01 aprile 2020

CORONAVIRUS DOPO LA TERZA SETTIMANA DI LOCKDOWN: DATI, ELABORAZIONI E GRAFICI

Nel mare magnum di analisi, previsioni e parabole del COVID-19, provo a mostrare delle tendenze suggerite dai dati quotidiani emanati dalla Protezione Civile.

I dati sono quelli ufficiali e i grafici sono fatti da chi scrive, con un uso di Excel certamente migliorabile ma con rigore nell'analisi di ciò che finora emerge dalle conferenze stampa della Protezione Civile. Sono stato spinto dalla quarantena e dalla curiosità di analizzare i numeri che emergono quotidianamente, senza alcuna presunzione scientifico-sanitaria. Nel corso di questo "report", per restringere il campo di un discorso che potrebbe essere sconfinato, volutamente non ho voluto toccare argomenti che sono di dibattito pubblico come la letalità tra le fasce più anziane (e i focolai che possono esplodere nelle case di riposo) e le stime che circolano che indicano un numero molto nel numero di contagiati.

La curva dei contagi rallenta: picco imminente o superato?

Era la sera di lunedì 9 marzo, quando il Presidente del Consiglio Conte annunciava il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) "Io resto a casa", che prevedeva il divieto di "ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico". Dopo le prime tre settimane del cosiddetto lockdown, con le forme di distanziamento sociale che, va detto, non includevano il blocco alle attività lavorative non essenziali, entrato in vigore lunedì 23 ("Misure urgenti di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale", DPCM del 22 marzo), è effettivamente rallentato il numero (quantomeno ufficiale) dei contagi, sia nel conteggio degli attualmente positivi, che in quello dei casi totali (positivi + morti + guariti).

Dato cumulativo attualmente positivi

Crescita giornaliera attualmente positivi

Dato cumulativo casi totali 


Delta giornaliero Casi totali

Al netto dei dati assoluti e quotidiani, il rallentamento è visibile soprattutto analizzando la crescita in termini percentuali.

Aumento in percentuale dei casi totali

Negli ultimi giorni inoltre, si parla spesso della stretta relazione con i tamponi, che potrebbe alterare i dati in base all'aumento o alla diminuzione dei test effettuati quotidianamente. In questo senso, sebbene ci sia stato un leggero rallentamento nel corso del weekend, il numero dei tamponi è aumentato nel corso dell'ultima settimana.

Relazione tamponi-casi 

Crescita percentuale di numeri di tamponi e casi accertati
A testimonianza del dato sui tamponi in miglioramento durante la terza settimana di lockdown, anche il rapporto tra tamponi somministrati e casi di COVID-19 (qui intesa come indice di positività) evidenzia un'inversione di tendenza: qui il picco (a livello nazionale ma anche dalla Lombardia, traino dei dati nazionali) è stato toccato il 24 marzo.

Indice di positività tamponi/casi in Italia, Lombardia, Veneto e Abruzzo

L'ultimo dato sul numero di contagiati si concentra sulla crescita in termini percentuali a livello territoriale. Si possono notare due cose: la prima è che, come prevedibile e auspicato, la crescita sia rallentata più al nord (focolaio iniziale della malattia) che nelle regioni del centro-sud, le quali superano la doppia cifra di crescita media giornaliera nella terza settimana. La seconda evidenza mostra però come nel sud il contagio cresca comunque ad un ritmo controllato che, se confermato, darà modo alle strutture sanitarie del meridione di attrezzarsi per tempo e di ricevere uno stress meno accentuato rispetto alla situazione lombarda in particolare. In questo senso, saranno fondamentali (come lo sono già adesso) i rifornimenti dei cosiddetti DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) come mascherine e guanti. 

Crescita contagiati regionale per settimana


Andamento dei morti: curva in ritardo rispetto ai contagiati

Passando al dato più doloroso dell'infezione, occorre analizzare l'andamento dei decessi. Com'è possibile vedere qui sotto, la curva non ha preso ancora una curva tendente all'appiattimento, seppur distante da una crescita esponenziale: la crescita continua ad essere piuttosto lineare. Dopo il peggior dato giornaliero (793) toccato il 21 marzo, nella terza settimana di quarantena questo poco invidiabile record è stato ritoccato tre volte (919, il 27 marzo, 889 il giorno successivo e 812 il 30 marzo): a differenza quindi della curva dei contagiati, la quale ha probabilmente toccato il picco nei giorni scorsi, quella dei decessi si presume che sia ora nel suo momento peggiore.

Dato cumulativo dei decessi
Andamento quotidiano decessi 

Aumento in percentuale decessi
Questo è spiegabile dal fatto che se il periodo di incubazione della malattia (il periodo che intercorre tra l'esposizione al virus e il manifestarsi dei sintomi) va dai ai 7 ai 14 giorni, vanno aggiunti altri 10 giorni circa nel caso di un decorso nefasto della stessa. È quindi concreta l'ipotesi che la curva dei decessi abbia un ritardo di 7-10 giorni rispetto a quella dei contagiati.

Tuttavia il dato cumulativo, ossia più di 11mila morti, è il peggiore al mondo in questo momento. Come più volte ripetuto dagli organi d'informazione, il tasso di letalità in Italia è il più alto (al 30 marzo il 11,4%, in lenta ma costante ascesa) ma le motivazioni sono molteplici, come il conteggio di morto sia "per Coronavirus" che "con il Coronavirus", ossia viene considerato deceduto il paziente che aveva una o più patologie pregresse. Una di tante, ma non è questa la sede. Qui ci limitiamo ad evidenziare come, considerando anche  la letalità, si può evincere l'ascesa dei morti che non accenna a rallentare in maniera sensibile. Quelli che seguiranno sono tre grafici che dividono la letalità per le regioni del Nord, Centro e Sud, con il riferimento alla media nazionale (linea blu più spessa). Si possono notare due cose: la prima è come il dato nazionale sia in costante aumento (dal 7,7% del 16 marzo all'11,4% dopo due settimane) e la seconda è che, con l'andare verso Sud, oltre alla diminuzione di contagi, si abbassa anche la letalità.

