammirazione dell'Italia intera. Il sogno continua.

Rimpianti e infortuni: Inter ancora una volta fuori ai gironi

Da Spalletti a Conte, l'Inter formato europeo non cambia marcia e ancora una volta viene eliminata ai gironi: manca gli ottavi dal 2011/2012. Ci sono alcuni punti in comune rispetto ad un anno fa, come l'essere arrivati all'ultima partita artefice del proprio destino ed il pareggio interno contro la squadra sulla carta più debole. Proprio questo è il rimpianto più grande per i nerazzurri: il pareggio di settembre con lo Slavia Praga, ripreso col gol di Barella, è costato 2 punti pesantissimi in ottica qualificazione. Così come il secondo tempo di Dortmund, da 0-2 a 3-2, vera doccia fredda per una squadra che aveva sì delle attenuanti, come il girone di ferro ed il centrocampo falcidiato dagli infortuni, ma che in queste due circostanze poteva e doveva fare di più per una qualificazione che nel complesso era alla portata.

Ora, visto il campionato punto a punto sulla Juventus, l'Europa League sembra più un fastidio che una vera e propria opportunità, anche se i nerazzurri avrebbero la possibilità di andare avanti. Tutto dipenderà dalla situazione di classifica a metà febbraio, dopo che l'Inter sarà chiamata ad invertire la tendenza nefasta di gennaio, vera croce nelle stagioni precedenti.

Napoli, il paradosso di un'esonero dopo la qualificazione

Chi invece può sfruttare l'opportunità degli ottavi di Champions, vista la classifica di campionato deficitaria, è il Napoli, che si è assicurato comodamente la qualificazione con la larga vittoria sul Genk. Si è vista la bella copia della squadra azzurra, o meglio la copia europea, perché la partita del San Paolo ha dimostrato come ci siano altri giocatori in Serie A. Passaggio agli ottavi da seconda, alle spalle del Liverpool campione in carica che non è riuscita a battere (ex) banda Ancelotti. Diventata ex perché dopo poco più di due ore la società ne ha annunciato l'esonero: una situazione paradossale e grottesca, culmine di tutto ciò che è accaduto nell'ultimo mese e mezzo, tra ritiri annunciati e inadempiuti, multe e panni sporchi lavati "in pubblico". Toccherà a Gattuso ora ritrovare il sorriso e la compattezza in campionato e presentarsi a febbraio da possibile mina vagante degli ottavi di Champions: il Napoli ne ha tutte le possibilità, a patto che si presenti la bella copia.

Juve a passeggio a Leverkusen, con record di punti nel girone

Per l'unica squadra che non aveva nulla da chiedere in quest'ultimo turno, una facile vittoria alla Bay Arena di Leverkusen, che rappresenta un passo in avanti dopo la sconfitta di Roma. In piccolo la squadra di Sarri assomiglia al Napoli come differenza di prestazioni tra campionato e coppa: con 16 punti all'attivo (record di punti nella storia dei gironi) e l'unico intoppo a Madrid, al termine di un'ottima prestazione. Ora inizia il bello per la Juventus: prima in campionato con l'obiettivo di risuperare l'Inter, poi a partire dagli ottavi con alcune insidie che si possono nascondere nel sorteggio.

Pochi sorrisi per le romane in EL: Roma avanti a fatica, Lazio eliminata

Una serata che doveva essere tranquilla all'Olimpico, si è rivelata oltremodo sofferta per la Roma, che termina con un pareggio contro gli austriaci del Wolfsberger il proprio girone. Con il contemporaneo successo del Basaksehir sul campo del Borussia Monchengladbach, l'eliminazione per la squadra di Fonseca era appena ad un gol di distanza. Scampato pericolo sì, ma la Roma scesa in campo sembrava avere la mentalità di una squadra già qualificata: errori che in futuro potrebbero essere pagati carissimo. Sfumato il primo posto nel girone (seconda alle spalle dei turchi battuti 4-0 all'andata e 0-3 al ritorno), l'urna potrebbe nascondere brutte sorprese.

Chi invece deve salutare l'Europa definitivamente è la Lazio di Simone Inzaghi. L'impresa, va detto, era molto complicata, visto che i biancocelesti dovevano sperare nella vittoria del Celtic in Romania, ma a Rennes, al cospetto di una squadra che non aveva più nulla da chiedere, bisognava vincere. Nonostante abbia schierato la formazione titolare o quasi, la Lazio è sembrata da subito rassegnata al suo destino. D'altronde, la qualificazione è stata buttata al vento nelle prime partite del girone. Ora per Inzaghi all in sul campionato, dove la Lazio sta viaggiando a ritmi da record.

Photo Credits: Atalanta Bergamasca Calcio Official Twitter Page

11 dicembre 2019

DALLA PALLAVOLO SUL TETTO DEL MONDO A QUADARELLA-PILATO DA RECORD: UN GRANDE MOMENTO PER LO SPORT ITALIANO

Per la serie "Non Solo Calcio" grandi soddisfazioni per l'Italia sportiva, tra sport individuali e di squadra



Il fine settimana calcistico ha lasciato segni evidenti sul morale delle big: il pareggio dell'Inter che tiene la testa grazie alla sconfitta della Juventus sul campo di una lanciatissima Lazio. Ampliando lo sguardo è tuttavia un grande momento per i cosiddetti (impropriamente) "altri sport". Il primo risultato da urlo proviene dal terzo sport di squadra d'Italia per numero di praticanti, ovvero la pallavolo.

Civitanova e Conegliano campioni del mondo di pallavolo

A Shaoxing (Cina) e qualche ora dopo a Betim (Brasile), sedi dei mondiali per club di pallavolo, l'Italia ha riscritto la storia. Nell'ordine prima la Imoco Conegliano, poi la Lube Civitanova Marche hanno conquistato il titolo mondiale. Due cittadine, rispettivamente di 35 e di 42mila abitanti, sono sul tetto del mondo. Per la squadra veneta l'impresa è storica: è la prima volta dal 1992, dai tempi della Olimpia Ravenna, che una squadra italiana non conquistava il mondiale al femminile. Trascinata da una grande Paola Egonu, la Imoco ha battuto in finale per 3-1 (22-25, 25-14, 25-19, 25-21) in finale le turche del Eczacıbaşi (già campionesse nel biennio 2015-2016). Ma probabilmente rimarrà nella storia la semifinale, giocata sempre contro una squadra turca, la VakıfBank, terminata 23-21 al tie-break del quinto set. Un grande risultato per la squadra in cui militano anche le azzurre Sylla e De Gennaro, anche in virtù della rimonta compiuta in finale e della sconfitta in finale patita in Champions League lo scorso maggio.

Per la Lube invece, è il coronamento di un sogno agognato da ben tre anni, perché la prima vittoria mondiale è sfuggita sul più bello nel 2017 contro lo Zenit-Kazan e l'anno scorso nel derby con Trento. Impresa resa ancora più grande dalla vittoria in finale contro il Cruzeiro padrone di casa per 3-1 (25-23, 19-25, 31-29, 25-21), con il palleggiatore Bruninho MVP ed un Osmany Juantorena straordinario in attacco. Per i biancorossi di Fefé De Giorgi è la consacrazione definitiva: i marchigiani, dopo i trionfi in campionato e in Champions nella stagione scorsa, ora sono campioni di tutto.

Quadarella, Pilato, Paltrinieri e non solo: è Grand'Italia agli Europei di nuoto in vasca corta

Dopo i Mondiali di Gwanju della scorsa estate abbiamo avuto il sentore, al termine degli Europei di Glasgow in vasca corta abbiamo la conferma: il nuoto italiano gode di ottima salute, anche oltre Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. Il secondo posto nel medagliere dietro la Russia ne è la testimonianza.

