14 ottobre 2019

NELL'HARAKIRI FERRARI LA CERTIFICAZIONE DEL DOMINIO MERCEDES

A Suzuka il simbolo degli ultimi sei anni in Formula 1: la Rossa che per vari motivi (da favorita) non vince, le solide Frecce d'Argento che ne approfittano e festeggiano meritatamente 

© F1 Official Facebook Page
Altro giro altro trionfo Mercedes. A Suzuka, passato il tifone Hagibis, sembrava abbattersi il tifone rosso, con la prima fila Ferrari che mancava dal 2006. Invece nel giro di 4 ore scarse dal sogno all'amaro risveglio, quello delle 7.12 in Italia: la partenza sbagliata di Vettel, Leclerc tratto in inganno dal compagno di squadra, Bottas che li passa all'esterno a doppia velocità, il monegasco che in curva 2 sperona Verstappen danneggiando l'ala anteriore e compromettendo la sua gara.
Nei primi 15 secondi di gara c'è in un certo senso il riassunto del dominio Mercedes di questi sei anni. Ma attenzione a delegittimare i successi della casa anglo-tedesca, con base a Stoccarda ma che lavora alla F1 a Brackley, in Inghilterra.

La celebrazione degli infallibili uomini in grigio

Nella gara di ieri è stata scritta una pagina di storia: con il titolo costruttori matematicamente conquistato e la certezza che il titolo piloti è diventato affare esclusivo di Hamilton e Bottas, Le Frecce d'Argento hanno archiviato sei doppi titoli iridati consecutivi: è la più lunga striscia vincente, battuta anche la Ferrari di Schumacher, Barrichello, Brawn, Todt e Luca Cordero Di Montezemolo, che dal 1999 al 2004 si fermò a "solo" 6 titoli costruttori e 5 titoli piloti di fila.
I motivi di questa striscia sono molteplici, ma alcuni sono proprio riassumibili nella gara del Giappone. Una Mercedes che nei primi anni era distruttiva in qualifica, nel corso dell'ultimo periodo ha dimostrato di fare un passo decisivo in avanti sul ritmo in gara. Se negli anni della lotta esclusivamente intestina per il mondiale tra Hamilton e Rosberg la power unit era troppo potente per la concorrenza, quando dal 2018 la Ferrari si è avvicinata in questo fattore, l'aerodinamica e la gestione delle gomme hanno fatto la differenza. Un vero e proprio dominio nell'epoca del turbo-ibrido, inaugurata nel 2014 e che ha visto solo trionfi in grigio.

Tutti i numeri del dominio Mercedes

ANNOVITTORIEPOLE POSITIONGIRI VELOCI
2014161812
2015161813
201619209
201712159
2018111210
2019*1287
Totale (117 GP)869160

Ma la sensazione che rimane aldilà dei numeri imponenti è la capacità del Team a tre punte di mantenere la calma (salvo rarissime eccezioni), di fare le scelte strategiche al meglio e avere un'affidabilità estrema da parte di tutti i componenti tecnici. In questo, oltre ai meriti evidenti di Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Valtteri Bottas in pista, è fondamentale rimarcare il lavoro dietro le quinte e al muretto del Team Principal, Toto Wolff, e del direttore tecnico, James Allison. Da non dimenticare infine il ruolo di consulente fatto da Niki Lauda, a cui Wolff ha dedicato la vittoria di ieri.


I rimpianti Ferrari

E proprio negli ultimi punti di forza descritti che si possono insinuare i rimpianti della Ferrari, maggiore competitor della Mercedes in questi anni. Perché se la superiorità tecnica è stata per larghi tratti schiacciante (come dal 2014 al 2016), nei momenti in cui c'è stato più equilibrio a livello prestazionale la differenza è stata fatta dagli uomini, al volante della vettura e nel "tavolino" delle strategie. È superfluo ricordare gli errori di questi anni, basta dare un'occhiata alla gara di ieri, con Vettel che nell'ultimo anno e mezzo è stato autore di errori pesanti e Charles Leclerc che, al suo primo anno di Ferrari, ha fatto vedere un talento fuori dal comune ma che ha ancora margini di miglioramento.
Completano il quadro gli errori di strategia (le qualifiche di Monaco sono l'esempio più emblematico in questo senso) ed una leadership che, complice l'improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne, stenta a formarsi.


Dall'anno prossimo, ma soprattutto dal 2021 - anno di profondi cambiamenti a livello tecnico - la missione è chiara: compattarsi come squadra e prepararsi meticolosamente, in fabbrica come in pista. Sono aspetti che esistono da sempre in Formula 1, ma la Mercedes in quest'ultimo periodo storico ha alzato notevolmente l'asticella.


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