Mortalità per regione in confronto alla media nazionale
Una corsa a tratti parallela con quella dei morti è quella dei guariti la cui curva, negli ultimi 10 giorni, testimonia un andamento similare, con un "vantaggio" che si aggira sulle tremila unità, per un rapporto guariti/morti che si attesta sull'1,27 (circa 5 guariti ogni 4 morti).
  
Andamento cumulativi guariti 
 
Andamento giornaliero guariti 

Andamento guariti/morti

Terapie intensive: curva quasi del tutto appiattita, ma sistema sanitario ancora troppo sotto stress in Lombardia

Altra fotografia della situazione e della tendenza della terza settimana di lockdown è il dato sulla terapia intensiva, che mostra una curva quasi appiattita: se nella prima settimana l'aumento medio giornaliero è stato del 14%, nella seconda l'aumento si è attestato all'8% giornaliero e nella terza settimana solo del 3%. Nel grafico sottostante è stato inserito il dato della Lombardia, centro dello stress a livello sanitario. Nel corso delle settimane si vede la distribuzione dei posti in terapia intensiva fuori dalla Lombardia (dal 60% del 9 marzo al 33% di fine mese). Il dato non può essere assoluto in quanto, per sovraccaricare il meno possibile gli ospedali lombardi (in attesa dei posti costruiti alla Fiera di Rho), ci sono stati circa 60 trasferimenti di pazienti di terapia intensiva verso ospedali del sud e verso la Germania. Non è questa la sede per parlare nel dettaglio delle difficoltà del sistema sanitario lombardo e dei molteplici contagi tra il personale, ma risulta evidente come, nonostante i numeri siano di poco aumentati, al netto anche degli altri grafici l'emergenza non è affatto terminata.
Andamento cumulativo terapie intensive 

Aumento in percentuale delle terapie intensive utilizzate

Gli andamenti regionali nel complesso: oltre il traino della Lombardia, chi soffre di più? 

Com'è noto, il traino dei dati a livello nazionale è rappresentato dalla Lombardia, la cui situazione è la più critica dall'inizio del contagio quando dal 23 febbraio i primi 10 comuni del lodigiano furono isolati: solo all'interno della regione troviamo il 33% degli attualmente positivi (25.006 su 75.528), il 41% dei casi totali (42.161 su 101.739), il 58% dei morti (6.818 su 11.591) ed il 70% dei guariti (10.337 su 14.620) oltre al già citato 33% di posti occupati in terapia intensiva (1330 su 3981) ed il 16,7% di letalità (contro l'11,4 nazionale).

Grafico a torta sulla distribuzione dei contagiati in Italia (dalle ore 12 in senso orario secondo l'ordine della legenda)

Ampliando il discorso sulle altre realtà regionali, le situazioni peggiori sono presenti nelle zone limitrofe, come Emilia Romagna, Veneto e Piemonte (che insieme fanno quasi 31mila casi e 1700 morti al 30 marzo), in cui tuttavia non c'è ancora uno stress sulle strutture sanitarie elevato come in Lombardia (per fortuna). Sono da monitorare anche Marche e Liguria, che presentano un numero di casi non elevatissimo in senso assoluto, ma notevole relativamente ai tamponi effettuati.
MARCHE: 3684 casi su 10979 test (33,5 % di positività), 417 morti
LIGURIA: 3217 casi su 9677 test (33,2 % di positività), 397 morti

È interessante il dato (qui sotto riportato) che tiene conto del rapporto tra contagiati e abitanti di ogni singola regione. Il primo posto della Lombardia è "negato" solo dalla vicina Valle d'Aosta, i cui dati di concentrazione sono più facilmente raggiungibili visti i 125mila abitanti contro gli oltre 10 milioni di lombardi.

Anche tenendo conto di questo dato proporzionale si evince come le regioni del sud siano meno intaccate e, seppur la loro crescita sia leggermente maggiore rispetto al nord, al momento è sventata la paura di un contagio di massa che farebbe danni disastrosi con numeri simili se non superiori in Lombardia. Dopo tre settimane dalla prima ondata di "contromigrazione" verso le principali regioni meridionali, questa potrebbe essere un'ottima notizia (anche se il monitoraggio, anche a livello territoriale, deve rimanere molto alto).



Conclusioni

Al netto di questa moltitudine di grafici, dati e tabelle (spero di non aver annoiato e di essere stato chiaro), la situazione dopo tre settimane di lockdown fa intravede spiragli di miglioramento. È tuttavia presto per ipotizzare il "ritorno alla normalità", che molto probabilmente sarà graduale per fasce di lavoratori (siano essi autonomi o dipendenti), studenti e popolazione più anziana (la più colpita). Le misure di restrizione alla libertà di movimento stanno funzionando, ed è per questo che bisogna continuare in questa direzione. Il non rispettare le regole ed uscire di casa senza valido motivo, oltre che passibile di denuncia e, nel caso di un contagiato, reato perseguibile penalmente, è di fondamentale importanza in questo periodo, onde evitare la creazione di nuovi focolai per il Paese (ne sono la testimonianza diverse zone rosse, formate da gruppi di comuni, presenti da nord a sud).

Nessun commento:

Posta un commento