I risultati parlano chiaro, Simona Quadarella si sta velocemente avvicinando al livello dei due campionissimi del nuoto azzurro. Merito di una crescita esponenziale nel giro di 18 mesi, con inizio e fine proprio nella città scozzese. Un'estate fa aveva sbancato agli Europei in vasca lunga con la tripletta nei 400, 800 e 1500 stile libero, ai Mondiali di luglio l'argento negli 800 e l'oro sulla distanza più lunga ed ora doppietta nei 400 e negli 800 (non c'è la prova dei 1500 al femminile). In totale 6 ori e un argento in tre manifestazioni consecutive per la romana.
Martina Carraro e Benedetta Pilato 
© Federazione Italiana Nuoto Official Facebook Page

Ma la copertina non può che essere condivisa con la baby-fenomeno Benedetta Pilato, che dopo l'exploit dell'argento mondiale in Corea ha conquistato il primo oro assoluto a livello internazionale, vincendo i 50m stabilendo il record di precocità: 14 anni, 10 mesi e 16 giorni. Una piccola grande stella è nata. Delle 20 medaglie ottenute (6 ori, 7 argenti e 7 bronzi) non bisogna dimenticare il dominio nella rana femminile con le due doppiette Pilato-Carraro nei 50 e Carraro-Castiglioni nei 100, le conferme di Margherita Panziera nei 200 dorso (oro) e di Alessandro Miressi nei 100 stile (argento), più alle medaglie dei senatori Paltrinieri (di nuovo re nei 1500), Pellegrini (argento nei suoi 200), Detti (bronzo nei 400 stile) e Scozzoli (bronzi nei 50 e nei 100 rana).


Sport invernali garanzia di successi, tra prime volte e veterani

Dalle acque fino alle montagne, gli sport invernali danno altre soddisfazioni azzurre, anche quando i grandi volti non eccellono. Nelle discese libere nordamericane deludono gli attesi Goggia e Paris, ma ci pensa Francesca Marsaglia a salire sul podio per la prima volta in Coppa del Mondo: esempio di perseveranza, dopo 11 anni e 182 gare ad inseguire il dolce gusto della prima volta. Per la promessa Nicol Delago invece è la seconda già a 23 anni nel super-G. Restando in tema neve ma cambiando attrezzo, continua a vincere il veterano dello snowboard, Roland Fischnaller: il 39enne in una finale tutta italiana a Bannoye (Russia) con Matteo Felicetti, vince per la 16° volta in Coppa del Mondo, attestandosi come atleta in attività delle discipline olimpiche invernali con più successi insieme a Dominik Paris. Highlander.
I festeggiamenti della vittoria di Roland Fischnaller 
© Fisi Official Twitter Page

Sono pochi esempi di una pattuglia che in questo scorcio di stagione sta regalando soddisfazioni anche con Short Track (grazie al ritorno di Arianna Fontana più Martina Valcepina), Biathlon (staffette e Dorothea Wierer sugli scudi) e Pattinaggio velocità (con una vittoria nell'insegumento a squadre maschile che mancava addirittura dal 2005).

Crippa e Battocletti: anche in atletica gioie tricolori

Dalle nevi al fango di Lisbona, per gli Europei di cross, dove anche qui l'Italia ha visto spesso il podio, con due atleti ormai garanzie nella specialità. Bis d'oro per Nadia Battocletti, che conferma il titolo juniores dopo la vittoria l'anno scorso in Olanda, a Tillburg, mentre bronzo per l'italiano di origini etiopi Yeman Crippa: l'ex campione juniores e under23 ha confermato un'annata straordinaria, a poco meno di due mesi dall'ottavo posto ai Mondiali di atletica di Doha con tanto di record italiano sui 10000m, battuto dopo 30 anni.


Tante piccole realtà, ma grandi risultati per un movimento azzurro che in diversi sport continua ad ottenere risultati di grande spessore internazionale.

09 dicembre 2019

LE ROMANE RALLENTANO LA CORSA SCUDETTO DI INTER E JUVE, LA LAZIO SOGNA IN GRANDE: TUTTI I TEMI DELLA 15° DI SERIE A

Prima sconfitta stagionale per Sarri, ma Conte non ne approfitta a dovere. Prosegue la crisi del Napoli e la risalita del Milan

© S. S. Lazio Official Twitter Page

Giornata fondamentale per la corsa Scudetto con prima contro quarta e seconda contro terza. Risultati importanti anche per la zona retrocessione.

Conte rallenta, Sarri frena: clamorosa corsa a tre?

Il pareggio a reti bianche di venerdì sera ha restituito la cartina tornasole del momento dei nerazzurri, che mantengono la testa (anzi, allungano di un punto) grazie alla sconfitta della Juve a Roma. L'Inter vista contro i giallorossi, nonostante le assenze che ne hanno falcidiato il centrocampo (con soli tre mediani di ruolo) deve fare mea culpa per non aver portato a casa i tre punti. Le ghiotte occasioni concesse da Veretout e Mirante non sono state sfruttate a dovere, e la sensazione delle passate giornate sembra essersi confermata: se Lukaku e Lautaro non colpiscono, le soluzioni offensive scarseggiano. Ma la testa è mantenuta e Conte deve caricare a dovere la squadra per il primo turning point della stagione: martedì sera arriva il Barcellona e la partita perfetta è condizione necessaria (ma non sufficiente) per il passaggio del turno.

La Juventus 24 ore dopo non approfitta del pareggio dell'Inter ed incappa a Roma nella prima sconfitta stagionale dopo 20 partite di imbattibilità. Non tutti i mali vengono per nuocere in casa bianconera: Ronaldo è tornato a segnare su azione dopo quasi 50 giorni ed il primo tempo visto all'Olimpico è stato di alto livello, con un Bentancur in palla. Una partita equilibrata decisa dall'episodio chiave dell'espulsione (vista con Var) di Cuadrado: da lì la Lazio ha poi vinto la partita. Per Sarri una sconfitta che paradossalmente potrebbe aiutare per il futuro. Ma c'è un però.

Il però è rappresentato proprio dalla Lazio, che classifica alla mano è a -3 proprio dalla Vecchia Signora e a -5 dalla capolista. Ad impressionare è la prestazione della squadra (e di alcuni singoli) di Inzaghi, squadra più in forma del momento già prima della sfida di sabato. Per una volta non va a segno Immobile, ipnotizzato dal dischetto da Szczesny? Non c'è problema. Ad illuminare ci sono Correa (terzo rigore procurato in due partite), Milinkovic-Savic (autore del gol-partita) ma soprattutto Luis Alberto, che con i due splendidi assist messi a segno è salito a quota 11 in campionato, leader assoluto in Europa. Settima vittoria consecutiva, Juve battuta a Roma dopo 16 anni e tanto entusiasmo nell'ambiente. L'Aquila vola davvero e le prime della classe adesso si guardano le spalle.

Roma, Cagliari e Atalanta: corsa al quarto posto altrettanto intensa

Se da oggi possiamo vedere la Lazio candidata a qualcosa in più rispetto ad un "semplice" posto Champions, la Roma da par suo non ha sfigurato a San Siro ma rispetto ai cugini sembra avere una marcia in meno. La mancanza di Dzeko dall'inizio si è rivelata sanguinosa per la produzione offensiva della squadra di Fonseca: con l'esperimento fallito di Zaniolo falso nueve, i giallorossi hanno fatto solo un tiro in porta, nonostante abbia avuto il pallino del gioco più degli avversari. Alcuni errori "di distrazione" in disimpegno, risolti da due miracoli di Mirante, hanno macchiato in parte la solidità difensiva garantita da Smalling e Mancini, che hanno neutralizzato la coppia gol più prolifica d'Europa. Il processo di maturazione continua, ma urge una soluzione in mancanza del bosniaco.

Così come l'Inter, la Roma mantiene il quarto posto per frenate altrui. Il Cagliari, che ha impattato a quota 29, continua ad essere imbattuta da agosto, anche se mostra qualche segno di cedimento: altra rimonta, stavolta contro il Sassuolo. Sempre sotto di due gol, sempre con un guizzo oltre il 90', ma che stavolta vale un pari. Merito anche di un Joao Pedro in condizione smagliante, già in doppia cifra solo come Lukaku e Immobile. Graziato dal possibile 3-1 mancato da Berardi, il Cagliari mostra un grande carattere ma troppo spesso va sotto nel punteggio. Lunedì prossimo la sfida contro la Lazio si prospetta come il match più interessante della giornata. L'Atalanta si riavvicina e va a -1 con la rocambolesca vittoria sul Verona. Sotto 2-1 con doppietta di un Di Carmine on fire, prima un rigore di Muriel e poi il gol a tempo scaduto di Djimsiti regalano una vittoria che dà fiducia a Gasperini, anche in previsione della trasferta ucraina che deciderà le sorti della Dea in Champions League.


