Tanto tuonò che Sebastian Vettel andò via. Alla fine di
questa stagione (ancora ferma ai nastri di partenza causa Coronavirus), il tedesco lascerà la Ferrari, dopo 6 stagioni
intense tra trionfi, errori, team radio e polemiche. Questo il resoconto
attuale dell'esperienza del quattro volte campione del mondo a bordo della
Rossa.
Stagioni | 5 |
Gare | 101 |
Vittorie | 14 |
Pole position | 12 |
Podi | 54 |
Giri più veloci | 12 |
Punti | 1369 |
I freddi numeri raccontano molto, ma non tutto e di sicuro non le
motivazioni di un addio che fa male, nonostante le ultime difficoltà. Per
questo è opportuno andare per gradi.
I punti più alti di Sebastian Vettel in Ferrari
Il debutto ufficiale è datato primo febbraio 2015, quando
scende in pista per la prima volta con la SF15-T sul circuito di Jerez de la
Frontera. Al secondo GP, a Sepang, Seb trionfa ed arriva il
primo team radio che fa innamorare i tifosi in rosso: "Grazie
ragazzi, forza Ferrari". L'anno di esordio è uno dei migliori
per un neoferrarista, con 3 vittorie (Malesia, Ungheria e Singapore) e 13 podi.
L'anno dopo, la vettura più lenta degli ultimi anni portano al tedesco 7
podi e nessuna vittoria, con una Mercedes che ha monopolizzato il campionato.
Nel 2017 un'ottima stagione nella prima parte, con le vittorie in Australia,
Bahrein, Monaco (dopo un digiuno della Rossa che durava da 16 anni) e Ungheria,
prima che il crash con Raikkonen e Verstappen a Singapore
compromise la corsa al titolo. Il 2018 è stato l'anno spartiacque
con le vittorie più belle: Australia, Bahrein, Canada (dopo 14 anni) ma in
particolare il trionfo di Silverstone, con il "A casa
loro" esclamato in team radio che faceva sognare i tifosi con una
macchina da titolo. Ultima vittoria, la numero 14 e unico urrà del 2019, ancora
a Singapore, suo autentico feudo (5 vittorie in carriera).
Gli errori dell'ultimo anno e mezzo: una fiducia smarrita
Come detto, proprio quel 2018 fu spartiacque della storia in rosso di
Sebastian Vettel. Il punto chiave è rappresentato dal Gran Premio di
Germania, il 22 luglio: un Seb in forma e in testa alla gara, durante
uno scroscio di pioggia perde il controllo della vettura e finisce nelle
barriere di protezione. Ritiro sanguinosissimo e inizio della discesa, con altri
6 errori pesanti in poco più di un anno. Quella stagione finì con i
testacoda a Monza, Suzuka e Austin. La successiva, i testacoda in Bahrein e
ancora una volta a Monza, con il tamponamento di Max Verstappen a Silverstone.
Seb perde l'opportunità di giocarsi fino in fondo il mondiale 2018 e nel 2019
arriverà quinto nel mondiale, con una fiducia nei propri mezzi smarrita
anche per l'arrivo a Maranello di Charles Leclerc.
L'esplosione di Leclerc, la sfortuna e il non sentirsi più prima guida
Il monegasco, prodotto della Ferrari Driver Academy e arrivato dopo una
prima stagione di F1 positiva a bordo dell'Alfa Romeo Sauber, aveva già fatto
intravedere un grande talento. Ma la stagione 2019 lasciava presagire un'annata
in cui il giovane rampante (10 anni in meno di Seb) doveva fare
esperienza, col tedesco come prima guida a caccia del titolo iridato.
Invece già il secondo GP dell'anno, in Bahrein, ha messo in discussione
le gerarchie di Maranello. Charles in pole position, che in gara
supera il compagno di squadra contro gli ordini di scuderia e non vince solo
per colpa di un problema tecnico, mentre Seb finisce in testacoda in un duello
con Hamilton. L'inizio di piccole tensioni tra due campioni,
uno del presente in perdita di fiducia (con la sconfitta "a tavolino"
del Canada che fa ancora male), l'altro del futuro in rapida ascesa.
Vettel che si traveste in gregario per far vincere Leclerc in Belgio, la
polemica di Seb nelle qualifiche di Monza, in cui accusa il
compagno di squadra di non aver restituito la scia nel giro lanciato, frizioni
a Singapore, Russia e Giappone fino all'inevitabile e clamoroso
incidente di Interlagos. La goccia che ha fatto traboccare il vaso tra
i due, con Binotto costretto a dover gestire una situazione controversa.
Questione di soldi, di contratti e di Covid per la decisione di separarsi
Situazione controversa che in quest'ultimo periodo si è trasformata in una trattativa
complicata. Vettel nel 2020 in scadenza di contratto mentre Leclerc
forte di un legame con la Rossa subito prolungato fino al 2024. Il futuro
in rosso tutto dalla parte di Charles che nel primo anno di Ferrari ha
fatto capire una stoffa non normale, mettendo subito sotto pressione il
compagno di scuderia.
Il periodo discendente a livello di prestazioni, unito ad un legame
con la squadra non saldo come all'inizio: una perdita di forza
contrattuale, con uno stipendio di circa 40 milioni dollari non più
replicabile. Sebastian ha precisato che non è stata una questione di soldi,
infatti probabilmente il nodo attorno al quale la trattativa non ha portato
alla fumata bianca è stata la durata del prolungamento.
Secondo le ricostruzioni, Ferrari offriva un annuale con opzione per il 2022
(anno del cambio di regolamento), mentre Vettel chiedeva almeno un biennale.
Indecisioni che in tempo di lockdown causa Coronavirus si sono
acuite. In una stagione che, se non dovessero esserci ulteriori intoppi,
partirebbe i primi di luglio, piloti e scuderie sono costretti a fare
valutazioni "al buio", senza riscontri in pista, per poter
capire l'efficienza delle vetture e la validità dei progetti. Scogli che si
sono rivelati insuperabili: l'addio comunicato ieri per la fine del 2020.
Una storia (ed un investimento) finiti male, ancora una volta
Terminerà così l'esperienza di Seb alla fine di una stagione monca, con
mille incertezze ma con lo scetticismo attorno alla possibilità di conquistare
il mondiale all'ultimo tentativo. Una storia anche d'amore, con un pilota tedesco
ma molto mediterraneo in alcuni atteggiamenti, che da subito si è
legato alla squadra, diventando oltre che lavoratore un vero e proprio
tifoso della Rossa. Anche per questo il suo addio fa ancora più male,
oltre ad un investimento che evidentemente non è andato a buon fine.
Dopo cinque anni di Fernando Alonso, cinque (più uno) di Sebastian Vettel: due
cicli di pluricampioni del mondo portati a Maranello per vincere ma che, per
diversi motivi, non ci sono riusciti. Il tassametro corre:
l'ultimo titolo piloti (Raikkonen) è datato 2007, l'ultimo titolo costruttori
2008. Al sostituto di Vettel (sia esso Sainz o Ricciardo, i nomi più caldi al
momento) ma soprattutto a Charles Leclerc il compito di riportare l'iride in
rosso.