Il gol vittoria di Djimsiti. © Atalanta B.C. Official Twitter Page


Il Napoli non si sblocca, il Milan sì

Dei diversi rallentamenti nelle posizioni di vertice, non ne approfitta chi ha già tanti punti di ritardo. Il ritiro imposto da Ancelotti non sembra aver sortito grossi effetti per un Napoli che continua nel suo momento nero. 8 partite senza vittorie in campionato, gioco che non funziona, la bocciatura pesante di Insigne. A Udine il pareggio acciuffato da Zielinski a 20 minuti dalla fine non cambia nulla, anzi: il quarto posto dista sempre 8 punti, mentre da dietro arrivano Milan, Parma e Torino. Dalla partita di martedì contro il Genk passerà inevitabilmente il destino di buona parte della stagione azzurra e, di riflesso, il destino di Ancelotti.

A Bologna vittoria convincente del Milan di Pioli, che vede la parte sinistra della classifica dopo tanto tempo. I rossoneri, anche se non chiudono la partita per la coriaceità bolognese, con il ritrovato Bonaventura ed un Suso ispirato trovano la seconda vittoria consecutiva. I problemi non sono del tutto risolti, perché Piatek ha gli stessi gol del terzino Theo Hernandez (4), di cui solo uno su azione. Ma l'obiettivo di ritrovare tranquillità per il normalizzatore Pioli pian piano sta prendendo forma, aspettando (chissà) Ibrahimovic.

Ci Piace e Non Ci Piace: Eugenio Corini e l'accoltellamento a Bologna

Premiamo il rientrante tecnico dei lombardi dopo la vittoria fondamentale di Ferrara, che cede l'ultimo posto in classifica proprio agli spallini. Alcuni uomini in campo sono stati decisivi: il gol ritrovato da Balotelli dopo la vergogna di Verona e le discussioni con Grosso ed il portiere Joronen, che ha parato il rigore a Petagna. La riflessione però è di natura decisionale: che senso aveva lasciare la panchina a Grosso, perdere altre 3 partite e far tornare Corini?


Il premio negativo lo avremmo voluto dare alla Fiorentina e alla quarta sconfitta consecutiva, ma visto che è stato dato la settimana scorsa andiamo a Bologna, per il grave accoltellamento avvenuto tra due milanisti nel deflusso dal Dall'Ara dopo Bologna-Milan. Prognosi e cause da definire con precisione, certo, ma non possiamo ancora assistere a scene del genere nel 2019.

02 dicembre 2019

IL SORPASSO DELL'INTER SULLA JUVE, LA LAZIO METTE LA SESTA: TUTTI TEMI DELLA 14° DI SERIE A

In attesa di Cagliari-Sampdoria che può valere ai sardi il quarto posto, l'analisi di una classifica che vede adesso i nerazzurri in testa.



Giornata numero 14 con il cambio al vertice ma non solo: occorre analizzare anche il momento positivo di Lazio e Roma, la lenta ripresa del Milan e la crisi di risultati ufficialmente aperta a Napoli.

Ancora Lautaro e l'Inter supera la Juventus bloccata dal Sassuolo

Dopo 56 giorni, quando la Juventus ha sbancato San Siro, la Beneamata torna in testa alla classifica grazie alla vittoria contro la Spal. Non è stata una passeggiata per la squadra di Conte, che ha avuto il merito di incanalare subito il match con il solito Lautaro - killer nelle prime mezz'ore in campionato con 6 centri - ma che poi ha subito il ritorno di una Spal combattiva. Qualche tossina da smaltire dopo la trasferta di Praga, e i numerosi infortuni a centrocampo non aiuteranno, ma questa Inter è cattiva, compatta e cinica. Sempre più a immagine e somiglianza del suo condottiero in panchina. Venerdì sera il primo grande test da capolista: a San Siro arriva la Roma, quarta forza del campionato.

Inter in testa perché la Juventus è stata protagonista di un mezzo passo falso piuttosto inaspettato. Il Sassuolo di De Zerbi non ha rubato nulla, sia chiaro: è andata in vantaggio due volte, ha sbloccato la partita con una grande combinazione tra Caputo e Boga (ragazzo che sta esplodendo) ed ha sfruttato alla grande una topica collettiva della difesa bianconera tra De Ligt, Cuadrado e Buffon. La Juventus non ha fatto una pessima prestazione (a Bergamo, prima del super Higuain, ha giocato peggio per intenderci) ma ha sbattuto contro il baby-portiere Turati e non sempre i campioni riescono a risolverla. Il ritorno al gol di Ronaldo, seppur su rigore, può essere una nota positiva, ma non c'è troppo tempo per rilassarsi: a Roma, contro una Lazio lanciatissima, servirà qualcosa in più.

Lazio schiacciasassi, la Roma insegue

Proprio la Lazio, prossima avversaria dei bianconeri, è la peggiore possibile in questo momento. Dopo nemmeno 72 ore dal match contro il Cluj i biancocelesti hanno risposto subito presente, chiudendo la pratica Udinese già nel primo tempo e archiviando la sesta vittoria consecutiva. Tre gol che mostrano tutte le armi a disposizione di Simone Inzaghi: la straordinaria vena realizzativa di Ciro Immobile, Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono in crescita e soprattutto un Correa imprendibile che ha causato i due rigori. Più un Acerbi in stato di grazia, l'Aquila è la candidata più seria per il terzo posto finale e, se dovesse vincere sabato, andrebbe a -3 dalla Juventus: sognare non costa nulla.

Dall'altra sponda del Tevere, la Roma tiene botta nel posticipo serale. Nel diluvio di Verona la squadra di Fonseca soffre un grande Verona che, non a caso, ricopre il nono posto, ma ne viene a capo mostrando una capacità di sofferenza notevole. L'assenza di Zaniolo (squalificato) ha pesato ma fino ad un certo punto: Dzeko trascinatore e Pellegrini ispiratore regalano ai giallorossi il quarto posto solitario in attesa del Cagliari. Contro l'Inter un'ulteriore prova di maturità da superare.

Sprofondo Napoli, risveglio Milan

In Europa squadra vicinissima alle big, in Italia una crisi senza precedenti nella storia recente. Il Napoli incappa nell'ennesima sconfitta, la quarta in campionato, e non vince da 8 partite di fila. Onore alla partita del Bologna, uscito anch'esso da un momento nero, rinvigorito anche dal ritorno di Mihajlovic, però fa scalpore la fragilità mentale di una squadra che oggi sembra addirittura subire il fattore casa. Il momento è delicato e bisogna risolverlo in fretta perché le altre corrono: dopo sole 14 giornate è a -17 dalla testa e a -8 dal quarto posto.

Chi invece sembra risalire la china è il Milan. La scorsa settimana, dopo la partita con gli azzurri, si vedeva una diversità di stati d'animo tra le due squadre, e i risultati di oggi lo hanno confermato. A Parma i rossoneri la risolvono negli ultimi minuti con un gol (anche piuttosto fortunoso) di Theo Hernandez, ma il Milan sembra più quadrato di fronte ad una squadra che tre settimane fa aveva messo sotto la Roma. La porta inviolata dà fiducia, ma l'astinenza prolungata di Piatek è un problema grosso da risolvere.

Ci Piace e Non Ci Piace: Stefano Turati e Firenze

Nello storico pareggio del Sassuolo all'Allianz Stadium è stata anche la giornata di Stefano Turati, che ha sfruttato al meglio l'occasione della vita capitatagli visti gli infortuni del primo portiere Consigli e del secondo Pegolo. All'esordio in Serie A a 18 anni e due mesi, 23 primavere in meno rispetto al suo omologo in campo, è stato autore di tante belle parate che hanno evitato la rimonta completa della Juventus. Dicasi Carpe Diem.

Per il capitolo "non ci siamo" non può che entrare la Fiorentina di Vincenzo Montella. La sanguinosa sconfitta del Franchi contro il Lecce è l'emblema di una situazione complicata quasi come quella di Napoli. Con un Chiesa malconcio ma in conflitto con l'ambiente (e la Juventus in agguato), piove sul bagnato con l'infortunio alla caviglia di Ribery. Dopo l'entusiasmo di agosto, sta tornando la depressione dello scorso maggio, e stavolta la piazza viola potrebbe averne abbastanza.

29 novembre 2019

TURNO TRIONFALE PER LE ITALIANE IN EUROPA: SONO ANCORA TUTTE IN CORSA

Dai nuovi gemelli del gol Lukaku-Lautaro alla magia di Dybala, passando per la storica Atalanta. Juve prima, Napoli e Roma quasi dentro, più difficile per entrambe le nerazzurre

© Inter Official Twitter Page

Arrivano le partite decisive in Europa e le italiane rispondono presente: il bottino - 5 vittorie, 1 pareggio e 0 sconfitte - è il migliore di queste 5 giornate. Per alcune il cammino verso la qualificazione si è messo in discesa, per altre è ancora possibile.

Con Lukaku e Lautaro stellari l'Inter espugna Praga e spera

Punto di non ritorno per l'Inter in Repubblica Ceca, costretta a vincere per tenere vive le speranze di qualificazione. E mai risposta è stata più netta, al termine di una partita inestricabile per più di un'ora. Ma rispetto al pareggio di San Siro di metà settembre, la Beneamata è cresciuta sotto tutti i profili, dal carattere e dalla personalità fino ai singoli.

Conte lo ha ammesso: Lautaro Martinez e Lukaku sono migliorati esponenzialmente dal ritiro estivo ad oggi e lo si è visto. Sono la miglior coppia gol in Europa e i 5 gol fatti dall'Inter (di cui 2 annullati a Lukaku) sono tutti merito loro, con un'intesa straordinaria evidenziata dal gol che ha chiuso la partita: il belga che in pressing recupera il pallone e che serve l'assist d'esterno sinistro per l'argentino che, al volo, fa 3-1. Ma relegare questa vittoria solo ai due centravanti è sbagliato: tutta la squadra ha mostrato maturazione sotto il punto di vista mentale, perché passare in un amen da 0-2 a 1-1 causa Var poteva essere destabilizzante. Ora serve il miracolo: sperare che il Borussia Dortmund non batta lo Slavia e battere il Barcellona a San Siro, in un'atmosfera che sarà caldissima per un'impresa difficile ma non impossibile.

Primo posto garantito per la Juve, che in Europa si esprime meglio che in Italia

Dybala infila Oblak da posizione impossibile 
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Il suo dovere l'ha fatto anche la Juve all'Allianz che, contro l'Atletico, ha chiuso i conti per il primo posto nel gironeLa magia di Paulo Dybala pochi minuti prima dell'intervallo mette in ombra il periodo grigio di Ronaldo, perché in questo momento della stagione il leader della Juventus è l'argentino. Il portoghese e Sarri possono stare tranquilli: i bianconeri continuano ad essere imbattuti in questa stagione e le belle notizie arrivano anche dietro: Matthijs De Ligt sta prendendo le misure del calcio italiano e migliora partita dopo partita.

Il pareggio del Napoli ad Anfield: oro colato in tutti i sensi

L'unica non vittoria delle italiane in questo turno non dev'essere vista come una delusione, anzi: gli azzurri possono considerare l'1-1 di Liverpool più di un semplice pareggio. Ma al netto dei discorsi del girone, questo risultato ha un peso specifico enorme. In un momento di mare non ancora calmo, con le famose multe di ADL arrivate poco prima del match, abbiamo assistito ad una prova di carattere da parte di alcuni giocatori sottotono fino ad ora come Koulibaly, tornato un gigante, e Mertens, autore di un gol non banale. La prestazione in casa dei campioni in carica è emblematica sulla potenzialità di una squadra unita attorno al proprio allenatore. A proposito, anche Carlo Ancelotti ha vinto la sua partita, mettendo Di Lorenzo a centrocampo per avere più copertura rispetto a Callejon. Ora servirà un pareggio nella sfida interna contro un Genk fuori da tutto: un piccolo passo per archiviare la prima vera gioia stagionale.

La prima storica vittoria dell'Atalanta, che ha il destino nelle proprie mani

L'esultanza dei nerazzurri al gol del Papu Gomez 
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Dopo averla inseguita per 5 partite, arriva la prima vittoria in Champions League per la Dea, al termine di una partita, quella contro la Dinamo Zagabria, dominata dalla squadra di Gasperini. Così come l'Inter, la differenza rispetto alla prima partita di metà settembre è enorme. Nessuna paura ma tanto gioco e ritmo, anche senza giocatori di peso. Il 2-0 finale è addirittura bugiardo, e l'unica pecca è nell'imprecisione sottoporta che non consente ai nerazzurri di ribaltare gli scontri diretti. Poco male, perché a 90 minuti dal termine dei girone, la qualificazione è ancora tutta nelle mani di Papu Gomez e compagni: occorre andare a Kharkiv e battere a domicilio lo Shakhtar Donetsk. Difficilissimo, ma se gioca come sa l'Atalanta può sperare nel colpaccio

In Europa League vincono le romane: Roma vicina alla qualificazione, Lazio aggrappata ad una speranza

Il quadro trionfale delle italiane in Europa è completato dalle vittorie di Lazio e Roma nel giovedì di Europa League. I giallorossi erano chiamati a rimettere in piedi un girone complicato dalle due partite con il Borussia Monchengladbach: la calda trasferta turca non era il più facile palcoscenico per una partita che poteva significare anche l'eliminazione. Ma la banda Fonseca ha messo sul campo una prova di forza e di maturità, facendo prevalere la superiorità tecnica e chiudendo la pratica Basaksehir già nel primo tempo. Dopo l'infortunio è tornato a pieno regime Lorenzo Pellegrini, autore di due assist fantastici che mandano in porta Kluivert e Dzeko. Ora basta un punto all'Olimpico contro il Wolfsberger già eliminato per artigliare i sedicesimi: così come il Napoli, anche la Roma vede il traguardo ad un passo.


La qualificazione della Lazio invece, già appesa ad un filo, rimane tale con la vittoria per 1-0 contro il Cluj. Per la prima volta in Europa, Inzaghi segna per primo e non si fa rimontare, ma il secondo tempo da parte dei romeni ha fatto vedere i sorci verdi ai biancocelesti, che continuano ad essere la controfigura che si vede in campionato. Massimo risultato con il minimo sforzo, scontro diretto e ribaltato e tutto rinviato all'ultima giornata. Servirà una combinazione non facile per sperare nel miracolo: oltre alla vittoria sul campo del Rennes, occorre la sconfitta dei rumeni in casa contro il Celtic già certo del primo posto.

27 novembre 2019

VALTTERI BOTTAS USERÀ LA QUARTA POWER UNIT: ANDRÀ IN PENALITÀ AD ABU DHABI

Il finlandese paga a caro prezzo il ritiro a 20 giri dal termine del Gran Premio del Brasile. Saranno almeno 10 le posizioni da scontare in griglia.

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Sarà un weekend in salita quello di Valtteri Bottas ad Abu Dhabi, ultimo appuntamento della Formula 1 per la stagione 2019.

Il finlandese della Mercedes ha patito la rottura della power unit nella seconda parte del Gran Premio di Interlagos, 10 giorni fa, motivo del ritiro e dell'ingresso della Safety Car. Dopo le dovute analisi al motore della sua W10, è stata constatata l'impossibilità di utilizzarlo nell'ultima gara dell'anno. Per questo sarà costretto a partire con una nuova componente turbo ibrida (la quarta della stagione, rispetto alle tre previste), andando così in penalità di almeno 10 posizioni in griglia di partenza.

Qualora dovesse sostituire esclusivamente il V6, le posizioni da scontare in qualifica saranno solamente 10, se invece la Mercedes dovesse decidere di sostituire altre componenti (magari parti del motore da provare già in ottica 2020) allora potrebbe partire ancora più indietro. Una situazione analoga è capitata proprio ad Interlagos a Charles Leclerc, che poi ha scelto per la prima opzione.


Per fortuna del finlandese il secondo posto nel mondiale piloti è al sicuro, perché partire a centro gruppo - se non in fondo alla griglia - nel circuito di Yas Marina non permette facili rimonte.

25 novembre 2019

I CAMPIONI DELLA JUVE, L'AVANZATA DELLE ROMANE, LE CRISI DI NAPOLI E MILAN: I TEMI DELLA 13° DI SERIE A

In attesa di Lecce-Cagliari (meteo permettendo) e di Spal-Genoa, tutto quello che è successo in questo fine settimana calcistico

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Riprende il campionato con vista Champions League e non mancano grandi giocate e solite polemiche, con il Var protagonista nonostante l'incontro fatto in settimana con gli allenatori. Tutto è cominciato in quel di Bergamo...

Tra critiche e polemiche Higuain e Dybala salvano la Juventus, ma l'Inter tiene botta

La partita più interessante, la prima del weekend, non ha tradito le attese. Purtroppo il rischio più grande è quello che una gara bellissima dal punto di vista prettamente calcistico passi alla storia per le mille polemiche sul Var. Ma rimanendo sul campo, una Juventus in bambola per buona parte del match al cospetto di un'Atalanta indemoniata, è riuscita a vincere recuperando e superando la Dea nell'ultimo quarto d'ora.

Meriti ma anche qualche rammarico per i bergamaschi, perché al netto degli episodi arbitrali, il rigore tirato sulla traversa da Barrow nel primo tempo avrebbe indirizzato prima un partita sbloccata solo all'inizio della ripresa da Gosense. Per il resto la squadra di Gasperini ha fatto una prestazione da grande squadra qual è. Il problema è che con la Juventus, in Italia, non puoi sbagliare nulla: appena può, anche se sembra sul punto di affondare, risorge e vince. Da punto di vista della prestazione e del gioco, il pomeriggio del Gewiss Stadium non può essere confortante per Sarri, ma le partite, queste partite, si vincono con i campioni. Che non si chiamano necessariamente Cristiano Ronaldo, lasciato addirittura a Torino. Sono stati infatti Higuain (doppietta) e Dybala a risolverla, come la Juventus di Allegri. E dietro De Ligt ha giocato la sua migliore partita da quando è in bianconero. Insomma, con molte difficoltà, ma la Vecchia Signora tiene la testa della classifica.

L'inter, da par suo, non ne vuole sapere di mollare, e nella serata di sabato risponde presente, battendo abbastanza nettamente un Torino che continua un periodo piuttosto negativo. Se poc'anzi abbiamo celebrato Higuain e Dybala, non si può fare diversamente con Lautaro Martinez e Lukaku arrivati rispettivamente a 6 e 10 gol in 13 partite. Tuttavia non va tutto per il meglio a Conte, visto anche l'infortunio di Barella che rivedrà il campo solo nel 2020. Ora la delicatissima trasferta di Praga, decisiva per le ambizioni di qualificazione agli ottavi di Champions League della Beneamata.


Roma e Lazio virtualmente in Champions, aspettando il Cagliari

Nel pomeriggio di domenica, nei vari acquazzoni che stanno affliggendo tutta Italia, le romane continuano la loro corsa con il ruolo di inseguitrici di Juve e Inter. La Lazio è la squadra più in forma del campionato, l'unica ad aver conquistato tutte vittorie nelle ultime 5 partite, l'ultima giunta nel recupero a Reggio Emilia, con un guizzo di Felipe Caicedo, dopo che l'Aquila aveva messo il naso avanti con il solito Ciro Immobile. Una vittoria preziosa che porta Inzaghi al terzo posto solitario, aspettando il Cagliari che causa maltempo forse giocherà alle 15 a Lecce per impattare.

La festa della Lazio dopo il gol all'ultimo respiro di Caicedo
(© S. S. Lazio Official Facebook Page)

Insegue da vicino la Roma
, che riparte dopo lo scivolone di Parma. Per Fonseca una vittoria arrivata dopo qualche patema, perché nel primo tempo un Brescia ordinato ha tenuto testa ai giallorossi, ingolfati e senza nessun tiro in porta. Ma dopo aver sbloccato il match, anche con un pizzico di fortuna (colpo di testa di Smalling deviato da Cistana su calcio d'angolo), la Roma ha dilagato con l'altro centrale Mancini (primo gol con la nuova maglia in girata) e Dzeko. Solo Joronen, due volte sul bosniaco, ha evitato per i lombardi un passivo più pesante. Adesso per le romane sfide delicatissime in Europa League per il passaggio del turno.

Milan e Napoli, un pareggio che non risolve i problemi di nessuno

Al Meazza rossoneri e azzurri non si fanno del male, o meglio non ci riescono. Nella sfida tra le due nobili decadute di questo periodo della stagione, nessuna delle due ha sfruttato l'occasione per riprendersi. A conti fatti tuttavia, un pareggio che va bene più al Milan, che nonostante qualche assenza ha ritrovato Jack Bonaventura in gol dopo oltre un anno. Una pedina che sarà utilissima per Pioli nella risalita di una classifica che vede il Milan ancora dal lato destro.


© SSC Napoli Official Facebook Page

Il Napoli invece è ancora convalescente, e non basta essere passati in vantaggio con Lozano e l'aver cercato con più insistenza degli avversari la vittoria. Alcuni giocatori chiave come Mertens e Callejon sono ancora sotto la lente d'ingrandimento dell'ambiente e la tenuta difensiva latita. Adesso arriva la Champions ed una partita da non sbagliare per assicurarsi gli ottavi, sperando che i problemi di campionato non vengano trasportati anche in Europa.


La risalita di Samp e Verona, la discesa del Brescia di Grosso

Nei bassifondi della classifica, assume un grande valore la vittoria della Samp sull'Udinese, e per la prima volta quest'anno, i blucerchiati sono fuori dalla zona retrocessione. Pian piano il lavoro di Ranieri comincia a dare i suoi frutti: è imbattuto da 4 turni con 8 punti all'attivo e sta recuperando un giocatore che può essere utilissimo alla causa come Gabbiadini, autore di una punizione capolavoro. Se Quagliarella ritroverà la vena realizzativa dello scorso anno la Samp può definitivamente staccarsi dalla zona calda.

Brilla anche il successo di misura dell'Hellas ai danni della Fiorentina, con la squadra di Juric che supera la Viola ed è nona in classifica, guadagnandosi la palma di miglior neopromossa di questo primo terzo di campionato. A proposito di neopromosse, il Brescia di Fabio Grosso, alla quinta sconfitta di fila e con il caso Balotelli che tiene banco, comincia a scricchiolare pesantemente e sembra essere la prima seria candidata alla Serie B. A dicembre sapremo molto di più sul destino delle rondinelle, attese da 4 sfide fondamentali (nell'ordine Spal, Lecce, Sassuolo e Parma).

Ci Piace e Non Ci Piace: i tifosi del Lecce e il Var

In un'Italia così flagellata dal maltempo, spicca il gesto di solidarietà dei tifosi del Lecce che, nella speranza si giochi definitivamente la sfida al Via del Mare contro il Cagliari, hanno ospitato i tifosi sardi per la notte.

Problema annoso che non sembra finire invece è quello con il Var. L'incontro, svolto durante la sosta delle nazionali, tra l'AIA e gli allenatori, con l'obiettivo di mettere i puntini sulle i e di spegnere le polemiche delle ultime settimane, non è andato a buon fine. Prima partita alla ripresa a subito l'episodio del tocco di mano di Cuadrado nell'azione del gol del 2-1 della Juventus. Nella circostanza occorre dire che il sistema elettronico non poteva intervenire, in quanto il contrasto successivo con Pasalic di fatto fa terminare l'azione e ne fa iniziare un'altra nuova. Tuttavia serve ancora più chiarezza, per far sì che bellissime partite come quella di Bergamo siano condizionate di cavilli del genere, che creano solo un polverone di polemiche. Bravo Gasperini in conferenza stampa a non ingigantire la questione. Per Rizzoli ancora tanto lavoro da fare.

18 novembre 2019

VETTEL-LECLERC, STORIA DI UN CRASH INEVITABILE MA UTILE PER IL FUTURO DELLA FERRARI

L'incidente di Interlagos è la punta di un iceberg composto da tante piccole frizioni tra i due, ma può essere l'occasione per fare chiarezza all'interno del box in prospettiva 2020

© formula1.com

Giro numero 66 del Gran Premio del Brasile. Quello che poi è stato giudicato dai commissari come "incidente di gara" si può definire il momento più basso di un rapporto, quello tra Sebastian Vettel e Charles Leclerc, che si è deteriorato negli ultimi mesi.

L'analisi dell'incidente nel dettaglio

Ma prima di fare il cosiddetto "processo alle intenzioni", è opportuno analizzare l'incidente in sé e per sé. Il mondo ferrarista si è diviso sulle responsabilità tra i piloti, ma bisogna dire che il crash in sé ha una componente di sfortuna non irrilevante. I due si sono sfiorati sulla Reta Oposta, tra l'anteriore destra di Leclerc e la posteriore sinistra di Vettel, in quanto il tedesco era davanti per metà macchina. Il tocco, avvenuto ad almeno 260 km/h, ha causato la foratura della gomma di Vettel e la rottura della sospensione di Leclerc, mettendo fuori gara entrambi.

Bisogna sottolineare che il tedesco era all'esterno della curva 4, stava andando più veloce e per essere sicuro di entrare per primo ha leggermente portato il compagno di squadra verso sinistra, verso il centro della carreggiata. Il monegasco non ha assecondato la linea impostagli e i due sono venuti a contatto. Al netto della sfortuna, la responsabilità va attribuita ad entrambi i piloti, così come è stato affermato sia dai commissari di gara sia da Mattia Binotto nel post gara. Se si vuole fare il concorso di colpa, Seb ha qualche colpa in più di Charles, in quanto stava superando il compagno e probabilmente non aveva la necessità di andare leggermente verso sinistra. Tuttavia non si tratta di uno scarto netto: i due erano ancora in pieno rettilineo e nessuno dei due ha sterzato violentemente. Da par suo Charles, come detto, ha prima seguito il movimento del tedesco poi è rimasto completamente dritto, ed in quel momento è avvenuto il contatto. Insomma, se si vuole giocare con le percentuali, si può dire 55% Vettel - 45% Leclerc.

Problemi nel box o meno, è ora di assumersi le proprie responsabilità

Al netto di sfortuna, centimetri, tocchi e percentuali però, il risultato è netto: il ritiro di entrambi, con un doppio zero il quale ha favorito Max Verstappen che, vincendo, si è portato davanti nella corsa a tre per il terzo posto del mondiale.

Classifica prima di Interlagos

Charles Leclerc249
Max Verstappen235
Sebastian Vettel230

Classifica dopo Interlagos

Max Verstappen260
Charles Leclerc249
Sebastian Vettel230

Entrambi nel team radio live hanno detto "What the hell is doing?" (Cosa diavolo sta facendo), e nelle interviste post gara non si sono accusati apertamente a vicenda, ribadendo il dispiacere per la squadra. Queste invece le parole di Mattia Binotto, rilasciate a Sky Sport:

"I due piloti si devono rendere conto che oggi hanno danneggiato l'intera squadra. Sono piccoli contatti ma le conseguenze sono grandi. Analizzeremo tutto con calma e insieme. Oggi erano liberi di gareggiare tra di loro, ma sono piccoli errori che si pagano caro per l'immagine del team e della squadra, non va bene. (...) Devono capire che le cose succedono sempre in due, hanno entrambi una parte di colpa.
Questo è il momento in cui il team pricipal della Ferrari faccia sentire forte la propria voce ai due piloti, per chiarirsi e fare tabula rasa di tutte le piccole frizioni venute fuori negli ultimi Gran Premi: dalle qualifiche di Monza a Singapore. Charles Leclerc è cresciuto in maniera esponenziale questa stagione, è affamato di vittorie ed ha anche la malizia giusta che hanno i campioni. Sebastian Vettel dà la sensazione della prima guida spodestata, è tornato a vincere e non è assolutamente un pilota finito ma incappa ancora in qualche errore. Di certo non vorrà essere la seconda giuda per l'anno prossimo, come ovviamente il giovane rampante di Monaco. Quello di Interlagos è un incidente che compromette un terzo posto nel campionato piloti e niente più, un domani potrebbe compromettere la corsa ad un titolo mondiale dove le Mercedes sono solide con macchina e piloti, e la Red Bull sembra in forte crescita grazie ad un motore Honda sontuoso ieri.


L'augurio per la Rossa di Maranello è che questo passo falso possa essere il modo migliore per partire l'anno prossimo con le idee chiare, senza gerarchie a priori (quasi impossibili da definire ora) ma con il rispetto tra due grandi piloti, che probabilmente compongono la migliore coppia al mondo.

HAMILTON: "COLPA MIA, CHIEDO SCUSA AD ALBON". BOTTAS: "PRIMA DEL GUASTO NON AVEVO COMUNQUE RITMO"

Le parole piuttosto deluse dei piloti Mercedes, che per la terza volta nel 2019 sono entrambi fuori dal podio.

© mercedesamgf1.com

Per la terza volta in stagione, dopo Germania e Singapore, la Mercedes non è sul podio ad Interlagos. Al termine di una gara in cui negli ultimi giri è successo tutto il contrario di tutto, il primo colpo di scena è stato il ritiro di Valtteri Bottas, che rompendo la power unit ha causato la prima Safety Car. Hamilton, mentre era in lotta per il podio, disarcionando Albon al penultimo giro ha compromesso il podio conquistato in pista, e con la penalità inflittagli nel post gara è passato da terzo a settimo.

Lewis Hamilton a fine gara è divertito per la pazza gara che ne è venuta fuori ma allo stesso tempo dispiaciuto per l'errore commesso, e si è scusato anche con Albon per l'incidente: "È stata una grande gara, mi è piaciuta molto e spero sia stata divertente da vedere per la gente, anche se il risultato è sconvolgente. Non voglio mai scontrarmi con nessuno, è stato davvero sfortunato con Alex. Naturalmente era colpa mia, venivo da dietro. Stava facendo un ottimo lavoro, quindi mi scuso. Ho dato assolutamente tutto e di più oggi, stavo spingendo tanto duramente in ogni giro solo per tenere il passo di Max davanti a me. Oggi non avevamo molto ritmo e penso che probabilmente stavamo andando più veloce di quanto avremmo dovuto. Congratulazioni alla Red Bull, hanno fatto il lavoro migliore oggi e meritano la vittoria. Erano estremamente veloci oggi, ero praticamente un'anatra seduta sui rettilinei. C'è ancora una gara da fare in questa stagione, quindi spingeremo per un risultato migliore ad Abu Dhabi".

Nemmeno Valtteri Bottas ha motivi per sorridere: stava conducendo una gara discreta prima che, al 53° giro, il retrotreno della sua Mercedes cominciasse ad emanare fumo, costringendolo al ritiro poche curve dopo. Il finnico non sembrava comunque pienamente soddisfatto della sua prova: "Nel complesso è stata una gara difficile, anche prima che dovessi ritirare la macchina. Oggi il ritmo non c'è stato abbastanza, quindi dovremo indagare su quello. Avevo l'obiettivo di fare una sosta e arrivare alla fine scon le hard, ma sono dovuto rientrare di nuovo perché eravamo preoccupati che le gomme non durassero fino alla fine. Ovviamente non è l'ideale cambiare strategia in quel modo, ma alla fine non importava davvero perché non avevo finito la gara".


Poi ha parlato del guasto che lo ha messo fuori gara: "Non conosco ancora i dettagli, all'improvviso ho perso potenza, quindi avremo modo di esaminare e vedere cosa lo ha causato. È stato molto deludente soprattutto perché dopo sono successe molte cose, quindi sarebbe stato bello far parte di quell'azione. Non vedo l'ora che arrivi la gara di Abu Dhabi, vogliamo finire la stagione al massimo".

17 novembre 2019

JORGE LORENZO: "UN GIORNO SPECIALE"

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Non una gara qualsiasi per Jorge Lorenzo. Porfuera, con il 13° posto di oggi, ha messo fine, come detto in conferenza stampa giovedì, alla sua carriera in MotoGP. Sono passati 17 anni da quel sabato 4 maggio 2002, giorno del suo esordio a 15 anni spaccati a Jerez de la Frontera. Da quel momento in poi gioie (68 vittorie e 5 titoli mondiali) e dolori (tante cadute e infortuni), per una carriera piena e densa che oggi ha messo la parola fine, dopo un anno tormentato alla Repsol, tecnicamente e fisicamente.

Al termine del suo ultimo Gran Premio Jorge è contento e grato, ed ha spiegato come tenesse particolarmente a finire la sua carriera con una buona gara. "Oggi è stato un giorno speciale. In griglia ho avuto una sensazione molto diversa rispetto a tutte le altre mie gare e sicuramente nei primi giri ero più cauto rispetto alle altre gare perché le condizioni erano molto difficili e volevo finire la mia ultima gara. Mi sono concentrato principalmente su me stesso in gara e sono sicuramente felice di aver finito andando a punti. È fantastico aiutare il team Repsol Honda a vincere il campionato a squadre dopo un'incredibile stagione da parte di Marc. Voglio ringraziare tutta la Honda perché mi hanno trattato con il massimo rispetto e professionalità. Auguro loro tutto il meglio per il futuro".

DOVIZIOSO: "CONTENTO DELLA VELOCITÀ AVUTA IN GARA". PETRUCCI: "SONO DAVVERO RAMMARICATO"

Le parole dei piloti Ducati, che con il team ufficiale non sono riusciti a conquistare il mondiale riservato ai team.

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Una domenica dal gusto dolce amaro in casa Ducati. Da un lato l'ottimo risultato di Jack Miller, che ha conquistato il suo quinto podio stagionale, dall'altro il mancato titolo mondiale riservato ai team che i piloti della scuderia ufficiale cercavano contro la Repsol Honda. Al traguardo, Dovizioso è quarto, Petrucci è caduto a metà gara, mentre la wild card Pirro è dovuto rientrare ai box per un malore.

Andrea Dovizioso è positivo sulla sulla gara, e tirando un po' le somme è contento del suo finale di stagione, in cui si è classificato ancora secondo nel mondiale piloti: "Tutto sommato sono contento della velocità che abbiamo avuto in gara", ha detto il forlivese. "Il nostro passo era molto costante e alla fine il distacco da Marquez è stato contenuto. Ho provato a raggiungere Miller per il terzo posto ma lui ha guidato molto bene ed era più veloce di me in alcuni punti, per cui si è meritato il podio. Sono soddisfatto di come abbiamo terminato la stagione perché sia a Sepang che qui a Valencia siamo stati veloci. Confermiamo un solido secondo posto, purtroppo con un distacco in classifica molto importante da Marquez ma anche con un largo vantaggio sul terzo classificato, nonostante i due zeri di Barcellona e Silverstone in cui non abbiamo avuto colpa".

Grande rammarico invece per Danilo Petrucci, che poteva fare una gara simile a quella del compagno di squadra ma che invece si è rivelata molto problematica, con la scivolata del 13° giro in curva sei che ne ha causato il ritiro, mandando all'aria così le speranze di vittoria nella classifica dei team: "Davvero peccato, perché era una gara importante per la squadra", ha detto il pilota umbro, che fin dalla partenza ha avuto problemi. "In partenza purtroppo non mi è entrato il launch control per cui ho perso molte posizioni al via. Nei giri successivi stavo recuperando, e il mio passo era davvero buono, ma purtroppo dopo aver superato Rossi sono caduto senza capirne la ragione. Mi dispiace molto aver finito il campionato così, ma questa resta comunque la stagione migliore della mia carriera in MotoGP: so di dover migliorare ancora in diversi aspetti e adesso non vedo l’ora che ricominci la nuova stagione".


Ancora più sfortunato Michele Pirro, wild card Ducati per questo Gran Premio che ha dovuto abbandonare la gara dopo pochi giri per un malore che lo ha colpito mentre guidava: "Sicuramente non è stata una domenica positiva per noi: la mia gara è stata rovinata da un problema fisico perché fin da subito non mi sono sentito bene. Già nel giro di ricognizione ho avuto un calo di pressione e quando sono partito mi è venuta anche la nausea, per cui ho preferito rientrare al box e ritirarmi. Mi dispiace perché il mio obiettivo era di finire nei primi dieci ed era possibile raggiungerlo e magari fare anche qualcosa di meglio. Purtroppo è andata così, ci riproveremo l’anno prossimo".

MARC MARQUEZ: "UNA FINE PERFETTA PER UNA STAGIONE PERFETTA"

Le parole festanti del Cabroncito, che ha sì festeggiato per la Tripla Corona della Repsol, però non ha voluto dimenticare il ritiro del compagno di squadra Lorenzo

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Un'altra domenica trionfale, l'ennesima di Marc Marquez. Il cannibale di Cervera ha collezionato a Valencia la dodicesima vittoria stagionale. Non è il record personale (nel 2014, anno delle prime 10 gare tutte vittoriose, raggiunse quota 14), ma altri sono i numeri da urlo del Cabroncito quest'anno: i 18 podi su 19 gare disputate (in cui, tra l'altro non è arrivato mai terzo, solo primo o secondo) ed il record assoluto del primo pilota a superare 400 punti una stagione, raggiungendo quota 420.

Festa completa perché grazie a lui la HRC ha potuto ottenere la cosiddetta "Tripla Corona": la contemporanea vittoria del campionato piloti, del campionato costruttori e del campionato riservato ai Team, con il Team Repsol che ha vinto con 13 punti di margine sul Team Ducati.
"Una fine perfetta per una stagione perfetta con la vittoria!", ha detto il catalano alla fine della gara. "Mi sono messo un po' di pressione extra con il casco d'oro, quindi dovevo essere più attento! Abbiamo fatto esattamente quello che volevamo fare e abbiamo vinto il Team Championship, conquistando la Triple Corona in questa straordinaria stagione".


Inoltre Marc ha voluto sottolineare anche l'amicizia e la stima per il suo compagno di squadra, Jorge Lorenzo, alla sua ultima gara in MotoGP: "Il titolo piloti è sempre il primo obiettivo, ma sono stato felice di aiutare a vincere il titolo riservato ai team, non solo per loro, ma anche per Jorge che è stato un grande campione, un duro rivale e un grande compagno di squadra. Sarà difficile migliorare quest'anno perché abbiamo guidato in modo perfetto".

SEMPRE E SOLO MARC MARQUEZ! DOMINA ANCHE A VALENCIA, SECONDO QUARTARARO

Il Cabroncito conquista la vittoria numero 12 in stagione chiudendo un anno da assoluto dominatore. Niente da fare per Quartararo e Miller, che completano il podio. Quarto Dovizioso, Ottavo Rossi. Lorenzo chiude la carriera con un 13° posto.


Sempre più MotoMarquez, altro che MotoGP. Il cannibale col numero 93 corona un 2019 dove ha lasciato le briciole agli avversari, conquistando la dodicesima vittoria ed il diciottesimo podio stagionali. Un dominio testimoniato anche dal titolo riservato alle squadre, conquistato dalla Repsol Honda con 13 punti di vantaggio sulla Ducati nonostante un Jorge Lorenzo, alla sua ultima gara in carriera, che ha contribuito con soli 28 punti.

Ancora una volta si deve arrendere Fabio Quartararo, che rimane la rivelazione di quest'anno ma che deve rimandare il primo successo al 2020. Ottimo terzo posto per un Jack Miller molto consistente durante tutto il weekend. Quarto Dovizioso, sesto Vinales, ottavo Rossi.

La cronaca della gara

Pronti via e sono Quartararo e Miller a contendersi la testa, con alle loro spalle Marquez. Il francese prova subito a prendere margine, ma Marc non ci sta, passa subito l'australiano e si mette sulla coda della Yamaha Petronas. Ad inseguire i tre Dovizioso, Rins e Morbidelli, con le Yamaha ufficiali attardate (Vinales 7°, Rossi 10°).

I due fenomeni prendono il largo, e prima di metà gara Marquez passa El Diablo. Di ritmo, decimo dopo decimo, prende un secondo e mezzo di margine e lo manterrà fino alla fine. Dietro di loro Miller, con alle calcagna Dovizioso e Rins, giuda la lotta per il podio, senza che i due inseguitori possano davvero insidiarlo. In una gara parsimoniosa di sorpassi, Le emozioni pricipali sono date dalle cadute. A 13 giri dalla fine, in curva 6 cadono in successione Petrucci, Zarco e Lecuona, con la moto di quest'ultimo che carambola sulle gambe del francese che si stava allontanando dalla pista. Tanto spavento in presa diretta, ma alla fine per il francese non dovrebbero esserci gravi conseguenze.

Alla lunga lista dei piloti caduti fanno parte anche Crutchlow, Morbidelli (in quel momento sesto) e Iannone, caduto proprio nelle ultime curve della gara. Costretto al ritiro per problemi di salute Michele Pirro, con la terza Ducati ufficiale in pista.

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A fine gara Dovizioso è quarto, mantenendo la posizione su Rins ma che nulla ha potuto con Miller, al quinto podio stagionale. Delusione per le Yamaha Monster che non sono riuscite a recuperare terreno, con Vinales sesto e Rossi ottavo, dietro anche all'altra Suzuki di Mir. Jorge Lorenzo, alla sua ultima gara in carriera, chiude 13° dopo una stagione difficilissima che lo ha addirittura costretto al ritiro.

Valencia, Gran Premio della Comunità Valenciana - Classifica Gara MotoGP

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A BRAD BINDER L'ULTIMA GARA IN MOTO2

A Valencia il sudafricano batte Luthi ed chiude secondo nel mondiale. Grande gara della MV Agusta con Manzi ai piedi dal podio. Caduto Alex Marquez. Di Giannantonio, 9°, vince il campionato riservato ai rookie.

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Brad Binder vince a Valencia l'ultima gara del 2019, la terza consecutiva. In una gara "sprint" durata 16 giri (anziché 25) ed iniziata mezz'ora in ritardo per i problemi che hanno dilungato la gara di Moto3, il sudafricano conquista la quinta vittoria stagionale ed il secondo posto nel mondiale al termine di una lotta arcigna con Thomas Luthi.

Per il campione del mondo Moto3 del 2016 si chiude la stagione con un piccolo rammarico: complice la caduta di Maquez è arrivato a soli 3 punti dal campione del mondo, sintomo di una seconda parte di stagione da assoluto protagonista dopo le prime gare difficili. Completa il podio Jorge Navarro, che batte all'ultima curva il miglior Stefano Manzi della stagione.


La cronaca della gara

Pronti via e Martin dalla seconda casella brucia il poleman Navarro, ma un errore in curva 2 al secondo giro consente alla coppia Luthi-Binder, in lotta per la seconda posizione nel mondiale, di prendere la testa e piano piano di scremare il gruppo, seguiti da Navarro poco più lontano.
Manzi, partito in prima fila e con il miglior tempo nel Warm Up di stamattina, inizia a recuperare posizioni dopo un brutto start. Nel frattempo anche il fresco campione del mondo Alex Marquez, partito 15°, in pochi giri si porta quinto, quando però i primi sono già andati via e a 4 giri dalla fine scivola in curva 10, chiudendo poi 30°.

Il quartetto, capitanato da Luthi e ricompattato a metà gara, prosegue con un ritmo altissimo fino a che Brad Binder non rompe gli indugi e dopo un paio di tentativi passa lo svizzero, involandosi verso la vittoria. Dietro Manzi, con la sua MV Agusta, tenta il tutto per tutto su Navarro ma non riesce a conquistare il suo primo podio in carriera.

Per il sudafricano è la quinta vittoria stagionale, il più vincente nella seconda parte di stagione. Dietro a Manzi, quinto Martin davanti ad Augusto Fernandez. Gli altri italiani: Marini 7°, Pasini 11°, Bastianini 14°, Baldassarri 17°, Bezzecchi 19°, Locatelli 20°, Bulega 22°, l'esordiente Marcon 27°. Fabio Di Giannantonio, nono al traguardo, conquista il Premio "Best Rookie of the Year", battendo proprio Bastianini e Martin.

Valencia, Gran Premio della Comunità Valenciana - Classifica gara Moto2


HAMILTON: "IL GIRO MIGLIORE POSSIBILE, MA PER DOMANI CI SIAMO". BOTTAS: "MI MANCAVA QUALCOSA"

Le parole dei piloti Mercedes, che in partenza occuperanno interamente la prima fila, vista la penalità di Charles Leclerc

© Mercedes AMG-F1 Official Twitter Page

Mercedes costretta ad inseguire in Brasile. Le Frecce d'Argento pagano in qualifica da Ferrari e Red Bull, con Hamilton terzo e Bottas che, quinto, scatterà in seconda fila al fianco del compagno in virtù delle 10 posizioni di penalità inflitte a Leclerc per il cambio della power Unit Ferrari.

Lewis Hamilton partirà appena dietro a Verstappen e Vettel, ma è consapevole di aver dato il massimo quest'oggi: "È stata una sessione di qualifiche impegnativa. Sapevamo che sarebbe stata molto serrata, ma alla fine non abbiamo avuto il ritmo per essere in pole. La FP3 è stata davvero buona per noi, ma una volta arrivati in qualifica sia la Ferrari che la Red Bull avevano un grande ritmo e perdavamo molto in rettilineo. Continuavo a rosicchiare gap e penso che l'ultimo giro sia stato il migliore possibile per noi, penso che non ci sia rimasto nulla in macchina".

The Hammer è tranquillo e pronto anche in ottica gara: "Sono contento di essermi inserito tra i primi tre, il che mi pone in una buona posizione per lottare per la vittoria. Venerdì il nostro ritmo nei long run sembrava buono, è stato uno dei i nostri punti di forza per tutto l'anno. Domani sarà davvero difficile per tutti, con temperature della pista potenzialmente alte fino a 50 gradi che non abbiamo visto per tutto il fine settimana. Sono consapevole del mio set-up, quindi spero che funzioni bene domani".


Valtteri Bottas, come detto, partirà dalla seconda fila al fianco del campione del mondo e suo compagno di scuderia, anche se alla bandiera a scacchi del Q3 era quinto in classifica: "Ero abbastanza vicino, come sempre qui in Brasile, ma oggi mancava qualcosa. Ho avuto una FP3 difficile ed ero un po' indietro, ma mi stavo avvicinando sempre più in qualifica. Tuttavia, in Q3, mi sono sentito come se non potessi ottenere molto di più dall'auto. I miei giri in Q3 in realtà erano abbastanza buoni, forse erano rimasti alcuni centesimi da estrarre dall'auto, ma non abbastanza per sfidare la pole oggi. Partiremo dalla seconda fila, quindi sarà interessante vedere cosa potrò fare da lì. Abbiamo una buona macchina per la gara, ma la Red Bull è sembrata molto forte anche nei long run, quindi sono sicuro che lo sarà una gara entusiasmante domani. Tutto è ancora da giocare, quindi non vediamo l'ora di una bella battaglia".